Il Comune nega l’accesso agli atti delle cave
CAMPIGLIA 10 giugno 2016 — Dopo uno studio e un convegno fatto nel 2008 sulla cava di Monte Calvi e un altro nel 2009 su quella di Monte Valerio, dopo anni di polemiche, di dibattiti, di promesse non mantenute, di formazione di tavoli di approfondimento e confronto sul tema cave e ricadute sulle componenti economiche della Val di Cornia, dopo innumerevoli inviti all’amministrazione, mai raccolti, di farsi riconoscere dalla Regione come area critica sul tema dello scavo degli inerti e sul tema del riuso degli scarti di lavorazione delle acciaierie, il Comitato per Campiglia ritiene indispensabile fare il punto della situazione e verificare cosa è accaduto in questi anni e quanto dei piani di coltivazione originari è stato attuato e quanto disatteso in particolare per quanto riguarda le opere di ripristino del paesaggio, visto che tra due anni per Monte Calvi e tra quattro anni per Monte Valerio avverrà la scadenza delle concessioni in essere.
Questa esigenza è ancora più forte alla luce delle richieste più o meno recenti che SALES spa, CAVE DI CAMPIGLIA spa e SOLVAY spa (per quello che riguarda San Vincenzo), hanno fatto alla Provincia e al Comune di Campiglia.
Richieste che non sono state accolte non per mancanza di volontà politica ma solo per una momentanea impossibilità procedurale. Basti pensare che in fase di formazione del Piano Provinciale delle attività estrattive del 2014 le tre società richiesero di ampliare i confini di risorse e giacimenti di decine e decine di ettari fino a quasi raddoppiare le attuali superfici. Un caso emblematico fu Cave di Campiglia che chiese di ampliare di 55 ettari l’area attualmente di 30 ettari, alla faccia delle lettere d’intenti del 2002 firmate da Comuni, Provincia e Regione, di ridurre l’estrazione di materiali vergini, impegni che si sono rilevati vere e proprie prese in giro dei cittadini della Val di Cornia.
Se poi si pensa che sempre Cave di Campiglia nel 2015 ha chiesto una variate urbanistica di anticipazione al Comune di Campiglia per scavare dal 2018 al 2043 30.000.000 di metri cubi di calcare, quando dal 2002 al 2014 ne ha scavato 4.500.000, ci rendiamo conto delle vere probabili modifiche del territorio in barba alle chiacchere sul turismo, sull’agricoltura di qualità e sulla tutela di un paesaggio nel quale Monte Valerio, Monte Calvi e San Carlo in gran parte scompariranno insieme a tutto il patrimonio naturale di quei luoghi.
Per potere riprendere studi e approfondimenti sulle Cave del campigliese, il Comitato ha chiesto di prendere visione degli atti pubblici riguardanti i piani di coltivazione. Dopo un mese ci è stato risposto che si può vedere il piano di Monte Calvi ma non averne copie perché la proprietà non trova giustificata la richiesta. Dopo due mesi non abbiamo avuto alcuna risposta per quanto riguarda il Piano di Monte Valerio il che equivale, secondo la legge 241/90, ad un rifiuto non motivato.
Per tutelare il diritto dei cittadini all’accesso agli atti e alla trasparenza , il Comitato ha fatto ricorso al Difensore Civico della Regione Toscana.
A parte il risultato finale, questi dinieghi fanno parte dell’annosa brutta storia del Comune di Campiglia che si è sempre rigidamente opposto a qualsiasi trasparenza. Infatti grazie ai pareri del Dirigente e del Segretario Comunale, il Comune di Campiglia è l’unico tra quelli della Val di Cornia che ha eretto sui suoi atti una cortina di nebbia così fitta e impenetrabile che impedisce di vedere quel che succede dietro le quinte se non, forse, un cartello con la scritta “MA IO SO‘ IO E VOI NON SIETE UN C…O “ come pare dicesse il Marchese Del Grillo.
Campiglia Marittima 8–6‑2016
Alberto Primi è il rappresentante del Comitato per Campiglia