Il decreto per la Concordia tace sulla Concordia
PIOMBINO 28 aprile 2013 — Era annunciato da mesi il decreto sulla Concordia a Piombino e il decreto legge, sottolineiamo decreto legge che deve essere convertito dal Parlamento, finalmente è arrivato. Proprio all’ultimo tuffo, nella seduta di addio del Governo Monti. Un provvedimento che parla di tutto: dell’emergenza spazzatura a Palermo, degli aiuti ai terremotati dell’Abruzzo, degli incentivi all’Expo e anche – e per fortuna – delle “disposizioni urgenti per il rilancio dell’area di crisi industriale di Piombino”.
Tutto meno che del relitto per il quale, nel testo dell’atto governativo, non si spende una sola parola.
Abbiamo tante volte letto: “E’ fatta: la Concordia verrà a Piombino”, abbiamo udito, senza soste, le rassicurazioni del ministro dell’ambiente Clini, è rimbombata incessante l’eco del canto di vittoria del Governatore Rossi, si è assistito ai frequenti viaggi governativi del sindaco Anselmi, puntualmente riferiti dai media, è venuta voglia a molti di unirsi all’entusiasmo del presidente dell’Autorità portuale Guerrieri. Tutto questo per raccogliere qualcosa che appare oggi un inesorabile viale del tramonto per una speranza e forse anche per l’illusione di qualche anno di lavoro per alcune centinaia di operai. È troppo, fin troppo, probabile ormai, che il relitto non verrà smantellato a Piombino. Lo conferma il buon senso che fino ad oggi ha consigliato la prudenza solo ai pochi che, coltivando la speranza, non hanno comunque abbandonato un saggio scetticismo. Aggrappiamoci pure all’ultimo appiglio, all’estrema remota possibilità ma prendiamo atto, per una volta, che non ci sono i tempi per realizzare entro la fine dell’anno i lavori, ingenti e costosi, necessari a ospitare la nave, che il problema dei finanziamenti è un problema tutto aperto, che ci sarà ancora da lottare per avere a Piombino quel che il decreto, che ci viene proposto, potrebbe offrire.
Vero è che l’entusiasmo per la Concordia a Piombino ha ormai lasciato il posto, nelle consuete esternazioni, a più temperate considerazioni espresse con verbi coniugati al condizionale. Del tipo “Potrebbe venire… Forse verrà…”. E lo stesso presidente Rossi oggi afferma: «..Se i tempi del potenziamento del porto di Piombino e quelli dello spostamento della Concordia coincideranno, bene, altrimenti si troveranno altre soluzioni…». Vero è che un decreto, concepito in prima battuta per finanziare i lavori necessari per ospitare la nave, è diventato altro e di altro ormai si parla. Per l’amor del cielo, problemi importantissimi, forse più urgenti e necessari dello smantellamento di un relitto, ma di certo estranei al dibattito politico solo poche settimane fa.
Leggiamolo questo provvedimento che è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di venerdì 26 aprile, che necessita della conversione in legge dal nuovo parlamento e che è assai distante nei contenuti dal testo dei comunicati-stampa che lo hanno annunciato prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
I primi quattro commi offrono due indicazioni, non poco importanti.
La prima si riferisce al riconoscimento di Piombino “quale area in situazione di crisi industriale complessa”, cioè di un’area dove è presente «una crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull’indotto» o di «una grave crisi di uno specifico settore industriale con elevata specializzazione nel territorio», con la possibilità di applicare la legislazione prevista per arginare le difficoltà del caso. Cosa tutt’altro che da sottovalutare.
La seconda indica che il presidente della Regione Toscana viene nominato commissario straordinario, con i poteri eccezionali che ciò comporta, per “assicurare la realizzazione degli interventi necessari al raggiungimento delle finalità portuale ed ambientali previste dal nuovo Piano regolatore portuale”. Indubbiamente un altro elemento positivo se non altro per superare mille intralci burocratici e favorire una più sollecita realizzazione delle opere.
