Il contributo programmatico di Ascolta Piombino
PIOMBINO 15 maggio 2015 — In questa fase di elezioni regionali, la lista civica Ascolta Piombino vuole portare un contributo programmatico rispetto alle esigenze e criticità che guardano al nostro territorio; lo scopo principale è sensibilizzare gli organismi locali e regionali sulla necessità di valorizzare il territorio piombinese e della Val di Cornia rispetto alle potenzialità inespresse in ambito viabilistico, turistico, nautico e cantieristico. Abbiamo quindi redatto una sintesi programmatica, una bozza di atto di indirizzo che invieremo alle forze politiche e le rappresentanze di categoria del territorio. Nel documento programmatico individuiamo i punti di potenziale sviluppo e ne tracciamo i percorsi; partiamo da un’indispensabile rivisitazione del Piano della Costa Urbana, dove ci poniamo come obbiettivi primari un potenziamento dei servizi alla persona, a quelli ricettivi, alla nautica di transito, cercando di valorizzare ogni sito di cui disponiamo, armonizzando l’intervento privato con quello pubblico. Continuiamo a ritenere fondamentale il recupero delle aree agricole frazionate come Fabricciane e Torrenuova. Proseguiamo nel sostenere con forza le nostre vocazioni marittime cercando di esprimere concretamente le potenzialità della cantieristica e della nautica, suggeriamo percorsi per sviluppare nuove indispensabili infrastrutture. Siamo convinti che c’è almeno una parte della città che ha capito la necessità di un vero cambiamento, nella mentalità, nella cultura, nella necessità di staccarsi dai vecchi modelli ideologici, e allora non sola assistenza ma temi come il lavoro, il decoro e l’innalzamento del tessuto socio economico. Noi non siamo mai stati quelli del no a prescindere, ma siamo altrettanto consapevoli che senza cambiamento e proposta rischiamo di restare sempre più chiusi nel nostro geografico isolamento.
“LA LISTA CIVICA ASCOLTA PIOMBINO”
Consapevole della vastità dei temi all’ordine del giorno per la ripresa di questo territorio, attualmente giacenti sui vari tavoli degli accordi di programma, ma anche consapevole delle altrettante innumerevoli occasioni a nostra disposizione, che sarebbe opportuno cogliere per la diversificazione dell’intero comprensorio, nella continua ricerca di convergenze con le altre forze politiche moderate e progressiste, presenti in Consiglio Comunale, elenca, al fine di contribuire ad una migliore azione di governo, una serie di criticità da essa rilevate in alcuni atti dell’amministrazione locale.
Elenca inoltre, in coerenza con il proprio programma e alla ricerca di possibili convergenze, una serie di proposte che ritiene necessarie per il rilancio dell’edilizia, del turismo, e della nautica.
Criticità rilevate negli atti di governo locale:
1)Nel merito della revisione generale della pianificazione urbanistica, si ritiene sterile avviare un procedimento per una variante al R.U. a soli tre anni dalla sua scadenza, come intende fare l’Amministrazione Comunale in adeguamento alla L.R. 65. Meglio sarebbe lottare affinché la Regione, in considerazione della nostra appartenenza alle aree di crisi complessa, e all’esigenza quindi di apportare varianti a strumenti urbanistici di più ampio respiro, concedesse una deroga per passare subito al Piano Operativo, previsto dalla stessa legge regionale in luogo del RegolamentoUrbanistico. Perché percorrendo la strada della variante ad un piano con scadenza così ravvicinata, si rischia di non avere tempo per attuare le scelte operate una volta rese esecutive.
Perché è bene ricordare che non è sufficiente modificare il Piano Strutturale per concedere autorizzazioni a costruire, ma le stesse devono necessariamente essere ricomprese nel R.U. o, tanto meglio, sul Piano Operativo che lo sostituisce. E comunque sia, su uno dei due che abbia una prospettiva di più lunga vigenza.
