I lavori al porto vanno così, inutile sognare il contrario
PIOMBINO 11 luglio 2014 — A che punto stiamo davvero con l’adeguamento del porto di Piombino? Al Presidente dell’Autorità Portuale rispondo dicendo che le mie riflessioni sul porto si basano solo su atti pubblici, dichiarazioni e fatti che chiunque può facilmente constatare. Se il porto di Piombino avesse avuto infrastrutture e impianti per accogliere e demolire la Concordia, nei tempi previsti per la sua rimozione dal Giglio, armatore e compagnie di assicurazione avrebbero ragionevolmente preso in considerazione quella destinazione per evidenti motivi economici e di sicurezza. Così non è andata perché il porto di Piombino non è pronto, nonostante le procedure emergenziali e l’impegno straordinario dell’Autorità Portuale. Non ci sono mai state le condizioni di fattibilità tecnica. Quando venne avanzata quella proposta, alla fine del 2012, la rimozione della Concordia era prevista per l’estate del 2013: un termine assolutamente insufficiente per progettare, appaltare e realizzare le opere. I fatti lo confermano. Certo, si poteva sempre confidare nello slittamento dei tempi, ma non vi è dubbio che tra gli obiettivi temporali per la rimozione della nave e il completamento delle opere nel porto di Piombino non vi è mai stata congruenza. A metà estate 2014 sono ancora in corso i lavori per la costruzione delle scogliere; lo stesso Guerrieri dichiara che i dragaggi per il canale di accesso a quota ‑20, non ancora iniziati, termineranno ad aprile 2015; ci sono da dragare e refluire nelle vasche del porto 2.900.000 metri cubi di materiale di cui 580.000 inquinati; bisognerà attendere il loro compattamento per evitare cedimenti strutturali e poi sistemarle almeno in parte come piazzali operativi; sono ancora da costruite le banchine per l’attracco delle navi. Dal parere del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici si evince anche che mancano impianti indispensabili per l’agibilità delle opere. Nonostante gli infiniti accordi non c’è la strada per l’accesso al porto, neppure il primo tratto Montegemoli-Gagno. In alternativa la Giunta di Piombino ha approvato a dicembre del 2013 un progetto preliminare che prevede il collegamento diretto tra Gagno e la Chiusa il cui costo è stimato in oltre 12 milioni di euro. Non si conosce lo stato d’avanzamento, ma è chiaro che l’assenza della strada condiziona pesantemente la funzionalità delle opere che si stanno realizzando. Per rottamare la Concordia servivano poi cantieri e imprenditori in grado di farlo. Tra questi non può figurare l’ASIU per evidenti ragioni tecniche e legali, essendo una società pubblica che deve occuparsi solo dei rifiuti urbani. Meraviglia la disinvoltura con cui quella società si è accreditata per la rottamazione della Concordia e il silenzio dei suoi azionisti pubblici, ossia i Comuni. Nell’accordo di programma del 24 aprile 2014 si dà atto che tra le opere in fase di realizzazione nel porto non c’è il “bacino di galleggiamento e/o carenaggio” necessario per lo smantellamento, la manutenzione e il refitting navale, comprese le navi militari. E’ di questi giorni la richiesta del Presidente della Regione di ulteriori 40 milioni di euro per raggiungere quell’obiettivo, non si capisce se per realizzare direttamente le opere mancanti o per incentivare investitori a farlo. Resta il fatto che il porto di Piombino non è ancora nelle condizioni di smantellare navi. Non si può neppure sostenere, come fa Guerrieri, che le opere che oggi si stanno realizzando non fossero preordinate alla rottamazione della Concordia. Ci sono infiniti atti e dichiarazioni che lo confermano , comprese quelle rese dalla stessa Autorità Portuale al Consiglio Superiore del Lavori Pubblici. Indipendentemente dal giudizio che ciascuno può dare su questa vicenda, resta il fatto che siamo in presenza di ingenti investimenti per i quali c’è il dovere di ricercare rapidi e realistici utilizzi. Occultare criticità e limiti dei processi messi in atto forse continua ad alimentare speranze, ma alla fine rischia di lasciarci con le stesse difficoltà dopo aver speso molto denaro pubblico.
Massimo Zucconi, Presidente del Comune dei Cittadini