Dopo i fallimenti occorre un’ alternativa politica
PIOMBINO 25 novembre 2017 — La vicenda dello stabilimento ex Lucchini è arrivata al capolinea; al di là delle dichiarazioni di rito, sempre meno credibili, è evidente che non vi siano più le condizioni per tornare a produrre acciaio a Piombino. Questa è la realtà di cui si deve prendere atto. Stendiamo un velo pietoso su una classe dirigente che ha creduto imperterrita al progetto Cevital, nonostante vi fossero concrete e legittime perplessità, fin dall’inizio avanzate da più parti. L’amministrazione comunale si è spesa in prima persona con una variante urbanistica tutt’altro che sensata, dimostrando totale sudditanza a Cevital, proprio nel momento in cui la credibilità del gruppo stesso era oramai ridotta già da tempo ai minimi termini. Ora è logico domandarsi se sia opportuno fare riferimento ad un accordo di programma chiaramente superato e quindi privo di qualsiasi indirizzo di sviluppo concreto. Peraltro, da fonti autorevoli nell’ambito parlamentare e ministeriale, si vocifera che, nel caso vi fossero interessi da parte di un gruppo industriale siderurgico, il tutto sarebbe legato esclusivamente agli impianti di laminazione. A fronte di ciò, c’è da capire come muoversi in merito alle ampie aree demaniali, che potrebbero liberarsi con la risoluzione del contratto con Aferpi, sempre che eventuali contenziosi legali non complicassero ulteriormente la situazione. Si auspica che non vi sia l’impervia idea di concedere in toto ancora una volta ad un unico imprenditore, come in modo anacronistico e contro ogni logica economica e di sviluppo è accaduto con Cevital. In questo caso serve una vera pianificazione, non una ben poco edificante ed inutile variante, come è accaduto per la concessione di ulteriori aree al sito industriale, già in possesso di oltre 900 ettari, dei quali una buona parte ambientalmente devastata. A nostro avviso però, non sembra che in Comune ci siano le idee chiare, tanto meno in Regione, basti pensare alle cicliche strumentali dichiarazioni del governatore Rossi, che continua a sciorinare frasi fatte sulla produzione di acciaio a Piombino senza tener conto di ciò che sta accadendo. A questo punto serve un’idea concreta sul futuro di questo territorio, con una programmazione ed una pianificazione che veda i principali protagonisti, Comune, Regione e governo, capaci di sostenere insieme un percorso virtuoso e concreto. Il tempo degli annunci roboanti e delle firme in pompa magna non è più tollerabile, i cittadini non ne possono più di questi rituali tesi solo a prolungare i tempi ed a mascherare i fallimenti di un’intera classe dirigente. Vi è una città intera che non dipende più da tempo dalla fabbrica ed ha bisogno di una visione più ampia che apra il territorio a nuove opportunità per i tanti dispoccupati senza più sostegno sociale e per i tanti giovani che dovranno affacciarsi al mondo del lavoro. La monocultura industriale è finita, serve uno scatto verso la diversificazione, che deve avvenire attraverso un processo in cui la parte pubblica si occupi di infrastrutture, e là dove è possibile di risanamento ambientale, mentre il resto dovrà farlo il mercato, stimolato da nuovi percorsi urbanistici che dovranno rendere il territorio appetibile a potenziali investitori. Purtroppo, non sembra che la classe dirigente attuale ne sia consapevole, non essendo capace di fare tesoro dei tanti errori commessi. L’auspicio è che se ne vada a casa al più presto, liberando il territorio da un’egemonia che lo sta conducendo lentamente ad un inesorabile declino.
Luigi Coppola
Segretario provinciale UDC Livorno
Massimo Aurioso
Coordinatore UDC Piombino-Val di Cornia