2)Per quanto attienne la realizzazione di nuove infrastruture viarie, necessarie ad eliminare l’isolamento della città, del suo porto, e della sua industria, dal resto del mondo, si deve registrare che, nonostante tutti i buoni propositi manifestati nel presente e nel passato, per concretizzare il prolungamento della SS. 398 fino al porto, poco è stato fatto e poco si è ottenuto per la sua realizzazione. Anche il tracciato definitivo, chiaramente avvantaggiato dalle nuove scelte industriali, deve ancora essere riscritto, come deve essere chiarito con quale strumento e quando renderlo coerente con le destinazioni urbanistiche.
Se nel passato abbiamo sostenuto l’importanza strategica di questa infrastruttura, perché necessaria a una città parzialmente isolata, con le sue attività industriali, artigianali e portuali, adesso che si affacciano nuovi investitori, che ci incoraggiano ad immaginare la nostra città come un coposaldo di una rinnovata “Strada della Seta”, la mancanza di un collegamento con la viabilità nazionale e internazionale si preannuncia drammatica.
Pertanto noi riteniamo che per la ricerca delle necessarie risorse economiche, sia indispensabile intraprendere percorsi che vadano oltre le economie locali tipo SAT ecc., e che sia il caso di manifestare fin da subito, ancor prima dei tavoli preordinati, un approccio specifico tecnico- politico solo per promuovere la fase infrastrutturale. Solo cinque chilometri di una viabilità a quattro corsie che potrebbe impedire, se non realizzata in tempi utili, non solo il futuro del porto e dell’industria, ma anche tutto lo sviluppo della nautica e del suo indotto, perlomeno nelle localizzazioni ufficiali.
Noi abbiamo il dovere di credere nei piani e nei propositi dei nuovi investitori, percui l’idea che un grande flusso di prodotti agro-alimentari provenienti dal nord-africa, appoggi sul porto di Piombino e da lì, debba e possa , proseguire verso tutta l’Europa, ci deve spronare a rendere il tutto possibile e realizzabile. Se così non fosse, come dicevamo, rappresenterebbe una tragedia in termini sociali e politici. Pertanto crediamo di non dover perdere più tempo a spronare il governo perché torni ad essere un soggetto “industriale”, dobbiamo, al contrario, spronarlo a mantenere le sue vere prerogative, e cioè il titolare di tutti gli interventi infrastrutturali strategici della nazione. Quindi il soggetto principale che deve garantire, prima di ogni altra cosa, questo importante raccordo di soli cinque chilometri, in quanto strategico per l’economia di un intero comprensorio e forse di un intero settore regionale.
3)Apprendiamo che presto sarà adottato il piano per l’APEA di Colmata, e che sarà successivamente attuato per stralci e promosso presso l’imprenditoria privata. Procedere con un piano particolareggiato riferito alle sole aree di Colmata, quando quelle della ex Fintecna, praticamente contigue e con la stessa destinazione restano escluse, sia un grosso errore. Queste ultime, acquistate con circa 7 milioni di risorse pubbliche( fra Regione – Comune e poi Autorità Portuale), rischiano così facendo di essere tagliate fuori dal mercato, e di perdere la funzionalità con le altre pur essendo le più vicine alle aree portuali.
Sarebbe stato più logico redigere un piano organico di entrambe le aree, che nell’evidenza delle specifiche peculiarità le rendesse funzionali alla vasta area di reindustrializzazione e, quindi, anche più pertinenti con i futuri bandi della Regione Toscana, che verranno predisposti per l’assegnazione dei 52 milioni relativi al PRRI ( Piano di Riconversione e Riqualificazione Industriale).
