Il “canile minimo” del Comune è proprio “minimo”
PIOMBINO 8 maggio 2018 – Tra il fango di questi giorni di pioggia e senza che la vista venga minimamente impedita dalla vegetazione che, nella zona, non conosce alberi, arbusti e neanche cespugli, a Montegemoli si può iniziare a osservare il canile del Comune di Piombino. La nuova struttura non è ancora ultimata e, spulciando il progetto, si può anche pensare che il cantiere non venga chiuso domani. Comunque l’essenziale è già in mostra e la visione non è affatto bella. Lo hanno decisamente evidenziato le associazioni amiche dei cani, la lista civica “Un’Altra Piombino”, diversi semplici cittadini che hanno a cuore le sorti di Fido.
Una prima riunione si è tenuta nella sede del quartiere Populonia, un’altra è prevista, con l’assessore ai lavori Claudio Capuano, nella saletta rossa del Comune per le 15 di venerdì 11 maggio. Da giorni, infine, l’argomento tiene banco sui social network.
Per la cronaca il nuovo canile occupa un’area caratterizzata da due particelle catastali adiacenti nel Comune di Piombino per settemila metri quadrati complessivi nella zona Pip di Montegemoli, tra l’edificio della Cooperativa giovanile del lavoro a sud e il capannone della società Logistic Shipping Tuscany a nord. Lo costeggiano due canali a sud ed ovest, coperti di vegetazione spontanea e pronti da tempo per una qualche attività di manutenzione che per ora non è arrivata.
Su questi 7.000 metri quadrati saranno realizzate opere, a beneficio dei cani, per 5.400 metri quadrati. In particolare 45 gabbiette per gli animali e quattro strutture prefabbricate (la maggiore di 15 metri quadrati) per ospitare un magazzino, la cucina, gli spogliatoi e i servizi igienici per il personale. Non anche un ambulatorio ritenuto inutile in presenza di una convenzione tra l’Enpa e un medico veterinario del luogo. Per la sgambatura dei cani sono previsti sette spazi per circa 30 metri quadrati ognuno, posti nella zona nord e tre nella zona sud (circa 60 metri quadrati). Per ogni cane il progetto indica una superficie disponibile di otto metri quadrati, quatto metri di lunghezza per due di larghezza sui quali insistono le porte di apertura dei box.
Il costo dell’opera, come da delibera del consiglio comunale, è stato indicato in 600mila euro di cui 460mila per le opere (compresi 14 mila 108,48 euro per oneri relativi ai piani di sicurezza) e 140mila per somme a disposizione dell’amministrazione comprendenti Iva, lavori in economia, imprevisti
Come si sa il canile è nato in piena emergenza come conseguenza di una decisione della magistratura di cui Stile libero ha scritto a lungo; è stato poi definito “Canile minimo”, in quanto costituito dalle “opere strettamente necessarie a permettere l’insediamento degli animali” (ovvero i 45 costretti a lasciare il vecchio canile), ha avuto l’approvazione a maggioranza (favorevoli Pd – Sinistra per Piombino – Spirito Libero) nel consiglio comunale il 29 giugno 2017, previa una variante al piano degli insediamenti produttivi di Montegemoli. Infine ognuno può analizzare il progetto se ha lo stomaco di spulciare 53 allegati elaborati a corredo dell’opera che, secondo un cronoprogramma chiaramente indicato, doveva essere terminata il 21 novembre 2017. Tuttavia già sul Tirreno del 12 febbraio 2018, l’assessore ai lavori pubblici Capuano fece conoscere una nuova scadenza: “fine marzo 2018”. Ma, un mese dopo, nell’edizione del giornale livornese del 27 marzo 2018, lo stesso amministratore informò di un nuovo slittamento: “Fine aprile 2018”. Per poi ritornare sulla questione (edizione del Tirreno del primo maggio scorso) e aggiornare di nuovo la scadenza: “15 maggio”.
A questo punto è facile prevedere che si andrà anche oltre e forse anche assai oltre. I cani, ospitati originariamente nei box dei Macelli oggi per lo più sono stati appoggiati in un canile di Campagnatico.
