I soldi che ci sono e come non si spendono
PIOMBINO 14 settembre 2013 — Il recente accordo di programma quadro per le infrastrutture piombinesi squarcia un velo sul modo in cui si danno ed in quello in cui si utilizzano i finanziamenti pubblici. Un modo sicuramente distorto che da un lato non trasforma nei tempi rapidi i soldi in opere realizzate e dall’altro contemporaneamente contribuisce alla formazione ed al mantenimento di quell’anomalia italiana che si chiama debito pubblico. Quella parte del debito pubblico che costa al cittadino ma di cui il cittadino non usufruisce sotto la forma di opere e servizi realizzati.
Nell’ accordo si può leggere ripetutamente la formula «risorse già trasferite». Si tratta di soldi già assegnati da un ente pubblico ad un altro, non utilizzati e tali da venir messi a disposizione dell’attuazione dell’accordo stesso.
Per esempio
- tra le risorse disponibili per la realizzazione degli interventi a finalità portuali ed ambientali nel nuovo Piano regolatore Portuale si trovano 26milioni900mila euro assegnati al SIN di Piombino e già trasferiti al Comune di Piombino dal Ministero dell’ Ambiente nel 2008 e 21milione600mila euro già trasferiti all’ Autorità Portuale dal Ministero dell’ Ambiente e dalla Regione Toscana sempre nel 2008,
- tra le risorse destinate ad interventi in materia di bonifica sono presenti 18milioni500mila euro assegnati ai SIN di Piombino già trasferiti al Comune di Piombino dal Ministero dell’Ambiente nel 2008.
Si tratta di finanziamenti sopratutto per bonifiche che non sono mai state realizzate.
Lo stesso vale uscendo dall’Accordo per parte dei finanziamenti regionali per le frane e non sono pochi milioni di euro.
Ovviamente è deprecabile che istituzioni pubbliche come il Comune e l’Autorità Portuale non spendano i soldi che hanno (talvolta li hanno addirittura dovuti restituire) ma è altrettanto deprecabile che alte istituzioni pubbliche come il Ministero dell’Ambiente e la Regione Toscana diano contributi senza sapere per cosa li danno. È avvenuto infatti che sono stati dati contributi senza progetto ma solo sulla base di idee e spesso sulla base di sole dizioni (per la bonifica, per la SS 398 e così via). Correttezza vorrebbe invece che il passaggio dei soldi avvenisse, come in realtà succede ad esempio nel campo degli incentivi alle imprese, a rendicontazione dei lavori realizzati magari prevedendo sì una anticipazione ma assai parziale.
Talvolta viene data la responsabilità dei mancati impegni e delle mancate spese alla difficoltà ed alla lentezza che caratterizzano il percorso che un’opera pubblica, sopratutto di tipo ambientale, deve fare per essere autorizzata ma nel nostro caso no, non vale questa giustificazione dato che il tempo dal 2008 al 2013 era più che sufficiente sia per le autorizzazioni che per i lavori.
E non si dia la colpa nemmeno ai vincoli del patto di stabilità sia perché in alcuni casi questi vincoli non esistono sia per il fatto che in fondo il patto di stabilità è un modo per programmare lavori e spese e non altro.
Nel nostro caso no, prima sono arrivati i soldi e poi si è pensato alle opere, naturalmente quando ci si è pensato.
Speriamo che nessuno tiri fuori la tesi che ciò è avvenuto perché mancava un Commissario straordinario perché se così fosse suggeriamo di pensare un momento alla situazione di Napoli ed alla Campania, proprio in materia di bonifiche e rifiuti, e contare il numero di Commissari straordinari che di lì sono transitati.
NOTEVOLE RIFLESSIONE CHE PARTE DA DEI DATI DI FATTO ELEMENTARI, BASILARI … IN UN PAESE NORMALE