4)Riteniamo che una nota critica debba essere spesa proprio sul Piano di Riconversione e Riqualificazione Industriale, in particolare sul tipo di approccio esercitato per la sua redazione. Prima di tutto non saremmo dovuti arrivare a promuovere un territorio come il nostro che di aree disponibili ne ha tante, ma al momento tutte prive di qualsiasi pianificazione attuativa. Secondo, perché una situazione come la nostra dove un’indotto esiste ma non sappiamo come sostenerlo, rende anacronistico ogni tentativo di clonazione. Il giusto approccio risiede nell’onestà culturale, e quindi lavorare nella consapevolezza della realtà. Il tipo di riqualificazione industriale canonica risiede nelle volontà della Cevital che, oltre la “Fabbrica”, propone tutta una serie di logistiche, sulle quali si deve puntare e sperare affinché siano veramente attuate. Tutto il resto, quello che realisticamente è possibile intraprendere sul territorio della Val di Cornia, oltre la rottamazione navale e i già concreti programmi portuali, risiede: prima di tutto, come già precedentemente affermato, nelle concretezze della 398 senza la quale non si va da nessuna parte; successivamente nella vera cantieristica e in tutto l’indotto della nautica, nella quale bisogna credere veramente e non continuare a proporla nei trecento metri per trecento, come attualmente risulta nelle previsioni della Chiusa. Dopo di ché dobbiamo insistere sull’agricoltura, quella propedeutica alla realizzazione di industrie conserviere, industrie utili non solo per l’agricoltura, ma necessarie anche per interrompere quella filiera che al momento preleva tutto il pescato dalle nostre banchine e lo trasporta in Francia e in Spagna. Queste risorse il nostro territorio le ha sempre avute e le ha sempre scartate, perché tronfio della sua monocultura.
5)Anche l’approccio per la riconversione delle aree della centrale termoelettrica di Torre del Sale, come recentemente comunicato dall’Amministrazione, risulta alquanto retorico e anche utopico. L’annuncio dell’interruzione da parte dell’ENEL della produzione di energia e l’abbandono delle relative strutture entro l’anno, deve comportare una più ampia riflessione sulla necessità di utilizzare anche aree che vadano oltre il perimetro stesso della centrale. Avere a disposizione aree già antropizzate con strutture di tipo industriale, compreso un porto come quello di servizio alla ex centrale, deve far riflettere sulla possibilità e sull’opportunità di convergere, in quell’ambito della foce del Fiume Cornia, attività più in sintonia con la tipologia delle strutture abbandonate. Pertanto in considerazione delle caratteristiche del sito in argomento, e della presenza di un porto già a regime, tutto ciò può rappresentare una grande opportunità per concentrarvi il futuro della cantieristica, anche se questo comportasse varianti strutturali fino allo stesso Masterplan.
Per passare alla redazione delle varianti di cui al punto numero uno, il Consiglio Comunale adotterà un’atto di indirizzo per la Giunta, che sicuramente, e giustamente, metterà al primo posto la presa d’atto del nuovo piano industriale, ma cosa dirà e cosa farà per sostenere l’edilizia e il turismo non ci è dato di saperlo.
Pertanto, fermo restando quanto già affermato al punto precedente, per ciò che attiene l’indotto della nautica in foce di Cornia, per gli altri punti come il turismo, l’edilizia e la nautica, l’approccio più sicuro si ritiene possa essere rappresentato da:
Per sostenere l’edilizia
a) Tutti conosciamo cosa sia l’indotto della fabbrica, e quanto sia penalizzato dalla crisi , perché ne sentiamo parlare molto e perché sebra essere l’unica conseguenza diretta del fallimento del ciclo integrale, ma alla maggioranza sfugge quanto sia importante e quanto sia vasto anche quello dell’edilizia. Ebbene, il settore dell’edilizia e il suo indotto sono in crisi molto di più di quello industriale, prima perché in questo settore difficilmente si approda agli ammortizzatori sociali, secondo perché vista la situazione non si realizzano più opere civili, e l’edilizia residenziale ha toccato i minimi storici. Se in generale la crisi dell’edilizia è ovunque, nel caso di Piombino è ancora più sentita, in quanto penalizzata da quella industriale, che ha messo in discussione lo stesso patrimonio edilizio esistente, il quale sta risultando sovradimensionato rispetto ai residenti, a prescindere dalla perdita del potere di acquisto.