E non tutto di certo potrà essere addebitato al meteo non fosse altro perché, dalla prima indicazione di fine lavori (21 novembre 2017) all’ultimo pronunciamento di Capuano (1 maggio 2018), sono trascorsi 161 giorni (di ritardo) durante i quali si sono normalmente visti nuvole e sole e non certo il diluvio universale. Va da sé che il terreno argilloso dell’area del nuovo canile non ha giovato all’esecuzione delle opere ma questo deficit di certo non mancherà di avere effetti anche più duraturi in seguito, quando la struttura entrerà in funzione. La zona è quella che è (pericolosità geologica “media” e pericolosità idraulica “elevata” per la presenza del Cornia”) e non sarà certo facile liberarsi dal fango nei giorni di pioggia malgrado che nel progetto si scriva: “… si prevede un imbonimento del terreno per la zona che concerne la viabilità interna, i parcheggi, gli spazi di manovra e tutte le dotazioni del canile che fanno capo ad un’area di dimensioni 30 per 62 metri, ovvero una superficie di 1.860 metri quadrati, oltre i 130 metri quadrati di viabilità. Le opere consistono nello scotico del piano di campagna per uno spessore di 20 centimetri e nella realizzazione di un rilevato del tipo stradale compattato con idonei rulli e di uno strato di stabilizzato per uno spessore complessivo di circa 60 centimetri, al fine di migliorare la portata del terreno. Tutta la restante area sarà tenuta a prato per un superficie pari a 3.400 metri quadrati che corrisponde a più del 50 per cento del lotto del canile, senza considerare la fascia perimetrale esterna a verde lasciata libera per la manutenzione da parte del Consorzio di bonifica…”.
Per la cronaca al momento non c’è traccia nell’area del canile di “scotichi” del piano di campagna, rilevati compattati di spessore complessivo di 60 centimetri e meno che mai di prati che, come è risaputo, non crescono in un giorno.
Né c’è traccia del “filare di platani posti ad interasse di sei metri, intervallati da una siepe sempreverde di tipo Cupressus Ciparis, che creerà un filtro verde tra la strada comunale e piano ed il canile”. Una piantumazione prevista dai progettisti i quali hanno scelto “il platano in quanto pianta caducifoglie, resistente, dal fusto dritto che raggiunge facilmente i 30–40 metri di altezza e, essendo previsto lungo il lato sud, durante i mesi estivi potrà portare ombra e frescura, mentre in inverno rimanendo completamente spoglio, permetterà ai raggi solari di penetrare”.
Anche supponendo che questi platani ce la mettano tutta per soddisfare la loro funzione di termoconvettore naturale, va detto che essi, per arrivare alle altezze indicate, magari impiegheranno alcuni annetti duranti i quali è prevedibile che le stagioni calde e quelle fredde si susseguano come è sempre stato. Con i cani in ovvia attesa di stufe o ventilatori.
Forse memore anche della scottatura del vecchio Canile dei Macelli, conseguente al disagio acustico provocato dall’abbaiare dei cani, il Comune ha giustamente previsto uno studio acustico se non altro per non andare incontro ad altri problemi legati al rumore. Vero è che la zona ha caratteristiche molto diverse da quella dei Macelli ma non si sa mai.
Fa indubbiamente sorridere i profani ma si capisce che un parametro di valutazione andava introdotto per misurare, con criteri attendibili, il rumore prodotto dall’abbaiare dei cani.
Così nell’apposito studio si dice che “Per una valutazione equilibrata, ma cautelativa per i recettori (cioè di chi è costretto ad ascoltare i latrati), è stato ipotizzato che gli animali abbaino tutti contemporaneamente, per metà del tempo del periodo diurno e notturno”. Con questo scenario: otto ore di abbaio tutti insieme di giorno e quattro di notte.
