I donatori di sangue pagheranno le analisi
La direzione dell’Asl 6 ha informato le associazioni di volontariato che, per motivi economici e di bilancio, sono stati limitati gli esami ai donatori di sangue. Da ora in poi verranno effettuati solo quelli previsti dalla legge. Nell’azienda era invece consolidata consuetudine, a garanzia di una maggiore tutela sia del donatore che del ricevente, di eseguire gratuitamente anche altri test supplementari che chiaramente la legge non vieta. Anzi lo spirito di tutti i 17 articoli e dei 18 allegati del decreto 3 marzo 2005, che regola la materia, è improntato alla salvaguardia della salute, delle condizioni fisiche e della privacy di chi si sottopone volontariamente ai prelievi e di chi poi beneficerà delle donazioni. Certamente, in un paese dove l’abuso troppo spesso è regola, anche in questa pur nobile attività, ci sarà stato qualche intollerabile sfruttamento di una condizione di presunto privilegio. Casi facilmente individuabili e sicuramente da colpire. Non fosse altro perché la condizione di volontario deve essere improntata ad una generosità senza corrispettivi. Appare invece inopportuno un provvedimento che generalizza ed annulla antiche conquiste in nome di esigenze economiche e di impellenti risparmi che, tutto considerato, appaiono modesti nella sostanza e pericolosi ed improduttivi nella forma. Il rischio, enorme e grave, è infatti quello di impoverire il grande patrimonio del volontariato la cui opera risulta essenziale nella vita ordinaria e nelle emergenze dell’intero Paese. La prima umana reazione di fronte all’atteggiamento della direzione dell’Asl potrebbe essere il disimpegno del volontario onesto che sa di non aver mai abusato della propria condizione. Non per nulla il presidente provinciale dell’Avis, Giovanni Belfiore, ha subito lanciato un appello ai propri volontari perché “non si lascino trasportare dal malcontento e continuino a svolgere la propria attività”. Non per nulla il consigliere regionale Marco Ruggeri, responsabile per la sanità nel Pd toscano, ha subito presentato un’interrogazione al presidente Rossi. Non per nulla non si ha notizia di provvedimenti analoghi adottati da altre Asl che si trovano nella stessa situazione di quella livornese.