Pertanto per il territorio del Comune di Piombino, e in parte per quello dell’intera Val di Cornia, per sostenere l’edilizia ci dovremo orientare su opere che non siano necessariamente residenze o, quanto meno, residenze urbane. Noi abbiamo l’opportunità di trasformare una piaga come quella delle lottizzazioni abusive in una grande risorsa: questo territorio negli ultimi quarant’anni ha subito lottizzazioni abusive di ogni genere, alcune sono state combattute e vinte, ma la maggioranza l’abbiamo dovuta subire per via dei condoni edilizi, sono nate così le vaste aree definite dagli atti comunali ”Zone Agricole Degradate”, rappresentate principalmente, per la loro vastità, da quelle delle Fabbricciane e Torrenova.
Non è certamente questo il documento con il quale approfondire gli aspetti tecnici, e tutte le motivazioni che avrebbero dovuto già da tempo indurre l’Amministrazione ad intervenire per mitigare il degrado ambientale e paesaggistico presenti in dette aree, ma una cosa è certa, le attuali condizioni igienico-sanitarie da sole imporrebbero già interventi radicali di regimazione e trasformazione. Come dicevamo abbiamo l’opportunità di trasformare una piaga in una grande risorsa, e forse potremo essere anche gli unici in Toscana, se intelligenti, che nel rispetto dei piani paesaggistici, migliorano il territorio extraurbano realizzando infrastrutture e nuova edilizia, anche se a basso impatto ambientale.
Per fare questo, e sostituire i brutti manufatti frutto dei condoni edilizi, e recuperare una grossa fetta di territorio sotto il profilo ambientale e paesaggistico, è necessario che queste aree siano sottoposte ad una pianificazione attuativa di iniziativa privata oppure pubblica, con la quale definire prima tutte le opere di urbanizzazione necessarie sotto il profilo infrastrutturale ma, principalmente, necessarie per sopperire all’attuale mancanza di un adeguato smaltimento dei liquami, che rappresenta la vera piaga di questi luoghi. E successivamente definire il grado di intervento ammissibile sui manufatti condonati, anch’essi definibili la piaga del paesaggio. Tutto ciò, come suddetto, oltre a rappresentare un’opportunità per il paesaggio, potrebbe rappresentare anche una grande risorsa per il settore dell’edilizia.
Per sostenere il turismo:
a) Riadottare il Piano Particolareggiato del Parco della Sterpaia, espandendo la presenza turistica verso servizi oltre la balneazione, per attività ludiche e di pernottamento con struture coerenti con il parco e le peculiarità dello stesso;
b)Apportare una variante al Piano Particolareggiato della Costa Urbana e al relativo Piano di Recupero di Marina, per adeguarlo alle nuove esigenze di balneazione e, principalmente, per definire un unico ambito di servizio alla persona, alla balneazione e alla nautica minore e carrellabile, all’interno di un perimetro che comprenda le aree dell’ex Centro Velico, l’intero complesso edilizio di Palazzo Appiani, il vecchio porticciolo mediceo, e tutta l’area del piazzale di alaggio, compreso l’edificio ex Lega Navale. Il tutto reso attualmente improduttivo dall’associazionismo di turno. Mentre con questa soluzione potrebbe diventare un ambito complesso di servizio, e nello stesso tempo un sistema produttivo unico sulla costa toscana a due passi dall’Isola d’Elba, dove in termini di servizi sarebbe possibile trovare il pernottamento, la balneazione attrezzata, servizi alla persona e, principalmente, il noleggio di imbarcazioni e di strutture di servizio per l’ormeggio e la nautica carrellabile. Questo sistema oltre alla propria caratterizzazione e funzionalità, potrebe diventare il volano per l’economia del centro storico e l’occasione per infondere in questa parte urbana, maggiore sicurezza di quanto, al contrario, possa fare l’abbandono, o quasi, dell’edificato urbano;
c) In analogia a quanto sopra, sarebbe opportuno intervenire anche sul Piano Particolareggiato del Parco Archeologico e Naturalistico di Baratti, per apportare una variante nella zona di “Canessa” e del contiguo campo boe. Anche qui, come a Marina, andrebbe sottratto buona parte del campo boe all’uso fai da te, e inserito all’interno di un perimetro che costituisca un’ambito dove, con facilità, si possano erogare servizi alla persona(vedi posti letto),ristorazione,balneazione attrezzata e servizi alla nautica minore, con noleggio di posti barca e imbarcazioni.
