Facciano pure ma non parlino di modello tedesco
LIVORNO 1 giugno 2017 — In merito alla legge legge elettorale facciano come credono, se i capi dei maggiori partiti decidono in accordo, è ovvio e legittimo che vi siano le condizioni per trovare una sintesi. Piaccia o non piaccia. Deve essere chiaro però che sbandierare il sistema tedesco, quando si tratta in realtà di ben altro, non è corretto, tanto meno onesto. Oltretutto non avendo norme giuridiche teutoniche per la selezione della classe dirigente e per l’organizzazione democratica interna dei partiti che, in Germania, hanno vincoli rigidi e pesantissimi, non come in Italia, che sono paragonabili all’associazione bocciofili (art. 49 della Costituzione Italiana). La legge elettorale non è solo metodo, ma una serie di complessi riferimenti giuridici che ne compongono l’assetto, espressione di principi, valori e soprattutto dottrina politica. Ovviamente con i peones di turno, tipici del Belpaese, è difficile parlare di queste cose, costoro sono solo capaci a sciorinare frasi fatte che gli mettono in bocca. Nonostante è evidente che i cittadini vengano esautorati di qualsiasi capacità di scelta dei propri rappresentanti. Per intedersi, in Germania, le primarie all’italiana, sia online che quelle in strada nei gazebo, nonchè le liste preconfezionate dai capi partito, comprometterebbero l’esitenza del partito stesso con sanzioni pesantissime per i proprio dirigenti. Senza poi dimenticare questo passaggio fondamentale: Articolo 69 della “legge fondamentale della Repubblica federale di Germania” punto cardine della Costituzione tedesca, afferente la “sfiducia costruttiva” al cancelliere, ossia al capo del governo.
Luigi Coppola, segretario provinciale Udc Livorno