Grido d’allarme sulla realtà della sanità pubblica
SUVERETO 30 gennaio 2018 — Egr. dottoressa Stefania Saccardi, assessore al diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria della Regione Toscana,
sono Caterina Magnani, assessore alla sanità di Suvereto, un piccolo borgo della Val di Cornia, provincia di Livorno.
Le scrivo per lanciarLe un grido di allarme sulla situazione della sanità pubblica in questa zona ed in particolare, anche se gli aspetti da analizzare sarebbero molti, vorrei soffermarmi sulla situazione dell’ospedale e dei suoi servizi.
Come Lei ben sa questa zona è stata ed è fortemente colpita da impatti ambientali notevoli, con le acciaierie che hanno lasciato in eredità sulla salute dei nostri cittadini conseguenze importanti, così come tanti altri fattori non sufficientemente portati a conoscenza di tutti.
L’ultimo profilo di salute che la Regione Toscana ha stilato dà una buona, anche se non esauriente, rappresentazione della situazione che Lei come assessore regionale avrà ben presente.
Il compito di noi amministratori comunali è conoscere le esigenze e le problematiche dei nostri territori e pretendere servizi sanitari adeguati e capaci di rispondere ai profili di salute della cittadinanza, con un approccio “dal basso”, per poter organizzare un servizio che risponda alle reali necessità e che non crei disparità tra cittadini più o meno vicini ai grandi ospedali, disparità che purtroppo ad oggi esiste.
Il progetto che la Regione Toscana sta portando avanti non garantisce parità di trattamento tra cittadini appartenenti alla stessa zona sanitaria.
Gli esempi, in relazione al presidio di Piombino, sono molti:
- Otorinolaringoiatria, un servizio sempre stato di eccellenza presso l’ospedale di Villamarina è ridotto all’osso, con un solo giorno a settimana dedicato agli interventi programmati e tutto il resto della settimana con il solo servizio ambulatoriale. Non esiste praticamente più la reperibilità notturna con la conseguenza che molto spesso il cittadino deve essere trasferito presso il presidio di Livorno per poter risolvere anche il più banale intervento, come per esempio per togliere una altrettanto banale lisca di pesce in gola;
- Urologia, anche qui gli interventi si riducono ad un giorno a settimana dopodiché diventa semplice servizio ambulatoriale con mancanza di reperibilità medica notturna per buona parte della settimana;
- Ematologia, un reparto che non esiste e sul quale erano state espresse precise promesse, vista l’alta percentuale di pazienti con patologie croniche e tumorali presenti nella nostra zona, ma ad oggi si sono risolte in un nulla di fatto;
- Percorso senologico, oramai non più esistente quello che è stato per molte donne un ambulatorio di riferimento importante per la prevenzione e la gestione di tutto il percorso del tumore alla mammella;
- Ginecologia ed ostetricia, un reparto che sta andando avanti a colpi di deroghe con il rischio chiusura che temiamo avverà a breve.
Altre situazioni simili potrebbero essere documentate.
A me preme particolarmente sottolineare che una zona, con già serie problematiche, non può essere depotenziata, ma anzi va potenziata soprattutto in relazione alle patologie più gravi e frequenti che si trova a gestire.
Tutto ciò che Le riporto proviene dalla voce di cittadini, pazienti e operatori che lavorano nel presidio.
La invito a verificare andando oltre i rapporti elaborati da esterni.
La invito a venire in visita, a toccare con mano la situazione incontrando i pazienti, i medici, gli operatori tutti che non potranno, anche di fronte a Lei, non dire che i servizi sono ridotti all’osso e che loro stanno facendo un grosso lavoro per passione e impegno deontologico ma anche che la direzione deve aiutare e deve saper garantire tutti i servizi essenziali perchè l’ ospedale di primo livello più vicino a noi si trova ad un’ora di strada e non tutti hanno l’assistenza familiare o un reddito da permettersi ricoveri ad una distanza così importante.
Mentre mi rivolgo a Lei non posso non ammettere che esiste anche una responsabilità di noi amministratori pubblici. Come sindaci, assessori e consiglieri comunali dovremmo unirci e pretenderli certi servizi perchè la salute dei cittadini è nostro dovere ed è nostro dovere garantire il diritto alla loro salute. Invece in questi anni mai che ci sia stato un ragionamento di questo tipo o una riunione per organizzare una lotta comune. Anzi, non ho difficoltà ad ammettere di vedere solo una completa accettazione (rassegnazione) di una nuova organizzazione che già ad oggi non funziona.
Per questo oggi mi permetto di stimolare personalmente il suo intervento, con la speranza che Lei possa ascoltare una piccola voce comunque piena di speranza.
Solo Lei può e deve fare qualcosa, glielo chiedo dal cuore per la salute dei miei e dei suoi cittadini.