Questo ambito, come quello di Marina, caratterizzato dalla dominanza di aree e immobili di proprietà pubblica, potrebbe diventare oggetto di bandi di evidenza pubblica,( in questo caso con la mediazione della Soc. Parchi), e trasformarsi in una risorsa economica per il Comune o la Parchi stessa, oltre che un sistema intelligente per garantire fruibilità delle coste e attrazione turistica. Naturalmente, tanto Marina quanto Baratti, dovrebbero dialogare tra loro e costituire due poli di partenza e di arrivo per le imbarcazioni a noleggio, taxi boat, ecc.
A sostegno della nautica:
Come sostenuto precedentemente, per l’indotto della nautica è bene sfruttare l’opportunità che ci viene concessa dalla dismissione della centrale termoelettrica di Torre del Sale, perché le attuali previsioni presenti nelle aree della Chiusa di Pontedoro, non sono all’occorrenza espandibili, e pertanto non possono garantire certamente il futuro della cantieristica.
Ma anche le stesse previsioni dell’approdo turistico, sempre nell’ambito della Chiusa di Pontedoro, in presenza dei legittimi appetiti industriali, ( laminatoi, forni elettrici, ecc), e di quelli altrettanto legittimi per la rottamazione navale, e per l’approdo di transatlantici, potranno essere messe in discussione. Pertanto c’è da ritenere che, fermo restando il futuro incerto del porto turistico sotto Poggio Batteria, l’unica soluzione praticabile sia rappresentata dall’ampliamento lato est dell’approdo di Salivoli.
Fra gli interventi a sostegno della nautica, e facenti sempre parte della Costa Urbana e del rilancio del sistema produttivo urbano, basato sulle forze imprenditoriali, dove l’intervento pubbico deve limitarsi al consolidamento delle falesie, è necessario inquadrare l’ampliamento dell’approdo di Salivoli.
Dare un senso all’attuale approdo di Salivoli che oggi non ha, significa non solo risolvere tutte le problematicità presenti, dagli scarichi del fosso a quello delle alghe, che hanno trasformato quello che resta della spiaggia in una realtà balneare improponibile.
L’ampliamento ideale che noi proponiamo anche nel nostro programma, che si sviluppa verso le precarie falesie sotto Lungomare Marconi, oltre a dare soluzione alla franosità della costa, potrà risolvere anche le suddette problematiche attraverso i vari usi delle nuove banchine: come la realizzazione di una piscina d’acqua salata con lastrici solari e strutture ludiche, che possono ritenersi alternativa allo stabilimento balneare e alla balneazione in generale, oppure la delocalizzazione dell’attuale ristorante anch’esso sulle nuove banchine, può risultare migliorativa. Anche l’eventuale destinazione residenziale delle attuali cabine balneari, presenti negli edifici prospicienti il mare, può risultare un’accettabile soluzione.
Se i cittadini della Val di Cornia avranno la forza di guardare al mare e alle sue potenzialità inespresse, sostenendo come suddetto la Foce del Cornia e, principalmente il progetto per l’ampliamento dell’approdo di Salivoli, per classificarlo definitivamente “Porto Turistico” passando dagli attuali 500 posti barca fino ai possibili 1.500, avrà colto l’opportunità per consolidare le falesie che stanno franando, per rilanciare l’economia della città e in particolare il ramo immobiliare, per rilanciare l’impresa edile ma, principalmente, avrà colto l’occasione per fare del nostro promontorio uno dei più importanti poli della nautica posto al centro dell’arcipelago toscano.
LISTA CIVICA ASCOLTA PIOMBINO