Qualche problema il decreto lo comincia a porre dal quinto comma che ci introduce al discorso del completamento della statale 398 fino al porto, un’opera sbandierata come essenziale ed effettivamente essenziale. Non premettiamo nulla di nostro, semplicemente riportiamo di seguito il testo integrale di questo comma. Eccolo:
“Al fine di consentire la realizzazione degli interventi infrastrutturali destinati all’area portuale di Piombino, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto il Cipe delibera, ai sensi degli articoli 166 e 167 del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e successive modificazioni, in ordine al progetto definitivo relativo alla bretella di collegamento al porto di Piombino, parte integrante dell’asse autostradale Cecina-Civitavecchia di cui alla delibera 3 agosto 2012, n. 85 pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 27 dicembre 2012, n. 300, unitamente allo schema di atto aggiuntivo alla convenzione unica vigente con allegato il nuovo piano economico finanziario riferito alle attuali tratte in esercizio Livorno- Cecina (Rosignano) e Rosignano‑S. Pietro in Palazzi (lotto1), alla tratta Civitavecchia-Tarquinia (lotto 6A) e alle tratte Ansedonia-Pescia R. (lotto 5A), Pescia R.-Tarquinia (lotto 6B) e alla predetta bretella di Piombino (lotto 7). Tale piano economico finanziario dovrà essere coerente con il piano relativo all’intera opera che dovrà essere sottoposto anch’esso al Cipe e per il quale restano ferme le prescrizioni dettate dal Cipe con delibera n. 78/2010 e 85/2012 in relazione al costo complessivo dell’opera ed all’azzeramento del valore di subentro”.
Di fronte a questo guazzabuglio di indicazioni è fuori luogo azzardare che siamo in alto mare, che ci ritroviamo di nuovo nelle mani dei piani economico-finanziari della SAT e del Cipe, un comitato che deve fare i conti con le casse pubbliche desolatamente vuote, che lo scenario non lascia presagire certezze né sugli esiti, né sui tempi?
Passiamo al comma sei, il penultimo della parte di decreto che interessa Piombino. Anche qui nessuna nostra premessa, solo il testo integrale del provvedimento:
“Per assicurare l’attuazione degli interventi di cui al comma 2 del presente articolo, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l’Autorità portuale di Piombino, la Regione Toscana e il Comune di Piombino stipulano apposito Accordo di Programma Quadro entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto al fine di individuare le risorse destinate agli specifici interventi, anche in deroga ad eventuali diverse finalizzazioni previste dalla normativa vigente, da trasferire all’apposita contabilità speciale intestata al Commissario straordinario di cui all’articolo 1”.
Accordo di Programma Quadro, ancora entro trenta giorni e poi? Anche in questo caso c’è qualcuno che sia in grado di giurare su una qualche certezza (occhio, nel frattempo i vecchi ministri hanno salutato e sono stati tutti sostituiti)? M sopratutto dove sta scritta l’entità dei finanziamenti, tanto sbandierati, a disposizione ? Nessuna traccia, anche se il presidente Rossi annuncia che sono 160 milioni di investimenti pubblici, dello Stato ma anche della Regione e di altri soggetti.
Ciliegina sulla torta, che riguarda proprio i finanziamenti, con il comma finale, il settimo. Eccolo:
“I pagamenti relativi all’attuazione degli interventi di cui al comma 6, finanziati con le risorse statali erogate alla regione Toscana o al comune di Piombino, nel limite di 40,7 milioni di euro, sono esclusi, per l’anno 2013, dai limiti del Patto di Stabilità Interno degli enti per la quota di rispettiva competenza che sarà individuata dal Commissario straordinario e comunicata al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato”.
E’ questo l’unico caso in cui si cita un finanziamento, peraltro infinitamente diverso da quelli apparsi nei comunicati e sulla stampa. E sono “risorse statali erogate”, ovvero già assegnate, e quindi neanche finanziamenti specifici e veri. In realtà si tratta delle risorse già nella disponibilità di comune di Piombino e regione Toscana da alcuni anni e mai utilizzati.
E con questo comma finale si conclude la storia del tanto atteso decreto. Che al di là di tutto alcuni spunti di riflessione, comunque, li fornisce. Primo: sarà il caso di usare d’ora in poi un minimo di prudenza perché di concreto c’è ancora poco e la nostra gente, in grave crisi, ha bisogno di fatti e non di coltivare ulteriori illusioni. Secondo: la Concordia appare ogni giorno di più come una grande sbornia. Speriamo ancora che non sia così, ma se fosse, prendiamo atto che dalla sbornie ci si può riavere purché non si perseveri. Terzo: il decreto non è nulla, anzi è qualcosa da non trascurare; accettiamolo senza illusioni e prepariamoci ad insistere in una battaglia tutta in salita, per trasformarlo dall’enorme scatola vuota quale oggi appare in un concreto aiuto all’economia del comprensorio. Non sarà facile ma, chissà, forse è possibile
Occorre che i parlamentari — Manciulli e c. — presentino integrazioni, correzioni, chiarimenti.
Insistete. Buon lavoro
Francamente non capisco e non mi sembra obiettiva questa analisi.