I sì di Verdini sono un imbroglio politico
PIOMBINO 6 luglio 2016 — Nella prima settimana di agosto si agita molto la galassia dei parlamentari di area popolare e verdiniana, eletti contro il PD, passati ad appoggiare il PD, oggi decisivi per la maggioranza di Renzi. Dichiarano a gran voce di sostenere il SI alla proposta di riforma costituzionale, in modo da far vedere a Renzi che senza il loro voto perderebbe il referendum. Pertanto esigono un ulteriore riconoscimento del rilievo governativo dei moderati.
Siamo rocciosi sostenitori del NO ma non ci turbiamo del diverso parere di altri (è il bello della convivenza civile). A patto però che siano convinti della validità della proposta nel merito (contenti loro…). Invece l’area popolare e verdiniana neppure ci pensa alla questione del merito della proposta e senza infingimenti l’appoggia per una pura convenienze di potere. Così il loro comportamento è un inganno per i cittadini. L’inganno sta nel fatto che, per norma legale e per logica del vivere insieme, il referendum del prossimo autunno è esclusivamente un quesito per scegliere se respingere od accettare la proposta di revisione costituzionale, non è un’elezione politica. Quindi non c’entrano nulla le convenienze politiche di potere, tanto più se espresse in nome dei moderati.
Una politica moderata lo è nelle idee e nei comportamenti. Nelle idee perché rifugge gli eccessi ideologici, statalisti, comunitari e privilegia il quieto vivere senza escludere il cambiare con cautela. E nei comportamenti perché non usa le imposizioni, non ama il leader sul cavallo bianco, evita i colpi di testa, esclude l’arbitrio fatto sistema, non cerca i meccanismi istituzionali confusi governati da burocrazie e clan. Tutti questi equilibri sono violati dal mischiare il referendum costituzionale di autunno con una sorta di elezione per il potere politico. Per il semplice motivo che nel referendum costituzionale il metro è il testo della proposta su cui si vota e non contano le intenzioni dichiarate di chi ha deciso il testo in Parlamento. Certo, il miscuglio sta bene a questi sedicenti moderati. Perché se ci si basa sul merito del testo, è impossibile negare il forte peggioramento della Costituzione indotto dalla proposta; mentre basandosi sulle intenzioni dichiarate, sparisce il significato del referendum come puntuale mezzo di scelta dato ai cittadini e si può usare la selva delle promesse di governo annunciate con enfasi e concepite in chiave plebiscitaria.
Mischiare referendum ed elezioni politiche non è un errore per specialisti, è un grave danno alla sovranità dei cittadini. Perciò i motivi del SI addotti dai sedicenti moderati di area popolare e di Verdini sono un imbroglio politico. Tutti i cittadini (liberali, conservatori, progressisti e anche i moderati) hanno interesse a che il conflitto politico democratico per convivere si svolga sempre nel rispetto delle norme vigenti. E il referendum secondo l‘art. 138 riguarda solo il merito della proposta, non le intenzioni.
Raffaello Morelli