Il costo dell’energia per una fabbrica che non c’è
PIOMBINO 3 novembre 2015 — Il 5 novembre prossimo è stata indetta a Livorno una manifestazione per la proroga degli ammortizzatori sociali in tutta la Provincia di Livorno (in molte ditte e aziende della provincia siamo vicini alla scadenza) e per sollecitare la riduzione alle fabbriche locali del costo dell’energia, non solo, anche perché questo costo ridotto sia identico nelle varie realtà produttive. Bene, Rifondazione Comunista è favorevole a tale manifestazione, anche se, vogliamo essere precisi, un obiettivo della manifestazione, in questo caso, è la riduzione del costo dell’energia per le aziende e sottolineiamo per le aziende, che saranno le prime beneficiarie dell’eventuale risultato positivo della lotta mentre i lavoratori lo saranno per secondi, se le aziende a quel punto decideranno di implementare la produzione nel nostro sito (cosa che può accadere subito, dopo un po’ o anche mai…). Comunque, ripetiamo, siamo favorevoli e sosteniamo quei lavoratori che decideranno di partecipare, perché il costo dell’energia è un aspetto importante della ripresa industriale.
Appunto, un aspetto, ma non il solo.
Quello che vorremmo evitare da questa indizione di manifestazione è che ciò induca la cittadinanza a pensare che sia unicamente dalla riduzione del costo dell’energia che dipende il futuro della rinascita della nostra fabbrica siderurgica. Ebbene non è cosi. Attualmente noi abbiamo una fabbrica che non c’è. Dopo un anno e mezzo di promesse:
1. non sappiamo chi sono gli interlocutori veri di Aferpi. Si continua a cambiare lo staff direzionale, prima Zambon, adesso Tidjani. Coloro che hanno portato avanti le trattative, firmato protocolli, interloquito con le istituzioni rassicurandole ogni volta (per chi ci credeva..), dalla sera alla mattina vengono fatti fuori. La new entry, dr. Azzi, non è in realtà una new entry, perché già era in azienda e si occupava di settori finanziari. È stato quindi sostituito chi si intendeva di acciaio con chi si intende di economia e finanza. Sarà un bene? Vedremo. Intanto ha già chiesto altri 15 giorni per elaborare un progetto complessivo (ancora??), ma tanto, come dice Rossi, gli operai hanno aspettato tanto, qualche altro giorno possono ancora pazientare…
2. Conseguenza di tutto ciò è l’assenza di un management credibile: cambiando gli organi direzionali continuamente, si può sapere chi è che assume decisioni definitive e quali sono le strategie per la gestione aziendale, gli obiettivi da raggiungere e le azioni per raggiungerli?
3. E ancora, cosa vogliono fare questi signori? Quali sono i tempi di realizzazione del piano industriale nella sua interezza? Quando arriverà il primo (ricordiamo, ne hanno promessi due) forno elettrico? Quando cominceranno le prime azioni per la logistica e l’agro industriale? Quando si avvieranno le bonifiche?
4. L’8 ottobre scorso al MISE sono stati raggiunti accordi precisi in presenza delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali in toto. Bene, vogliamo la realizzazione di quegli accordi.
5. Inoltre la dolente nota del TFR: chiediamo che il Governo vari un Decreto ad hoc per i siti SIN, dato che istituzioni e sindacati non possono fare di più, affinché il TFR venga restituito agli operai, ai quali legittimamente spetta, e dare così reali possibilità di reddito a tutti gli operai Aferpi ed ex Lucchini
Ci chiediamo cosa le istituzioni locali, regionali e nazionali pensano di fare, oltre a farsi rassicurare ogni volta, per sollecitare, sostenere e, soprattutto, controllare, la realizzazione di questo progetto? I bandi che usciranno a gennaio sono legati all’attuazione del progetto di ripresa industriale del territorio, o ci sbagliamo? Allora se non sappiamo, ripetiamo, cosa la proprietà vuole fare, oltre a cambiare dirigenti continuamente, a che servono questi 53 milioni?
Quello di cui c’è bisogno, oltre alla manifestazione di Livorno, è una grande manifestazione qui, a Piombino e nella Val di Cornia , perché si prenda coscienza e consapevolezza che non sta succedendo niente; le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali sulla ripresa della produzione, che apprendiamo anche dalla stampa, sono reali, quindi non basta andare a Livorno per protestare sull’energia, bisogna protestare anche qui su tutto il progetto industriale di Cevital che non sta decollando.
Quello che si spaventa è che Rebrab smonti gli impianti, che ha comprato per 4 soldi, per rimontarli in Brasile, dove presumibilmente le norme sulla sicurezza saranno meno stringenti e i rapporti contrattuali con i lavoratori più favorevoli, e lì produrre acciaio facendo dei bei soldoni. Allora se questo è ciò che ci aspetta, per Rifondazione Comunista è chiaro che, finché non è ripartita la produzione industriale, da qui non si muove nulla e non si smonta un pezzo altrimenti bisogna essere pronti a fare le barricate davvero, e noi , nel caso, chiederemo alla popolazione e ai lavoratori (e noi saremo con loro) azioni proporzionali alla gravità di questo eventuale infausto progetto.
Non possiamo andare avanti con supposizioni e con spostamenti continui delle scadenze. È l’ora che questo Stato si riappropri dei suoi compiti e pensi ad una politica industriale complessiva che comprenda, non solo Taranto, ma anche Piombino che è la seconda realtà siderurgica produttrice di acciaio del nostro Paese.
Rifondazione Comunista Piombino
(Foto di Pino Bertelli)