I club alcologici territoriali per persone e famiglie
PIOMBINO 23 febbraio 2014 — I club alcologici territoriali nel nostro territorio attualmente sono due; ce ne sono stati anche quattro, la cosa è variabile in funzione del numero delle famiglie che frequentano i club. Negli ultimi hanno ospitato dalle 50 alle 60 famiglie per il problema alcol correlato.
Che cosa sono e cosa fanno i club alcologici territoriali?
Quando parliamo di “alcolismo” ci viene da pensare alla persona che vive ai margini, che dorme sulle panchine alla stazione e che non ha più nessun rapporto con il mondo reale.È difficile pensare che non l’ “alcolismo” ma i problemi alcolcorrelati riguardano circa il 10% delle persone nelle nostre comunità e sono coinvolte persone e famiglie insospettabili.
Parliamo infatti di un problema che non conosce classi sociali, ricchezza e povertà, adulti, giovani, donne e uomini. Il 24 maggio 2011 il Tirreno locale scriveva: “Alcol, cresce l’allarme socio-sanitario, sempre più persone si rivolgono al Sert per avere aiuto perché ricorrono troppo spesso a birra e vino, molte donne anche fra queste”. Il dott. Henri Margaron, responsabile del settore tossicodipendenze dell’Asl 6, diceva che il dossier Asl del 2010 parlava di 56 casi che si erano rivolti al Sert per abuso di alcol, nelle fasce di età dai 30 ai 59 anni. A distanza di 4 anni possiamo ben immaginare come questo numero sia aumentato nel nostro territorio (leggi https://www.stileliberonews.org/viaggio-le-persone-e-la-loro-vita-in-val-di-cornia/); anche la crisi del lavoro ha fatto ricorrere all’alcol diverse persone che lo hanno perso, tragedia nella tragedia. E non stiamo parlando solo dei casi che si sono rivolti al Sert, casi accertati, ma dei molti altri che non hanno chiesto o non ce la fanno a chiedere aiuto: questi sono alla deriva e si spera per essi che si attivino per loro i familiari o qualche amico.
Il club alcologico territoriale nasce dal bisogno di trattare il problema nella comunità, staccato da servizi ospedalieri, Sert, Unità Operative di Alcologia, ecc., ma in relazione collaborativa con essi. Nel club il problema viene affrontato con la famiglia intera, riteniamo infatti che tutta la famiglia soffra e ciascun membro ha bisogno di affrontare il problema per un confronto e una pacificazione nel proprio intimo. La partecipazione alle riunioni del club porta ciascun familiare ad interrogarsi e a ricercare nuovi stimoli per una relazione nuova e costruttiva che permette di affrontare situazioni della vita, evitando il ripetersi di quegli atteggiamenti che hanno portato a sviluppare il problema alcolcorrelato.
I percorsi sono spesso lunghi e gli obiettivi possono cambiare con il trascorrere del tempo. Si arriva al club per risolvere il problema alcolcorrelato di una persona della famiglia, il percorso poi porta a lavorare ognuno e ogni famiglia sui propri comportamenti, fino a eliminare ogni incomprensione e cancellare emotivamente ogni traccia che in passato ha segnato negativamente la propria storia. Durante la permanenza al club la famiglia può ”vedere” nuovi traguardi che vanno ben oltre lo smettere di bere alcolici; l’instaurarsi di una ritrovata o rinnovata forma di comunicazione e relazione familiare porta a riflettere sulla vita a 360 gradi e decidere se e dove può essere migliorata. Un miglioramento all’interno della famiglia stessa e nelle relazioni che questa ha con la comunità, nei luoghi dove vive e lavora, con i parenti e amici, con la scuola e le istituzioni in genere, con il proprio medico.
L’obiettivo che il club si pone è quello che ogni famiglia, se vuole, abbia l’opportunità di trasformarsi da “bisognosa di aiuto” in risorsa preziosissima per la propria comunità, capovolgendo così un disagio in risorsa. Generalmente chi ha sofferto di qualsiasi disagio una volta risolto il proprio problema, non vuole più averci a che fare o trova una energia inesauribile nell’ impegno comunitario per la prevenzione e la possibile soluzione dello stesso. Nel club non esistono medicine, per i farmaci ci sono medici e servizi appositi; il club funziona in modo semplice: le famiglie si trovano con cadenza settimanale e si confrontano su quello di cui ognuno ha desiderio di parlare, non ci si consiglia ma si scambiamo esperienze; nella storia di ognuno e ogni famiglia si trova una parte di soluzione al problema attuale. Nascono così fra i membri e le famiglie del club, amicizia e solidarietà che avviano ad uscire dalla solitudine del problema alcol. E questo, dicono le famiglie del gruppo, crea fiducia e spinge ad un ottimismo che porta a riprogettare la vita, in una nuova relazione più costruttiva e responsabile. Al club partecipano solo le famiglie con problemi alcol correlati e il servitore-insegnante. È questa è una figura importantissima per il club; è colui che è formato sui problemi alcolcorrelati e complessi e si mette al servizio (servitore) del club; oltre a questo è colui che svolge il ruolo di formatore ( insegnante) in altri incontri rivolti alle famiglie del club, per accrescere la conoscenza del metodo e facilitare i percorsi, e alla comunità, per informare sulla presenza del club e proporre stimoli di discussione che tendono a far riflettere le persone sugli atteggiamenti e comportamenti a rischio che possono danneggiare la salute di tutti. Il metodo nasce nel 1964 a Zagabria per opera del Prof. Vladimir Hudolin, psichiatra croato membro dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità per i problemi alcol-droga correlati e complessi. Oggi in Italia esistono circa 2300 centri e molti altri sono presenti in altri 40 paesi del mondo.