LA SCONFITTA NON E' FRUTTO DI UN EVENTO ECCEZIONALE E IMPREVEDIBILE

Il gruppo dirigente PD dia le dimissioni e sparisca

· Inserito in Sotto la lente
Gabriele Campinoti

PIOMBINO 13 giug­no 2019 — L’elezione del­l’avvo­ca­to Francesco Fer­rari a sin­da­co di Piom­bi­no non é frut­to di un even­to eccezionale e impreved­i­bile ben­sì l’e­si­to finale di un lento ed inesora­bile degra­do politi­co com­in­ci­a­to quan­do, in pre­vi­sione delle elezioni comu­nali del 2009, in Val di Cor­nia nac­quero le prime liste civiche che rup­pero gli sche­mi tradizion­ali.
Da quel momen­to, com­plice una diri­gen­za sem­pre più miope, imprepara­ta politi­ca­mente ed inca­pace di gestire le novità neg­a­tive che pro­gres­si­va­mente han­no oppres­so il ter­ri­to­rio e la sua popo­lazione, il PD nel 2014 ha per­so il Comune di Suvere­to, mai più recu­per­a­to, con­tem­po­ranea­mente rischi­an­do già allo­ra il bal­lot­tag­gio a Piom­bi­no, evi­ta­to solo gra­zie all’ap­por­to delle forze alleate non dispo­nen­do che del 48% dei con­sen­si elet­torali.
Comune che comunque ha fini­to per con­seg­nare pochi giorni fa al cen­trode­stra.
Nul­la toglien­do allo sfor­zo elet­torale pro­fu­so dal can­dida­to Fer­rari e dai suoi alleati, il PD locale ha commes­so una serie di errori tut­ti evitabili:

  • non ha com­pre­so, pur aven­done ampia pos­si­bil­ità, che la lenta ma con­tin­ua emor­ra­gia di con­sen­si, già vis­i­bile nelle varie prece­den­ti con­sul­tazioni elet­torali, avrebbe por­ta­to con alta prob­a­bil­ità alla perdi­ta di Piom­bi­no;
  • ha cre­ato nel tem­po un ristret­to grup­po diri­gente spes­so autoref­eren­ziale e qua­si mai mer­i­to­crati­co che, nonos­tante con­gres­si medioc­ri, non é mai sta­to real­mente rap­p­re­sen­ta­ti­vo del suo elet­tora­to ed ha bril­la­to preva­len­te­mente per arro­gan­za ed incom­pe­ten­za (si veda per esem­pio la ges­tione del­la vicen­da dei Quartieri).
  • nonos­tante fos­se palese che le comu­nali 2019 sareb­bero state dif­fi­cili e per nul­la scon­tate, invece di orga­niz­zarsi con­seguente­mente in largo anticipo cer­can­do di elim­inare il più pos­si­bile i pun­ti deboli aggred­i­bili dagli avver­sari, lo ha fat­to male, in fret­ta e furia e solo a due mesi dalle elezioni.

Un grup­po diri­gente di tal fat­ta può solo dare le dimis­sioni in bloc­co e sparire defin­i­ti­va­mente dal­la polit­i­ca atti­va locale.
Buon per loro che siamo in Italia e non nel­la Corea del Nord.

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