I bambini piccoli ne hanno ancora bisogno
PIOMBINO 12 maggio 2016 — La difficile situazione economica e sociale, con le sue conseguenze sui redditi delle famiglie, e la diminuzione delle nascite sta incidendo negativamente anche sui servizi per l’infanzia da zero a tre anni del Comune di Piombino.
È possibile in questa nuova situazione mantenere e magari estendere quei servizi per l’infanzia che hanno portato Piombino ad avere una percentuale di bambini frequentanti su quelli in età tra le più alte d’Italia e comunque superiore agli obbiettivi dettati dall’ Unione Europea?
La situazione attuale a Piombino
Le iscrizioni ai servizi comunali, cioè gestiti direttamente dal Comune, sono diminuite negli ultimi anni, le liste di attesa sono diventate un miraggio, i posti in offerta per i bambini da zero a tre anni superano di gran lunga la domanda. Gli asili nido prima, a seguire la scuola dell’infanzia ed ora la scuola primaria, hanno visto un calo degli utenti tale per cui le strutture adibite sono ormai sovrastimate rispetto alla necessità.
Dei tre nidi comunali, Girasole, Arcobaleno e Panda (il primo inaugurato nel 1980), uno è stato chiuso a giugno 2014 e se si guarda le nuove iscrizioni per l’anno educativo 2016/2017 anche il nido Arcobaleno potrebbe subire la stessa sorte visto che il nido Panda è in grado di accogliere tutte le richieste.
Da considerare inoltre che il personale educativo impiegato nei suddetti servizi comunali sta progressivamente diminuendo per il sopraggiungere dell’età pensionabile e l’impossibilità di nuove assunzioni nel pubblico.
Per quanto riguarda le strutture private anche a Piombino si sono diffusi servizi per l’infanzia gestiti da privati, singoli o riuniti in cooperative o associazioni. A Piombino sono sette, la maggior parte con un’utenza di nove/dodici bambini,dai dodici mesi o dai tre mesi se nidi domiciliari. Sono quindi tutti piccoli servizi con in comune la gestione da parte di ragazze giovani, in genere laureate. A fronte di un invecchiamento del personale e di un non ricambio nel pubblico si ha nel privato occasioni di lavoro e possibilità per i giovani.
Pur con un orario ridotto rispetto al passato le iscrizioni presso questi piccoli servizi sembrano essere confermate anche quest’ anno.
La regolamentazione dei servizi
Dal 1999 la Regione Toscana, per aumentare la frequenza dei bambini, ha previsto una pluralità di servizi (asili nido, centro gioco educativo, servizio domiciliare) e ha disciplinato la gestione privata (autorizzazione e accreditamento) oltreché quella pubblica. In particolare poi con il Regolamento 41 del 2013 ha precisato tre tipi di gestione: 1) titolarità e gestione diretta da parte dei Comuni, 2) titolarità pubblica e gestione indiretta, 3) titolarità e gestione privata.
Il nuovo Regolamento regionale, fatto proprio dal Comune di Piombino nel Regolamento del 2015, prevede poi regole precise per la concessione di autorizzazione ed accreditamento ai servizi privati oltre a chiare regole per il controllo e la vigilanza su di essi da parte del Comune.
Ancora, prevede la costituzione di un Coordinamento gestionale e pedagogico zonale, di cui fanno parte gestori pubblici e privati dei servizi, con il compito di analisi e programmazione del territorio, promozione della formazione del personale, qualificazione dei servizi, confronto, continuità educativa ecc. ponendo così allo stesso tavolo pubblici e privati con obiettivi comuni.
Fare rete tra servizi pubblici e privati
Considerando la situazione attuale e la regolamentazione vigente l’ obbiettivo per chi amministra diventa quello di far sì che sul territorio siano presenti con pari dignità servizi per l’infanzia a conduzione pubblica e privata, tutti con una garanzia di qualità che li accomuni. Il fare rete è un compito preciso da assumere in modo che l’offerta, pur con le sue specificità, sia ricca e superi la dicotomia pubblico o privato.
Al controllo da parte del Comune di tutta l’offerta, si deve affiancare la promozione dei servizi: questo vuol dire garantire che il personale impegnato, qualsiasi sia la tipologia gestionale, abbia accesso ai corsi di formazione, agli aggiornamenti, agli scambi.
Se si esce dall’ottica dei servizi “solo pubblici”, meglio dire “a sola gestione pubblica”, si può creare una sinergia per ampliare l’offerta condividendo e promuovendo la cultura dell’infanzia.
In questa ottica la festa annuale (quest’anno si è svolta al Rivellino ed ha visto impegnati i servizi pubblici per la promozione delle iscrizioni) potrebbe essere, come in tante altre città europee, la “Festa delle famiglie”, occasione per la autopresentazione da parte di TUTTI, pubblici, privati, associazioni, cooperative che gestiscono servizi per l’infanzia, senza distinzioni, pur nella loro specificità e nel rispetto dei regolamenti attuali.
Conclusione
Oggi c’è bisogno di una programmazione a lunga scadenza se si vogliono salvare, mantenere e ampliare i servizi per l’infanzia, programmazione che parta da un’analisi dei bisogni e delle possibilità del territorio con la finalità prima del benessere dei bambini
Del resto le regole ci sono e sono il presupposto di garanzia di qualità dei servizi per l’infanzia, a gestione pubblica o privata: al Comune il compito di controllo e promozione, ai genitori la possibilità di scelta per i propri figli.