Il Monte dei Paschi e tante altre cose in Toscana

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pervenuta in redazione

La calamità senese ci costringe ques­ta vol­ta a cam­biare tiro per appro­fondire e con­tes­tu­al­iz­zare la vicen­da Monte Paschi restando in un quadro local­is­ti­co e dato che è dal 1472 che fa ban­ca a Siena e la Cit­tà del Man­gia è in Toscana, provi­amo a rias­sumere tutte le dis­gra­zie che ulti­ma­mente han­no coin­volto la Regione, met­ten­do a dura pro­va l’attenzione e la dis­trazione di chi la Gov­er­na.
Il guaio di Siena com­in­cia con l’Università, sta­to fal­li­menta­re, bal­let­to di cifre, rim­bal­zo di respon­s­abil­ità, in fon­do film già visti se non fos­se che le scene son girate lad­dove si for­mano i nuovi tal­en­ti che oltre­tut­to dan­no lin­fa eco­nom­i­ca alla cit­tà, se non altro con gli affit­ti in chiaro-scuro di stu­den­ti ital­iani ed esteri.
Dopo l’Università cade il Sin­da­co. L’operazione che apre la crisi di Giun­ta si dirà è perigliosa e di uno squallore politi­co uni­co, inde­bolisce tut­to il PD e il tes­su­to civile del­la Regione, mostra lati oscuri che andreb­bero chiar­i­ti. Solite frasi di quan­do il mono­lite perde il con­trol­lo. Come Bep­pone a Bres­cel­lo scrive­va “…ele­men­ti del­la reazione e del Vat­i­cano al sol­do del cap­i­tal­is­mo si sono intru­fo­lati per provo­care con­fu­sione e dis­or­di­ni…” Comunque il Sin­da­co va a casa e non si sa se tor­na. Arri­va il Com­mis­sario Stra­or­di­nario, un film mai vis­to pri­ma nel­la cit­tà del Palio.
Ora toc­ca alla Ban­ca delle Banche: il Monte dal cuore grande che tut­ti aiu­ta e tut­ti soc­corre, nat­u­ral­mente quan­do sono seg­nalati. Il Monte, a parte il meteo, con­diziona ogni respiro del­la cit­tà. Il Monte ero­ga, spon­soriz­za, assume, pro­muove e per inter­poste fig­ure legifera. Siena, gioiel­lo d’arte e di cul­tura, di saperi e Sapori, del Palio dell’Assunta e del Palio di Proven­zano, dell’assistenza con il pri­mo Ospedale del San­ta Maria del­la Scala, cit­tà di fig­ure schi­ette e nobili come Ace­to e Omar Cal­abrese, una cit­tà ghi­bel­li­na di poco con­to che gra­zie ai mer­ce­nari tedeschi degli Hohen­staufen e al tradi­men­to di Boc­ca degli Abati, scon­fisse sono­ra­mente nien­te­meno che la Guelfa e potente Firen­ze tra le colline di Mon­teaper­ti e lo sten­to cor­so dell’Arbia; ebbene Siena è iso­la­ta dal mon­do se non per un’ Autopalio da 90 kmh e per una fer­rovia con un solo bina­rio sen­za cor­rente. Dal cielo meglio non scen­dere su Ampug­nano per­ché si atter­ra solo per dis­gra­zie. C’è chi sostiene che sia il Monte a chieder­lo.
Nel civi­co Palaz­zo che vide la cat­tive­ria di Nel­lo Pag­noc­ch­eschi e la sfor­tu­na­ta sto­ria di Pia Tolomei, anche l’affresco di Ambro­gio Loren­zetti, la Cit­tà del Buon­gover­no, sem­bra spen­to e riv­olto al suo Autore par dire: “ma non pote­vi scegliere un pos­to diver­so per las­cia­r­mi”.
Pas­si­amo oltre. Il buco dell’Asl di Mas­sa ogni vol­ta si ram­men­ta ingran­disce. Non si sa anco­ra chi lo ha fat­to ma in fon­do un amman­co è anche utile per­ché se tut­to andasse bene, par­rebbe fin­to. Il difet­to a volte è la man­u­al­ità di un arti­giano venu­to male. Vi sovviene la Soci­età Quadra a Firen­ze, lì mi par di ricor­dare che fos­se il capogrup­po del PD, ma più nes­suno ne par­la e tal des­ti­no sem­bra atten­dere anche le con­clu­sioni del­la plur­in­quisi­ta area di Castel­lo.
Andi­amo avan­ti. L’attraversamento sot­ter­ra­neo di Firen­ze bloc­ca­to e la tal­pa seques­tra­ta. Uno più, uno meno sono 31 inda­gati, uno scherzet­to da qualche mil­iar­do di euro. Cor­ruzione e barat­te­ria a dan­no del­la sicurez­za col­let­ti­va. Le opere van­no real­iz­zate, sia ques­ta, come un ponte sicuro sull’Albegna e pure una cen­trale nucleare, ma oltre ai sol­di i cit­ta­di­ni affi­dano la pro­pria sicurez­za a gente che lavo­ra con il portafoglio e non con tes­ta e cuore.
Cer­chi­amo di chi­ud­ere. Siamo alla Caina, il pun­to più crudele dell’inferno: il lago di ghi­ac­cio per il più infame dei reati e la più nefas­ta dis­trazione dei pub­bli­ci poteri. L’abuso psi­co­logi­co e ses­suale su esseri umani, minori e mino­rati con ogni aggra­vante. Basterebbe una dichiarazione di aver avu­to respon­s­abil­ità al Forte­to nel Mugel­lo per­ché Minosse ti spedis­ca nel pun­to più pro­fon­do dell’inferno dan­tesco. Dal Forte­to dopo il 1985 sono pas­sati i migliori cervel­li e le teste d’uovo del cen­tro sin­is­tra, vi si sono fat­te aper­ture di cam­pagne elet­torali region­ali e nazion­ali, nel col­cos sovi­eti­co del­la fil­iera cor­ta basa­ta sulle lacrime e sul dolore tra moz­zarelle e pecori­no. Il voto come la pecu­nia, “non olet”. Quelle stanze dell’orrore diven­tano depan­dances di un mod­er­no cam­po di con­cen­tra­men­to. Che dovete far vis­itare anche ai gio­vani. Nes­sun politi­co ave­va vis­to nul­la, da Di Pietro alla Bin­di: l’elenco degli altri è sui quo­tid­i­ani. Ver­gogna. Ma in ques­ta Regione l’opposizione esiste?

Raf­fael­lo Mascetti

 

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