Quando si dimentica il rispetto delle regole
PIOMBINO 10 ottobre 2015 — Ciò che è successo in Consiglio comunale a Piombino dove con un voto contrario il Partito democratico ha impedito la ratifica della nuova composizione dei consigli di quartiere è gravissimo.
La storia è nota: si trattava di prendere atto di una sentenza del Tribunale regionale amministrativo che aveva rigettato un marchingegno, meglio dire un obbrobrio, giuridico precedentemente approvato dalla maggioranza per ovviare al non rispetto dei tempi di designazione dei componenti i consigli di quartiere da parte sempre del Pd.
La gravità sta nel fatto che prima il Pd ha approvato una decisione lontana anni luce dalla correttezza giuridica e poi non ha voluto prendere atto di una sentenza che l’aveva rigettata.
La gravità, è questo che vogliamo mettere in luce, non è solo nello specifico problema e nello specifico fatto quanto nel ripetersi di decisioni ed atteggiamenti che hanno come comun denominatore il non rispetto di regole e leggi, cioè del fondamento della democrazia.
Citiamo tre comportamenti significativi.
Non molto tempo fa l’elezione di due consiglieri di amministrazione di due partecipate in contrasto con la legge Madia, avvenuta addirittura la seconda quando la regola era stata chiarissimamente esposta e illustrata coram populi.
E poi l’abitudine prolungatasi per anni di non applicazione del regolamento sulle partecipate, regolamento che lo stesso consiglio comunale si era dato, tale da impedire un puntuale controllo di quelle aziende pubbliche da parte almeno di tutti i consiglieri comunali.
E ancora l’episodio di qualche anno fa quando pur di non far diventare un consigliere comunale, uscito dal Pd, capogruppo del gruppo misto si modificò un regolamento prima di modificare nello Statuto comunale la stessa norma.
Come si vede si trattava e si tratta di regole indubitabili ma sembra che nel Dna del Pd locale il principio del loro rispetto proprio non ci sia e su questo ci sia purtroppo una continuità negativa assoluta.
E sembra che nel Pd sia presente anche un altro gene, quello costituito dal fatto che quando si è a corto di argomentazioni e si è in maggioranza si fanno contare i numeri a prescindere dal confronto e dall’evidenza dei fatti.
È un gene politico che dovrebbe essere sempre assente ma evidentemente così non è. E non è una bella cosa.
Questo potrebbe bastare e non sarebbe nemmeno necessario né usare parole forti né rifarci alla lezione di esperienze passate italiane e non ben più gravi. Ma siccome la motivazione addotta dal Pd a giustificazione del voto contrario chiama in causa un’esigenza politica di rappresentanza dello stesso Pd nei quartieri, resa impossibile dall’esecuzione della sentenza del Tar, vale la pena di ricordare che non si dà rappresentanza in contrasto con le regole e sarebbe ben curioso che potesse avvenire il contrario. Meglio prima applicare le regole e poi affrontare il problema politico, non l’inverso.
Un corollario dimostra ulteriormente a quali conseguenze arriva il non rispetto delle regole. Sulla deliberazione presentata dall’assessora Pellegrini oltre al voto favorevole dell’intera opposizione ed al voto contrario del Pd si sono avute quattro astensioni espresse dalle forze politiche alleate del Pd, da un consigliere del Pd e dal sindaco. Sì dal sindaco, lo ripetiamo. Siccome non può essere considerato normale il verificarsi di una simile situazione, che si manifesta quando è in gioco il rispetto delle regole e il campo da gioco è costituito dal Consiglio comunale, fermarsi e riflettere un poco forse sarebbe molto utile.
Alla città soprattutto.