Galeotto fu quell’atto di indirizzo territoriale
PIOMBINO 6 maggio 2016 — Galeotto fu quell’ atto di indirizzo sul governo del territorio, ma non nel senso dantesco di messaggero d’amore quanto piuttosto nel vero senso di gaglioffo, perché prima portò alla cacciata dalla Giunta di Piombino dell’assessore Martina Pietrelli, che ne portava la responsabilità politica, e poi, oggi, a far fare una pessima figura contemporaneamente al sindaco ed al nuovo assessore all’urbanistica Carla Maestrini nonché a privare il governo del territorio di uno strumento decisivo.
La sua importanza, infatti, non può non essere riconosciuta ed in realtà lo è. Basta ricordare che lo stesso nuovo assessore lo individuò subito come strumento per attuare “il nuovo modello di sviluppo”. Quel nuovo modello di sviluppo che recentemente ha tratteggiato con grande enfasi: “…Ma al tempo stesso da questo territorio è emersa la necessità di rileggere il proprio sviluppo economico e occupazionale alla luce dei cambiamenti del nostro tempo e delle necessità di tutela ambientale in un dialogo costante fra le diverse vocazioni di chi può contare su un tessuto di piccole e medie imprese, sulle potenzialità turistiche ancora da valorizzare e su un patrimonio storico-archeologico di pregio…”.
Sappiamo tutti la grande responsabilità che i Comuni hanno per decidere sull’assetto del proprio territorio. È una responsabilità primaria alla quale non si può sfuggire e dunque, sì, quell’atto di indirizzo poteva essere uno strumento opportuno e importante.
Ma in realtà ad oggi non esiste ed una discussione pubblica su di esso non è nemmeno partita. Tutto il contrario delle dichiarazioni e degli attestati di fede.
Era il 12 dicembre 2015 ed il sindaco Giuiliani affermava perentoriamente: “…Sia chiaro, questo atto di indirizzo è importante per Piombino ed è condiviso da me e dagli assessori. C’è solo bisogno di approfondirlo un po’ e di discuterne per qualche altro giorno…”.
Già il 15 dicembre il tono cambiava un poco e si manifestava “..un problema di condivisione di alcuni contenuti dell’atto di indirizzo, atto che ha bisogno di essere ulteriormente affinato sia negli obiettivi che dal punto di vista tecnico… “.
Il 24 dicembre l’impegno era comunque preso : «… Lo ripresenteremo. Sarà un atto che andrà un po’ di più negli aspetti tecnici. Se posso fare un appunto a quello non approvato, è che era un po’ troppo politico. Quindi, anche se di fatto abbiamo perso un mese, quello che sarà approvato sarà più completo e ci farà recuperare tempo…».
Il 9 gennaio 2016 il nuovo assessore all’urbanistica Carla Maestrini dichiarava esplicitamente “…di voler affrontare sin da subito alcune questioni cruciali per il territorio, di breve e di più lungo periodo: lavorare in maniera coordinata con gli altri Comuni attraverso l’Ufficio di Piano per mettere mano al nuovo Piano Strutturale d’Area, avviare le necessarie Varianti anticipatrici per il piano Aferpi e riprendere a lavorare sull’atto di indirizzo, affinandolo e approfondendolo, con l’obiettivo di presentarlo per i primi di febbraio… “.
Siamo ai primi di maggio ma quell’atto non è stato ancora né approvato né portato ad una qualche discussione pubblica, così come niente di pubblico c’è sulle linee politiche necessarie per il lavoro dell’ufficio del piano e soprattutto per le previsioni del nuovo piano strutturale.
Nel frattempo però nei Comuni si parla di varianti anticipatrici alla revisione del piano strutturale. Quanto esse possano essere anticipatrici è difficile capirlo dato che del piano strutturale e delle sue scelte fondamentali nessuno ha parlato.
E non è certo evocando “un nuovo modello di sviluppo” che si risolve il problema a meno che esso non sia un sogno di una notte di mezza estate.