Rebrab progetta la ferrovia più lunga al mondo
PIOMBINO 20 marzo 2017 – Questa volta monsieur Rebrab ha superato se stesso. Il suo ottimo amico Arnaud Montebourg, già ministro dell’economia del governo Valls, lo ha più volte giudicato un visionario. Il professor Taieb Hafsi, ha intitolato così la biografia che gli ha dedicato: Pensare in grande, iniziare dal piccolo e andare veloce. Proprio in questi giorni il patron non ha smentito né l’uno né altro. Riguardo all’idea che ha annunciato, con tanto di video su ObservAlgerie, caso mai qualche dubbio resta sull’evidenza di “partire dal piccolo e sull’andare veloce”. Ma la “visione” e l’avvio in quarta ci sono tutti. Issad Rebrab – sono parole sue – vuol costruire una linea ferroviaria su due tronconi, uno da nord a sud e uno da est a ovest attraverso tutta l’Africa. Più esattamente un collegamento dal Mediterraneo a Città del Capo e dalla Somalia al Senegal. Più o meno 18–19mila chilometri di binari attraverso pianure e massicci montuosi, deserti e zone paludose. Una ventina di paesi da attraversare, con caratteristiche economiche e sociali diverse, con rapporti che spesso sono tutt’altro che idilliaci.
Mai l’uomo, nella sua storia millenaria, ha realizzato una infrastruttura viaria di queste dimensioni. Siamo ad oltre il doppio della lunghezza della Transiberiana da Mosca a Vladivostok (9mila chilometri), tuttora la ferrovia più lunga del mondo, che, annunciata in pompa magna all’Esposizione universale di Parigi del 1900, venne realizzata in 16 anni. In cuor suo Rebrab penserebbe addirittura di far prima.
L’intervista a ObservAlgerie è stato solo un piccolo antipasto rispetto alla presentazione del progetto che il fondatore di Cevital ha annunciato per il suo intervento all’Africa geo forum che si sta tenendo a Ginevra, il maggior meeting di capitani di industria e di gruppi industriali (un migliaio) che operano nel Continente.
Nella convinzione che l’Africa abbia ormai irrinunciabile bisogno di infrastrutture, l’idea di Rebrab è quella di dar vita ad uno strumento indispensabile per lo sviluppo del continente al fine di “valorizzare le proprie ricchezze: miniere, agricoltura e domani industria”. I costi che il patron ha annunciato vanno dall’indicazione di un investimento iniziale di 15 miliardi di euro alla convinzione di poter limitare ad un milione le spese per realizzare un chilometro della rete ferroviaria nei tratti meno impegnativi.
Non si può dire in assoluto che il progetto del patron sia originale. Altri, comprendendo le immense potenzialità del Continente, hanno pensato a sviluppare una rete per collegare i punti strategici dell’Africa. Lo fecero i coloni, inglesi e francesi, a cui si devono le prime linee ferroviarie in paesi egemonizzati dalle potenze europee. E più recentemente lo hanno fatto i nuovi arrivati, i manager della Repubblica popolare cinese, che ha stanziato 30 miliardi di dollari, quindi molto più delle previsioni di Rebrab, per una linea ferroviaria da Città del Capo al Cairo. Un progetto che si prevede di realizzare anche ammodernando le vecchie tratte coloniali.
Dal quadro che si va delineando appare evidente come i tempi siano maturi per sviluppare in Africa un quarto polo economico mondiale. Una gara senza esclusione di colpi alla quale Rebrab non è tipo da voler rimanere estraneo. Nella circostanza la strategia del ricco magnate algerino pare risentire dei vecchi e profondi insegnamenti familiari fin dai tempi della lotta d’indipendenza dalla Francia. Il berbero Iassad Rebrab, 73 anni il prossimo 27 maggio, è animato dagli antichi sentimenti e chiaramente rivendica un ruolo per gli africani che in Africa hanno la loro terra. Uomo di commerci internazionali, concepiti anche oltre la logica della globalità, egli quasi considera estranea la presenza delle multinazionali delle quali avverte le enormi potenzialità. Da qui l’appello che il patron ha lanciato anche a Ginevra all’eterogeneo mondo della geopolitica africana: “Il est important que les pays africains défendent leurs industries naissantes. Il faut absolument que les entreprises africaines deviennent des championnes, et c’est possible”.
Quindi nel momento in cui scocca l’ora dell’affermazione del polo economico africano, Rebrab arriva a lanciare l’utopia della ferrovia a croce per migliaia e migliaia di chilometri che sicuramente egli non vedrà mai, ma che nella sua visione da novello Giulio Verne considera possibile e più ancora indispensabile per lo sviluppo delle popolazioni del Continente.
È chiaramente riduttivo trovare un ruolo della siderurgia piombinese in un contesto dove pure si pensa a chilometri e chilometri di rotaie. Se qualche sognatore vedesse nella nuova idea di Rebrab un’occasione di rilancio per Piombino, si arrenda subito all’evidenza ed alla logica. Semmai i binari invaderanno l’Africa, l’invasione potrà concretizzarsi in tempi in cui Piombino a stento ricorderà di aver avuto un grande stabilimento siderurgico. Conviene, per quella minima speranza che resta, pensare in piccolo e confidare che il prossimo lunedì 27 al nostro Ministero delle risorse economiche qualcosa di positivo accada. Semmai una riunione il 27 ci possa essere e ci possa essere con Rebrab che — non è male ricordarlo — proprio in quel giorno ha anche un appuntamento al centro congressi di Algeri dove si terrà un nuovo meeting denominato Forum de l’industrie algérienne, riservato ai maggiori industriali del paese nord africano e con la sponsorizzazione, tra gli altri, proprio di Cevital.