I fallimenti delle politiche su cave e rifiuti
CAMPIGLIA 28 marzo 2014 — I 400 autotreni che ogni giorno trasportano le colline campigliesi nel porto di Piombino sono la prova dei fallimenti delle politiche comunali degli ultimi 15 anni. Basta ricordare l’accordo del 30 ottobre 2002 tra Regione, Provincia e Comuni della Val di Cornia nel quale sta scritto che per le cave di Campiglia “l’indirizzo è quello di giungere alla scadenza delle autorizzazioni comunali senza ulteriori rinnovi. Si intreccia, al proposito, per le cave di calcare del campigliese, la questione della produzione di materiale inerte dal ciclo TAP che potrebbe consentire un minor fabbisogno complessivo”
La realtà è oggi radicalmente diversa. L’impianto TAP è stato costruito con denaro pubblico ma non viene utilizzato. La Provincia ha adottato a gennaio del 2014 un piano per le attività estrattive per i prossimi 10 anni che ignora le scadenze delle autorizzazioni comunali, non prevede nessun utilizzo di materiali di recupero e stabilisce che dalle colline campigliesi si potranno ancora scavare 10,6 milioni di mc. d’inerti contro i 6,4 del decennio 2000–2010. Tutto questo in netto contrasto con le strategie europee che indicano come obiettivo per il 2020 l’impiego del 70% di materiali riciclati. In sostanza meno cave e più recupero dei rifiuti. Politiche che, dove attuate, hanno consentito di avere più protezione ambientale e più lavoro. E’ stato dimostrato che per cavare 100.000 mc. di materiale in cava occorrono in media nove addetti, mentre per riciclare lo stesso volume di materiali di recupero ne occorrono dodici.
Su questi temi si sono concentrate le comunicazioni di Daniele Scafaro e Massimo Zucconi del Comune dei Cittadini e di Alberto Primi, del Comitato per Campiglia, ai quali hanno fatto seguito molti interventi, tra cui agricoltori della zona di Chisugrande preoccupati dal fatto che, dopo il divieto di transito dei mezzi pesanti nel centro di Venturina, la SALES si propone ora di ampliare la strada di Rimigliano e di realizzare uno svincolo a Chiusagrande per l’accesso alla Variante Aurelia. Un’opera non prevista da nessun piano urbanistico del Comune e per la quale non esiste nessuna previsione di esproprio.
Nonostante questo la SALES non ha esitato a rivolgersi agli agricoltori invitandoli a cedere le loro terre con la minaccia degli espropri. La cosa appare ancora più incredibile se si pensa che i rappresentanti della SALES talvolta erano accompagnati da consiglieri comunali di maggioranza, avvalorando con ciò l’ipotesi che il Comune fosse sostanzialmente d’accordo sulla necessità di realizzare un’opera non prevista che servirebbe solo alla SALES e danneggerebbe l’insieme dell’economia della zona.
Non aiutano certo a fare chiarezza le parole del Sindaco quando dice che “solo l’Autorità Portuale può permetterlo, dichiarando l’ampliamento un’opera strategica”, lasciando intendere con ciò che se altri decidono non si opporrà. La cosa desta sconcerto perché il Sindaco deve rappresentare gli interessi di tutti i suoi cittadini, anche verso altre istituzioni e autorità. Inoltre quello svincolo non è previsto neppure nei progetti dell’Autorità Portuale che sono andati in gara. Dunque si dovrebbero variare dopo l’aggiudicazione dei lavori non per garantire l’interesse pubblico , ma solo per favorire economicamente le imprese SALES e CMC che si sono aggiudicate l’appalto.
L’assemblea si è conclusa con l’impegno a far prevalere gli interessi generali su quelli particolari.
Comune dei Cittadini