Non resta che attendere i nuovi soci di Rimateria
PIOMBINO 5 febbraio 2017 - Non un altro forum ad un anno di distanza dal primo che la nostra redazione ebbe con il presidente di Rimateria spa Valerio Caramassi, ma una sorta di bilancio-verifica rispetto a quanto venne annunciato come realizzabile a febbraio 2016. Secondo Caramassi solo uno degli impegni assunti dodici mesi fa e con scadenza 31 dicembre 2016, è rimasto da evadere. Si tratta della definizione dell’assetto societario di Rimateria con la vendita di azioni per l’ingresso di due nuovi soci pubblici o privati.
Rifiuti urbani
L’abbandono della raccolta dei rifiuti urbani, indicato come uno dei primi impegni, è avvenuto il primo novembre 2016 con il passaggio del ramo di azienda a Sei Toscana. Nel 2016 abbiamo svolto solo funzioni di “trasferenza”. Ovvero di scaricare nei capannoni di Rimateria i rifiuti urbani della Val di Cornia in attesa del trasferimento o alla discarica di Cannicci o all’impianto di compostaggio e produzione di combustile da rifiuto delle Strillaie. Anche per il 2017 Sei Toscana ha chiesto ed ottenuto di esercitare funzioni di “trasferenza”. L’azienda, dal canto proprio, ha comunque insistito perché Sei si trovi una nuova area di trasferenza per non dover ricevere un’ulteriore richiesta per il 2018.
A precisa domanda di Stile Libero Caramassi ha puntualizzato che in questa attività non viene utilizzato l’impianto per il Cdr (combustibile ottenuto dai rifiuti). “L’impianto – ha detto il presidente — è fermo. Abbiamo una lettera di manifestazione di interesse che sarà valutata al momento delle definizione della nuova compagine societaria. Questa struttura è nata con i piani regionale e provinciale dei rifiuti urbani del 2000 che prevedevano una terza linea di incenerimento a Livorno e la realizzazione di due impianti per la produzione di combustile da rifiuti a Rosignano e Piombino. Da noi si doveva trattare la frazione secca dei rifiuti dell’Elba e della Val di Cornia per trasferirla poi all’incenerimento a Livorno dove però la terza linea, il cui costo di progettazione ha raggiunto i due milioni di euro, non è mai nata così come non è stato realizzato l’impianto di Rosignano. Ragion per cui l’impianto di Piombino non è potuto partire. Per una sua eventuale produzione si sarebbero infatti spesi 30 euro alla tonnellata per un materiale comunque destinato a finire in discarica. Fino al punto che nel 2015, la parte oggettivamente danneggiata per la mancata realizzazione delle opere previste nei piani, Piombino si è visto addirittura chiedere il rimborso dei finanziamenti ottenuti per un impianto mai funzionante”.
La nuova società
Riguardo agli impegni assunti un anno fa sul percorso della costituzione degli assetti finali della nuova società Rimateria, Caramassi ha riferito questi dati temporali:
◙ Asiu per quanto riguarda i rifiuti urbani, è passata a Sei dall’1 novembre 2015;
◙ Asiu è passata a Rimateria dall’1 settembre 2016 conferendogli gli asset impiantistici ed il personale non trasferito a Sei.
◙ Asiu è in liquidazione dall’1 gennaio2016;
◙ Il 25 luglio 2016 Rimateria ha avuto le autorizzazioni necessarie per portare avanti la Variante 4 di cui ampiamente si è parlato nel forum di febbraio 2016 .
La motivazione della mancata definizioni degli assetti di societari di Rimateria, entro il 31 dicembre 2016, secondo Caramassi, è da ricercarsi in una serie di proroghe che, per ogni passaggio, per l’ingresso di due nuovi soci, sono state richieste e concesse. “Per esempio — ha puntualizzato il presidente — appena pubblicato il bando, il 29 agosto, per ricevere le manifestazioni di interesse abbiamo dovuto sottostare ad una proroga di 21 giorni che poi, nei fatti, si è tramutata in un mese di ritardo”.
