Il governo ha scherzato, ora non è più possibile
PIOMBINO 16 dicembre 2016 — In questi ultimi giorni si sono susseguiti scampoli di dichiarazioni da parte dell’amministrazione comunale, sulla stampa e nel corso di un lungo ma improduttivo consiglio comunale, attraverso le quali sembra intuire che la situazione di Aferpi si trova in una fase di stallo e che Issad Rebrab, fondatore della più importante compagnia privata di Algeria, accolto nel 2014 come il salvatore dell’acciaieria e dell’indotto, anzi come la persona che avrebbe garantito tutti i posti di lavoro e che addirittura ne avrebbe creati moltissimi altri con le bonifiche, l’agroalimentare e la logistica, tanto da essere osannato con agghiaccianti cartelloni che lo salutavano con un servile “Merci”, sembra fare marcia indietro. Cevital ha dapprima fortemente ridimensionato il progetto industriale originale e di conseguenza ritoccato fortemente al ribasso il numero di occupati previsti al momento in cui l’acciaieria con forno elettrico e laminatoi sarebbe entrata a regime, talmente tanto da assomigliare alla proposta originariamente fatta da Jindal. Ha poi mostrato interesse per altri progetti, come lo spostamento degli impianti in Brasile, l’acquisto di altri impianti industriali, cambi di prospettive e temporeggiamenti dietro i quali sembra di intravedere soltanto una grande incapacità programmatica, confusione ed incertezza nella pianificazione. A seguito di tutto questo non abbiamo avuto risposte chiare e segnali di capacità programmatica nemmeno dalla suddetta amministrazione comunale che non riesce a smuovere la situazione di stallo ed a promuovere proposte alternative. Quando il nostro partito, mesi addietro, sottolineò la necessità di valutare anche la possibilità di progetti alternativi, che non prevedessero soltanto la cessione delle aree industriali ad un solo interlocutore, ma valutassero la possibilità di agire attraverso la richiesta di un forte intervento del governo centrale, per una riqualificazione del nostro territorio attraverso le bonifiche e il rilancio delle attività manifatturiere potenziando le infrastrutture ed impegnandosi per renderlo più appetibile agli investitori, venne attaccato duramente e dileggiato, accusato di “gufismo” e minacciato affinchè al momento del grande rilancio non si assumesse i meriti del successo, tutti da assegnare, a detta del partito di maggioranza, ai loro sforzi. Ed adesso che la situazione sembra precipitare si propone di collaborare per mostrarsi uniti, per redarre il famoso piano B che andava, a nostro avviso messo in atto molto tempo fa.
L’unico piano B che vedevamo allora, e che continuiamo a vedere adesso, non può prescindere da un forte impegno del governo, economico e di pianificazione, che includa Piombino tra le aree strategiche per il Paese, ma che lo faccia sul serio. Che impegni il governo stesso in forti investimenti, che se sono disponibili per il salvataggio delle banche in difficoltà, come i venticinque miliardi che probabilmente verranno sborsati per MontePaschi e gli altri già impiegati per salvarne altre come Banca Etruria, non possono non essere trovati per salvare il secondo polo industriale del Paese. Che preveda delle vere bonifiche, e non delle semplici messe in sicurezza, che impieghi in tali bonifiche, da effettuarsi in modo più possibile rispettoso della sicurezza dell’ambiente e dei lavoratori impegnati, i lavoratori stessi di Aferpi, dopo opportuni percorsi formativi. Che impegni finalmente il governo a redarre finalmente un piano industriale nazionale, all’interno del quale sia possibile definire un ruolo di primo piano per Piombino. Che accanto ad esso preveda, finalmente, un serio piano energetico nazionale, senza il quale nessun imprenditore può pensare di risultare competitivo rispetto ai produttori esteri. Che favorisca il rapporto tra gli imprenditori che vogliono investire sul territorio e le banche, anche attraverso fondi di garanzia, che sorvegli e vigili affinchè tutto avvenga nel pieno rispetto delle regole. Senza tutto questo Piombino non potrà mai ripartire davvero. E non si dica che è un piano economicamente insonestibile, perchè, quando si vuole si interviene lo si fa anche in fretta. Vogliamo chiarezza, e non possiamo più aspettare oltre. Da troppo tempo ormai la situazione di tante famiglie della zona procede nell’incertezza e non è possibile attendere oltre. Se ci avessero ascoltato, adesso Piombino sarebbe già ripartita, o almeno avremmo visto partire almeno le bonifiche. Invece niente si muove. Anzi, a nostro avviso, tutto sta precipitando. Ed è arrivato il momento in cui ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità.
Rifondazione Comunista Circolo “V.Corallini” Piombino