Il governo riprenda il controllo della fabbrica

PIOMBINO 5 set­tem­bre 2017 — Il dibat­ti­to che si è aper­to con le indis­crezioni di un pre­sun­to inter­esse di Jin­dal, richiede mol­ta cautela. Innanzi tut­to per­ché al momen­to abbi­amo solo indis­crezioni di stam­pa e non infor­mazioni dirette dal­la fonte; poi per­ché la sto­ria del­la fab­bri­ca ex-Luc­chi­ni ci ha già pesan­te­mente abit­u­a­to a pro­poste faraoniche dis­as­trosa­mente naufra­gate.
Non com­pren­di­amo anco­ra se Jin­dal si pro­pone come part­ner siderur­gi­co di Cevi­tal, (la quale resterebbe in cam­po con i suoi piani di agroin­dus­tri­ale e logis­ti­ca) o se rileverebbe com­ple­ta­mente Cevi­tal, appro­prian­dosi cosi di tut­to il ter­ri­to­rio del­la ex-Luc­chi­ni. Nel pri­mo caso noi rib­a­di­amo quan­to abbi­amo det­to già dal dicem­bre dell’anno pas­sato: Rebrab se ne deve andare. Il gov­er­no nazionale deve ripren­dere il con­trol­lo del­la fab­bri­ca, garan­ten­do tre cose fon­da­men­tali:

  • la con­ti­nu­ità pro­dut­ti­va,
  • la real­iz­zazione delle infra­strut­ture,
  • l’avvio imme­di­a­to e mas­s­ic­cio degli sman­tel­la­men­ti e delle boni­fiche.

Con la fine di Cevi­tal devono anche decadere quegli accor­di sin­da­cali che penal­iz­zano forte­mente i lavo­ra­tori e van­no ripristi­nate le con­dizioni prece­den­ti in ter­mi­ni di salario e di dirit­ti.
Le indis­crezioni sui piani di Jin­dal par­lano anche del­la ripresa del­la pro­duzione con il ciclo inte­grale miglio­ra­to (cioè con l’altoforno che mar­cia con il pre­ri­dot­to e quin­di abbas­sa moltissi­mo l’inquinamento), ma le stesse indis­crezioni non chiariscono se questo com­porterebbe la rimes­sa in fun­zione del­la vec­chia acciaieria col­lo­ca­ta a bor­do del muro di via del­la Resisten­za o se si prevede la costruzione di una nuo­va acciaieria e dove. Noi cre­di­amo che questo tipo di scelte non deb­ba essere las­ci­a­to alla dis­crezione di una multi­nazionale asso­lu­ta­mente non inter­es­sa­ta al des­ti­no del ter­ri­to­rio e dei suoi abi­tan­ti. Non vogliamo che si pro­d­u­ca una frat­tura tra lavo­ra­tori siderur­gi­ci che legit­ti­ma­mente chiedono un lavoro ed altre cat­e­gorie di cit­ta­di­ni-lavo­ra­tori che altret­tan­to legit­ti­ma­mente chiedono di vivere in un ambi­ente puli­to e sano, dove siano real­mente pos­si­bili linee di svilup­po in altri set­tori. Allo­ra, pri­ma di accettare un qual­si­asi pro­gram­ma, è indis­pens­abile che tut­ta la cit­tà ela­bori una piani­fi­cazione ter­ri­to­ri­ale, deci­den­do a quale uso des­tinare le varie par­ti del suo ter­ri­to­rio e non sven­den­do­lo alle “esi­gen­ze” del­la multi­nazionale di turno. Le ammin­is­trazioni locali e ter­ri­to­ri­ali devono far­si cari­co di rac­cogliere le istanze dei cit­ta­di­ni e trasfor­mar­le in atti ammin­is­tra­tivi vin­colan­ti.
È indub­bio che qualunque sia la soluzione per la siderur­gia, non potremo più vivere di sola indus­tria pesante, ma dovrà svilup­par­si sul ter­ri­to­rio una plu­ral­ità di attiv­ità che ne val­orizzi­no le vocazioni e le poten­zial­ità. Ques­ta visione del­lo svilup­po ha bisog­no di due cose: la parte­ci­pazione di tutte le forze del ter­ri­to­rio e un’istituzione gov­er­na­ti­va ter­ri­to­ri­ale che rac­col­ga queste istanze, le sis­tem­atizzi, ne fac­cia il per­no del­la sua attiv­ità.
Gli effet­ti sull’occupazione e sul­la ric­chez­za saran­no vis­i­bili solo dopo diver­si anni. Innega­bili sono le respon­s­abil­ità di chi per anni ha gov­er­na­to sen­za mai por­si il prob­le­ma ed anzi anco­ra oggi prende in con­sid­er­azione solo le pro­poste che gli ven­gono dal “padrone delle fer­riere” di turno. Per non las­cia­re che il ter­ri­to­rio muoia, è indis­pens­abile pen­sare a forme di sosteg­no al red­di­to che com­pren­dano tut­ti col­oro che sono e saran­no col­pi­ti da ques­ta con­tin­gen­za. Se per i lavo­ra­tori del­la ex-Luc­chi­ni ed ex-Luc­chi­ni Servizi è sta­to mes­so in cam­po un ammor­tiz­za­tore sociale appos­i­to, niente è sta­to fat­to per tut­ti gli altri che han­no vis­to peg­gio­rare le loro con­dizioni di vita, fino all’indigenza. Pen­si­amo ai lavo­ra­tori dell’indotto, ma anche a tan­ti lavo­ra­tori dei servizi, a tan­ti pic­coli arti­giani e com­mer­cianti. Piom­bi­no e la Val di Cor­nia sono sta­ti dichiarati area di crisi com­p­lessa e sito di inter­esse nazionale; a par­tire da queste val­u­tazioni devono essere garan­tite forme di sosteg­no al red­di­to che per­me­t­tano a tut­ti di arrivare ad una vera usci­ta dal­la crisi.

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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