Sull’iter della procedura per individuare i nuovi soci Caramassi si è così espresso: “L’iter per giungere alla cessione del 60 per cento delle quote a due soggetti pubblici o privati – è bene tornare a specificarlo non essendo necessariamente nostra intenzione privatizzare la società ma piuttosto garantirle apporti di esperienza, know out e consistenza economica – ha attraversato tutti i passaggi previsti in questi casi. Ovvero, raccolte le manifestazioni di interesse, quindi la valutazione della documentazione prodotta, poi il sopralluogo tecnico e la virtual data room con la raccolta di specifiche tecniche. Infine gli incontri bilaterali che abbiamo già tenuto e, per concludere, l’inoltro da parte nostra di lettere di invito con la richiesta dell’offerta economica. Contiamo di concludere la gara e formalizzare l’arrivo dei due nuovi soci entro il prossimo marzo. Ci conforta il fatto che la stessa presenza di 16 manifestazioni di interesse, peraltro assai qualificate, gratifica il nostro piano e ne fa un documento evidentemente interessante nel contesto industriale del riciclo e dello smaltimento in condizioni di sicurezza. Come è noto noi cerchiamo apporti che rechino esperienza sul piano delle infrastrutture, della gestione e del ciclo dei rifiuti speciali garantendo da un lato solidità economica e dall’altro know out ed efficienza. Nella scelta siamo purtroppo esclusivamente vincolati dal criterio della migliore offerta economica che speriamo, nella circostanza, si leghi anche al concetto della qualità come non sempre avviene. Portata a termine l’operazione con l’ingresso dei nuovi soci (pensiamo di concludere entro marzo 2017) potremo dire che verranno ad essere sviluppati operativamente sia il risanamento economico che quello ambientale relativo a tutte le aree a discarica. In questo quadro è prevista la ripartenza della piattaforma ex Tap per un investimento di un milione e 200mila euro e la assunzione di circa dieci nuovi dipendenti. Per la cronaca abbiamo chiuso il 2015 in attivo e così sarà per il 2016, due risultati che ci stanno permettendo di normalizzare i rapporti anche con gli istituti di credito”.
Il rapporto con la vicenda Lucchini-Aferpi
Alla domanda circa il rapporto del piano Rimateria con la vicenda Lucchini-Aferpi-nuovo porto, il presidente ha così puntualizzato: “Vorrei sottolineare ciò che ebbi ad affermare anche nello scorso forum. Ovvero che qualsiasi scenario sia ipotizzabile negli ottocento ettari dell’area siderurgica il nostro piano resterà valido se non altro perché un programma di bonifica è assolutamente propedeutico ad ogni intervento e ad ogni insediamento.
Se direttamente il dibattito sulla vertenza Aferpi, sulle infrastrutture e sui progetti per il porto, esula dalla nostre competenze, osservo tuttavia che su di noi continua ad agire un decreto ministeriale d’urgenza, emesso a maggio 2014 su richiesta di Asiu per il risanamento dell’area inquinata LI53, al fine di realizzare, da parte della stessa Asiu, una discarica controllata (al posto dei “cumuli stoccati in modo incontrollato”) a servizio dell’area industriale. Vorrei solo osservare come, a nostro giudizio, l’area LI53 e quella cosiddetta “32 ettari” dovessero essere inserite nell’accordo di programma del 2014. Di fatto così non è stato e quindi ci siamo trovati a dare seguito al decreto governativo di cui parlavo. Al riguardo ci siamo mossi nei confronti del proprietario delle due aree (LI53 e “32 ettari”, entrambe da bonificare), ovvero il Demanio e siamo riusciti, dopo una lunga serie di incontri ed un bando di gara, ad ottenere la concessione dell’area su cui si pensa di intervenire proprio in forza del decreto di urgenza emesso a suo tempo dal ministero mantenendo, a rimozione dei cumuli avvenuta e a bonifiche e messa in sicurezza realizzate, la destinazione di discarica industriale. Prevediamo di realizzare il primo modulo della LI53 a far data dal 2020.
Leggo sempre con attenzione il vostro giornale, ma questa volta sono rimasto sorpreso per la mancanza di analisi e di domande riguardanti la reale situazione di Rimateria. Molto diversa, più complicata, problematica, aperta a scenari negativi e difforme da come appare dai vostri due ultimi articoli.