Al termine di una valutazione sui ricettori sia di giorno (abitazioni e industrie) e di notte (solo abitazioni) il bilancio è stato confortante: “I risultati delle misure e dei calcoli effettuati portano a concludere che, in merito all’insediamento del futuro Canile Rifugio, siano rispettati tutti i limiti previsti dalla normativa vigente. Tali conclusioni sono valide nella situazione di clima acustico così come si presenta allo stato attuale e per la tipologia di attività in questione, pari a quella sopra riportata”.
In ogni caso, per limitare il rumore è stato previsto un rivestimento delle gabbie dei cani con pannelli fonoassorbenti di misura variabile (altezza totale nelle parti posteriori della gabbie dei cani, più basse nei tramezzi tra i box).
Attualmente, da quel che è possibile osservare dall’esterno, i pannelli fonoassorbenti delle partiti posteriori sono stati sistemati.
Quel che appare sono due teorie affiancate e parallele di box, una di 26 e altra di 19 gabbiette, le cui aperture convergono tutte su una sorta di viale centrale largo 3,5 metri che ha al centro una canaletta concepita per raccogliere le acque provenienti dai box durante il loro lavaggio. Sembrerebbero in corso le opere di collegamento della canaletta alla rete fognaria principale.
Il risultato complessivo da quel che appare è quello di una struttura molto chiusa, con box che, sicuramente fonoassorbenti, sembrerebbero comunque non garantire un riparo dal freddo nell’inverno e soprattutto dal caldo dell’estate, considerata anche l’assoluta assenza di verde.
Nella loro relazione tecnico illustrativa i progettisti scrivono: “La proposta progettuale è stata redatta con l’obbiettivo di contenere i costi relativi alle parti edilizie per privilegiare le dotazioni proprie del canile, quali gabbie e recinti; per questo motivo ed anche per limitare i tempio di costruzione, si è scelto di standardizzare il più possibili i moduli che compongono gabbie e recinti ma anche di realizzare quelli che sono i locali a servizio del canile, quali cucina, magazzino, servizi igienici e spogliatoio, mediante strutture prefabbricate preassemblate e già dotate di quanto richiesta dalla normativa”.
A giudizio delle associazioni del settore non pare che il privilegio per le dotazioni proprie del canile abbia sortito effetti positivi. Mentre è oggettivo il rilievo che, ad oggi e nonostante le esigenze di “limitare i tempi di costruzione”, i prefabbricati per magazzino, cucina, spogliatoi e servizi non sono stati ancora montati.
Nella sua dichiarazione al Tirreno del primo maggio scorso l’assessore Claudio Capuano ha avuto modo di sottolineare: “Abbiamo convocato le associazioni per l’11 maggio, alle 15, alla saletta rossa. Nell’occasione i tecnici mostreranno l’avanzamento dei lavori, i dettagli del progetto, oltre a rispondere a domande. Non solo. Siamo ben disposti a ricevere suggerimenti, perché lo ricordo ancora una volta: la struttura di Montegemoli è un canile minimo, fatto in fretta e furia per rispondere alla necessità di spostare i cani dopo la causa persa dal Comune. L’area scelta però è grande e lascia qualsiasi possibilità per ampliamenti e miglioramenti. La vegetazione? Posso già dire che non mancherà. Non so se ci saranno alberi veri e propri o vegetazione tipo recinzione in grado di garantire aree fresche, ma per noi questa è una priorità”.
Chiaramente qualcosa di diverso rispetto al “virgolettato”, mai smentito e attribuito all’assessore il 12 febbraio scorso quando il giornale scrisse: “… Per il resto (ndr: Capuano si riferiva al primo ritardo) sta andando tutto come da programma ed è tecnicamente perfetto tanto che il risultato sarà identico al progetto iniziale…”.
Il riconoscere oggi qualche magagna può essere condizione, in vista dell’incontro con le associazioni, per predisporre rimediucci, non facili ma forse in qualche modo possibili, in un’ ottica di buona volontà e nell’interesse di animali che non chiedono mai, danno molto e, fosse anche solo per questo, devono poter vivere in condizioni normali. Come civiltà impone.