Sperando che questo mio grido di aiuto possa trovare risposta da parte Sua le porgo i miei più cordiali saluti.
Dottoressa Caterina Magnani, assessore alla sanità del Comune di Suvereto
Bella lettera: interessante in molti passaggi e rilevante per la sensibilità che esprime. Fedele la fotografia dell’impoverimento subito (e non ancora ultimato) dai nostri servizi sanitari: anzi potremmo aggiungere ulteriori elementi, come per esempio il fatto che nel servizio territoriale di emergenza (118) si sta mettendo a punto una riorganizzazione finalizzata, come sempre, al risparmio e pertanto penalizzante per i cittadini: già ora, in caso di centralizzazione di emergenze che non possono essere gestite localmente (e che sono sempre più numerose), la zona nord rimane sguarnita di medico e su tutto il territorio della Val di Cornia rimane una sola medicalizzata. Ora sembra addirittura che alla già vasta area di pertinenza di due medici di emergenza, si sia aggiunto anche Donoratico: insomma un territorio sempre più esteso cui devono far fronte due sole medicalizzate, che diventa una sola (con sede a Piombino) in caso di partenza del medico della zona nord. Bello il richiamo alle implicazioni ambientali legate alla secolare presenza della produzione siderurgica e alla incontrollata gestione ambientale che, per molti anni, ne è conseguita; aggiungerei la enorme preoccupazione di fronte a quanto sta accadendo a Ischia di Crociano, con le bonifiche di cui non si intravede l’ombra, con la crescita a dismisura della discarica attuale, con la previsione delle nuove e soprattutto con quanto si sta profilando in merito all’annunciata Wecologistic, che tratterà e smisterà rifiuti (anche pericolosi) provenienti da tutta Italia. Insomma, per Piombino si sta confezionando un futuro come “centro di accoglienza rifiuti”, che precluderà qualunque speranza di valorizzazione turistica e ambientale di uno dei golfi più belli della Toscana. Ma ciò che qui interessa sottolineare è la preoccupazione, che si intuisce nelle parole dell’assessore Magnani, per l’ulteriore impatto che tutto ciò potrà avere sulla salute degli abitanti di un territorio già duramente colpito dalla grave crisi economica e sociale. Bello e meritevole anche il riferimento al compito che gli amministratori dovrebbero assumere come prioritario e che la dottoressa Magnani definisce con queste parole: “conoscere le esigenze e le problematiche dei nostri territori e pretendere servizi sanitari adeguati… con un approccio dal basso”. Il contrario di quanto, da tempo ormai, sta avvenendo, con amministratori che delegano alle direzioni aziendali, le quali direzioni programmano e pianificano (compito che dovrebbe spettare alla politica e non alle direzioni aziendali) sulla base, non del bisogno di salute del territorio, bensì sulla base delle previsoni di spesa e di risparmio. Sanità come spesa e non come servizio: periferie spogliate e sottrazione progressiva e crescente di risorse. Ciò che purtroppo mi suscita qualche dubbio è l’auspicio con cui termina questa bella lettera: la speranza che questo appello trovi una giusta accoglienza. L’assessore Saccardi è stato il principale, ferreo, sostenitore, della riforma sanitaria toscana che il governatore Rossi ha imposto, ignorando le centinaia di migliaia di firme raccolte per chiedere che i cittadini si esprimessero con un referendum. Il governatore Rossi e l’assessore Saccardi: più renziani dello stesso Renzi, hanno messo a punto una riforma che accentra le risorse e impoverisce le periferie, imponendo le zone-distretto che costringono i cittadini a spostarsi per avere risposte al loro bisogno di cura. Non solo, mentre si sottraggono risorse al pubblico, si incentivano quelle al privato. La chiusura dei servizi, i tickets, le infinite liste di attesa, l’obbligo degli spostamenti, i forti disagi che ne derivano, costringono un numero crescente di cittadini a rivolgersi al privato (che sta proliferando e si arricchisce) o a rinunciare a curarsi. Sono le conseguenze implicite e inevitabili della riforma sanitaria toscana, voluta con tenacia dall’assessore cui la lettera è indirizzata.
Limpida ed essenziale questa richiesta di “aiuto” … basata su una lettura intelligente e chiara della realtà, un appello ” a fare insieme” che non potrà restare senza risposta.
Bella ed efficace descrizione della sanità pubblica locale, rafforzata dalle puntualizzazioni di Carla Bezzini. Si scontra con decisione con le menzogne demagogiche, raccontate sul Tirreno dall’ex sindaco attualmente consigliere regionale, che descriveva la riforma come la migliore possibile negli interessi dei cittadini. Rossi, e non solo, hanno fallito prove alla mano, e a noi cittadini non resta che prenderne atto.