Il bus per provincia di Grosseto è già finito in panne
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PIOMBINO 16 novembre 2012 — Il bus per Grosseto è finito in panne nel tunnel lungo 475 metri che collega la statale 398 al porto di Piombino. I sogni spesso finiscono all’alba e l’ora del risveglio è scandita a veloci rintocchi sull’orologio mattutino che vorrebbe segnare il bramato passaggio della Val di Cornia alla provincia di Grosseto.
Una doccia fredda in commissione al Senato (voto unanime) ha gelato gli entusiasmi e drasticamente posto fine, nel Comprensorio, all’ardita discussione circa i tempi per affrontare tanto argomento: cotto e mangiato, ovvero decidiamo tutto prima di Natale, oppure ripensiamoci un altro po’ e scegliamo a feste consumate.
Le province, nonostante i buoni propositi, nonostante i programmi elettorali di partiti importanti, nonostante le mediazioni di Monti e Patroni Griffi per accorpare anziché eliminare, resteranno come si sono sempre conosciute. Anzi, come colui che precipitosamente scappa dal barbiere a capelli mezzi fatti, le nostre amministrazioni sono state abbandonate in mezzo al guado. Con provvedimenti che, forse si cancelleranno e forse no, hanno perso parte dei loro antichi poteri e decisamente oggi non sanno come affrontare, per esempio, i problemi delle frane che, come si sa, interessano parimente le strade, interrotte dagli smottamenti, ed i vecchi tetti delle scuole superiori. Per non parlare dell’agricoltura.
In più il coro dei presidenti provinciali è un pianto: “A breve potremmo rischiare la bancarotta”.
Questo è il “mare” nel quale, con la rotta verso sud, naviga il vascello del comitato che, sindaco di Piombino in testa, ha raccolto le firme per il trasloco nel grossetano.
Ci si dirà che la petizione fa presa su un articolo dello statuto comunale e addirittura il trasferimento della Val di Cornia a Grosseto non era neanche concepito in uno degli infiniti emendamenti e sub emendamenti che di fatto hanno affossato il provvedimento di riordino delle province. Ci si dirà che il cammino verso il capoluogo maremmano segue un’altra strada indipendente dalle scelte governative.
Tutto vero. Però – riflettiamo – comunque occorrerà un norma che deve uscire in sede romana per trasformare l’assetto di due province. E credete voi che un parlamento che ha sfidato la volontà popolare (tutti i sondaggisti indicano il desiderio comune di eliminare tutte le province e non di accorparle) si rimetterà a sedere per varare in questa materia un provvedimento ad hoc per la Val di Cornia? E chi lo sosterrà se, ignorando le indicazioni del Comitato piombinese, neanche un emendamentino — lo ripetiamo — è stato presentato, per questo comprensorio, in sede di discussione del riordino delle province? E poi quando tutto ciò avverrà se le Camere si preparano allo scioglimento per l’inizio della campagna elettorale?
Ogni passione, ogni desiderio, ogni tentativo animato da buona volontà va rispettato perfino quando la sensazione talvolta è quella di trovarci di fronte ad un problemino tra i tanti problemoni che la Val di Cornia ha. Ecco, magari nell’impasse forzata per il trasloco, verosimilmente molto rimandato, pensiamo a quelli, ai problemoni, che in queste terre non sono pochi e che non vale neanche la pena di ricordare tanto sono presenti nella quotidianità di tutti.
Buongiorno, di chi porta la firma questo pezzo ??
Premessa. La risposta che segue vale nella circostanza specifica dell’articolo sulla petizione per il passaggio della Val di Cornia alla provincia di Grosseto e per ogni altro servizio che è uscito o uscirà sulle pagine di Stile Libero.
Come si usa fare in tutti i media del mondo un pezzo non firmato è un pezzo della redazione del giornale. Qualche volta scritto a più mani, qualche volta frutto della scrittura di un singolo redattore incaricato di interpretare operativamente una scelta comune. Il concetto vale sia che venga usata le generica sigla “Redazione” sia che venga riportato un puntino in testa al testo.
Ogni articolo che può contemplare anche opinioni personali viene invece regolarmente firmato dall’autore senza eccezione alcuna come del resto si può vedere sfogliando le pagine del nostro sito.
Crediamo, con questo, di aver chiarito la nostra posizione di fronte alle domande, odierna e eventualmente futura, sull’argomento. Semmai dovesse comunque esistere una ulteriore, particolare curiosità per conoscere l’estensore o gli estensori materiali di un articolo non firmato, essa andrà purtroppo delusa.
Ringraziamo il lettore per il contributo.
Cari amici,
abbiate pazienza. Non capisco la vostra intensa soddisfazione di fronte alla notizia che commentate nel vostro articolo. A me interessa poco conoscere l’autore del pezzo. Di più mi interessa il contenuto. Conosco la vostra posizione che si può riassumere così: ci importa poco del passaggio di qui o di là, ci interessa il Comune Unico o l’Unione dei Comuni. Nessuno prende in giro la vostra posizione. Non potete prendere in giro la posizione di chi ( me incluso) vorrebbe passare nella Provincia di Grosseto. Tutto, ma proprio tutto, è lì a dimostrare che sarebbe meglio. A cominciare dalla storia, passare per la cultura e finire con gli interessi. A Roma, in questo Parlamento, siedono una manica di ignoranti ( nel senso che ignorano e che non conoscono e, peggio ancora, che non vogliono conoscere) c’era da aspettarsi questo voto. Occorre tanta pazienza ( mi sembra che voi non ce l’abbiate e non solo per questo problema). Chi ha raccolto 5.000 firme non ha fatto un flop, non è affondato. Lo è, invece, chi non ne ha tenuto di conto. Spero tanto che quel Comitato ( attenti, non ne conosco neppure uno) non si sciolga, non vada in panne e che, anzi, continui a portare avanti la sua idea così come voi portate avanti la vostra ed io la mia. Buon 2013, cari amici di STILE LIBERO.
Si parla di Provincie matrigne e di altre che dovrebbero essere invece portatrici di sviluppo e benessere, enti che dovrebbero tutelare il loro territorio con scelte e azioni significative e rilevanti. Il fatto principale di questa faccenda è quali siano le reali competenze e possibilità di influire nella vita dei cittadini di Piombino da parte della provincia di Grosseto, le convenienze reali spesso sfuggono ai molti che si apprestano a sostenere una tesi o l’altra, ma la realtà dei fatti è che questi enti si sono dimostrati inutili, se non dannosi, oltremodo costosi, spesso rifugio di trombati della politica, enti che nel loro rapporto costi- benefici risultano deleteri. La gestione per una tutela e sviluppo di Piombino deve essere applicata direttamente dal Comune e dalla Regione senza filtri o enti che aggiungano burocrazia nelle scelte di un territorio e dei suoi abitanti, per questo auspico la chiusura di tutte le provincie, il riassorbimento dei propri dipendenti e il loro ricollocamento ove necessita con l’assegnazione delle competenze da ricondurre nelle opportune sedi, sciogliendo così i governi politici provinciali. Più potere decisionale e trasparenza per le amministrazioni pubbliche, questo vogliono i cittadini.
La cosa migliore sarebbe eliminare le province. Ove questo non avvenisse la cosa migliore per Piombino spostarsi sotto Grosseto visto che spesso le cose per Piombino vengono bocciate. Fate una bella intervista al sindaco Anselmi e chiedetegli perchè anche lui è d’accordo.