Governo, la firma non vola se l’acciaio non cola
PIOMBINO 26 maggio 2018 — La città ha recentemente celebrato la firma dell’ accordo tra Cevital-Aferpi e Jindal, sbandierato come fosse la vendita definitiva dello stabilimento siderurgico; si è invece trattato di un preliminare in attesa dell’ accordo di programma e dell’ accordo sindacale. Vi è stata poi, presso il MISE a Roma, la tanto invocata presentazione del piano industriale di Jindal. Grande l’ attesa, grande anche la delusione. L’ azienda ha presentato un panorama dei propri intenti talmente sommario da risultare quasi offensivo. Il livello di informazione è rimasto al di sotto di quanto già trapelato dalla stampa. Non vogliamo pensare che questi livelli possano soddisfare i dirigenti delle organizzazioni sindacali, il presidente della Regione, il sindaco di Piombino, sui quali grava un dovere politico di informazione nei confronti delle popolazioni che rappresentano, che hanno il diritto di esprimersi a ragion veduta sul loro destino.
Gli errori commessi con Rebrab, che sono costati quattro anni di stallo con pesante logoramento della situazione, non devono assolutamente essere ripetuti. Bisogna “vedere le carte” , cioè i documenti originali (contratto di compravendita e piano industriale). Altrimenti, sulla scorta delle sommarie informazioni fornite, si può solo dare un giudizio sommariamente negativo. Nelle scarne immagini proiettate al MISE c’è molto poco per la città che possa dirsi certo e realizzabile in tempi accettabili: un rattoppo dei vecchi treni e qualche centinaio di posti di lavoro, a fronte di 350 esuberi sicuri e con rischio molto concreto che si arrivi a circa un migliaio (oltre a quelli dell’ indotto, per il quale non si offre alcuna soluzione). Invece, molto e subito totalizza Jindal: gli impianti superstiti, la disponibilità di immense aree, 200 milioni di agevolazioni pubbliche; oltre ( e soprattutto) ad una gran fetta del porto, ben al di là di quanto servirebbe per gli attuali treni, con rischio di monopolio sui traffici (magari per commercio verso l’ Europa di semilavorati provenienti dall’ India) e con ostacolo alla diversificazione economica.
Gli investimenti impiantistici che contano sono invece solo ipotizzati, ma a tempi molto lunghi e senza vincoli precisi alla loro realizzazione. Il dubbio che Jindal agiti specchietti per le allodole, per attestarsi su quanto aveva chiesto già nel 2015 (solo treni + porto, 700 posti di lavoro) è molto forte. Le amministrazioni comunali di Piombino e della Val di Cornia hanno il dovere di farsi promotrici, in tempi stretti, di un percorso partecipativo ampio che che consenta di :
- accedere ai documenti necessari per consentire un serio esame di un piano industriale vero, corredato di dettagliato cronoprogramma con impegni certi a scadenze verificabili;
- sottoporre in modo trasparente contratto e piano industriale al confronto pubblico, in riunione congiunta dei consigli comunali della Val di Cornia, aperta agli interventi dei cittadini, alla presenza del presidente della Regione Toscana e del nuovo ministro competente, così come un largo schieramento politico e sociale chiede dal dicembre 2017;
- andare, sulla base di quella condivisione democratica, alla sigla dei nuovi accordi (di programma e sindacale), prevedendo precise scadenze ed efficaci penalità in caso di inadempienze, con un ruolo forte di sorveglianza da parte dello Stato, pronto ad espandere quote di partecipazione nell’ impresa, sino alla nazionalizzazione, in caso di rischi seri per l’ intero progetto.
Associazione Coordinamento Art.1‑Camping CIG