Tra le novità, le oscurità e le lacune del PD
PIOMBINO 14 dicembre 2013 — Dopo l’elezione diretta dei segretari territoriali, comunali e di circolo il partito democratico della Val di Cornia e dell’Isola d’Elba ha approvato un primo documento programmatico che, sembra di capire dalla sua lettura, è il primo passo di un percorso che porterà ad un progetto di governo del territorio, tessuto unificante per i programmi elettorali dei singoli comuni. È dunque un documento importante su cui vale la pena di spendere qualche parola. Già il fatto che esista con questo fine è fatto positivo perché supera un costume di stucchevole retorica e prosopopea che va per la maggiore da alcuni anni. Anche lo stile è in controtendenza con questa deleteria moda ed è una buona cosa dal punto di vista politico più che stilistico. Dentro troviamo novità, oscurità e lacune. Vale la pena di parlarne sia pur parzialmente e sinteticamente.
Si ammette implicitamente che l’organizzazione sanitaria non è adeguata e si pone l’obiettivo di realizzare per la Val di Cornia un presidio ospedaliero più moderno, raggiungibile da un territorio ampio e capace di rispondere alle esigenze sanitarie di un bacino più largo di utenza rispetto all’attuale Ospedale di Villa marina. Nel frattempo si punta ad un dialogo tra le strutture ospedaliere ed in particolare tra quelle di Piombino e dell’ isola d’Elba. Sembra insomma di capire che è abbandonata l’ipotesi di un nuovo ospedale per la Val di Cornia e le colline metallifere sulla cui bontà si era giurato e spergiurato senza peraltro fare alcunché. Anche se non detta chiarissimamente si tratta di una buona cosa.
Così come è buona cosa la rinuncia definitiva al passaggio di Piombino nella provincia di Grosseto a favore di un rilancio di una politica unitaria della Val di Cornia. Sembra di capire che dal punto di vista istituzionale questo significa il rilancio dell’obiettivo di costruzione di una Unione comunale (abbandonata dunque anche l’idea del Comune unico) anche se qualche successiva polemica sanvincenziana ha messo in discussione questa lettura. In questo caso, vista le bizzarre vicende passate fatte di silenzi prolungati e di firme istituzionali in testa a petizioni popolari, l’assoluta chiarezza diventa indispensabile.
Si affossa l’ipotesi di annullare la società dei parchi in un ente parco regionale e si dichiara scelta fondamentale il rilancio della società. Anzi, qui si sprecano perfino le ripetizioni per tornare ad uno dei motivi fondanti che stavano alla base della costruzione della società dei parchi e cioè la sua natura imprenditoriale basata sull’economia della cultura. L’asino cade, ed è un peccato, quando contemporaneamente si ipotizza l’allargamento della compagine azionarie pubblica che è ipotesi in contraddizione con il fine riaffermato. Evidentemente non si vuole affrontare il tema della possibile
privatizzazione e questo è un limite che diventa più forte nel momento in cui emerge una delle lacune maggiori del documento: il fatto che non si affronti il tema delle società partecipate dai comuni da un lato e dell’interferenza tra attività di servizio pubblico e attività imprenditoriale in spazi che dovrebbero essere di mercato dall’altro, situazione che costituisce un buco nero non da poco nella situazione istituzionale ed economica della Val di Cornia. La patrimoniale di Piombino, l’Asiu e la TAP ne sono esempi eclatanti e costituiscono esempi ben più preoccupanti della Parchi.
Ed infine le questioni dell’industria e del rilancio produttivo della Val di Cornia in pendenza della crisi della siderurgia. Ripetizioni si uniscono a spunti nuovi ed interessanti. È interessante l’ammissione che il pubblico può svolgere un ruolo che non si esaurisca nella pur necessaria ricerca di finanziamenti pubblici, orientandosi sulle condizioni competitive per gli investimenti, Si sarebbe potuto aggiungere che ciò è anche dimostrato dalle ripetute dichiarazioni di finanziamenti pubblici ottenuti poi cadute miseramente, ma in ogni caso l’ammissione è politicamente importante perché sposta radicalmente e positivamente la funzione delle istituzioni facendo assumere loro non il ruolo di distributrici di denari, anche quando non ci sono, ma di agenti di creazione di condizioni ed opportunità. Non è cosa da poco. Peccato poi che il trascinamento del passato faccia apparire l’obiettivo “della tenuta in marcia dell’altoforno durante la costruzione concreta degli scenari futuri” il che vorrebbe dire, nella migliore delle ipotesi, per qualche anno e la cosa è impossibile. Conti non fatti che non sciolgono nodi che si scioglieranno comunque da soli e non in maniera positiva se non apertamente, sinceramente e realisticamente guidati. Succede anche nel momento in cui si riafferma l’iniziativa del Comune di Piombino e della Regione per individuare Piombino come possibile sito europeo per la rottamazione delle navi ma si ritiene indispensabile, una volta raggiunta una proposta progettuale precisa, l’apertura di una discussione sugli aspetti produttivi, ambientali e di integrazione con il modello di sviluppo del territorio. Il che significa, pare di capire, che acquisita la consapevolezza che la Costa Concordia non arriverà e visto che la Regione prima o poi farà degli approfondimenti progettuali è il caso di prendersi del tempo per approfondire un po’ le cose.
Non si affrontano minimamente argomenti corposi come le questioni dell’energia, dell’allungamento della vita o dell’immigrazione ed altri ancora ma il PD avrà tempo per affrontarli. È ciò che sta dietro e motiva le singole scelte, anche solo quelle esplicitate, che è ancora più importante, la visione politica insomma. Sullo sfondo si colloca infatti una affermazione sulla situazione economica del territorio di grande rilievo e cioè la constatazione che “siamo di fronte ad un passaggio cruciale che a differenza delle crisi del passato non si riduce ad una ristrutturazione aziendale, ma affonda le radici in un vero e proprio cambiamento del modello produttivo”. Pare di capire che si ha la convinzione che un equilibrio è saltato completamente e che un nuovo equilibrio non si può creare senza mettere radicalmente in discussione le condizioni su cui quello vecchio si era retto. Non si dice esplicitamente ma la strada è aperta per arrivare a stabilire che pensare di risolvere i problemi basandosi sulla spesa pubblica che in un modo o nell’altro ha retto per tanti anni, prima e dopo la privatizzazione, anche la siderurgia, ma anche tanta occupazione in settori diversi, è proprio fuori luogo e comunque non più possibile. Non ne esistono più le condizioni e questo cambia radicalmente la stessa funzione delle istituzioni pubbliche alle quali occorre richiedere sia di qualificare la loro funzione d’ indirizzo sia di selezionare fortissimamente i propri campi d’intervento. Chissà se il PD vorrà fare questo ulteriore passo che prima che un significato economico ne ha uno prevalentemente politico. E di non poco conto. Ma c’è poco da fare: hic Rhodus hic salta. Averne dato lo spunto è comunque un merito perché almeno c’è qualcosa su cui discutere e questo è molto apprezzabile ed importante perché vuol dire che qualcosa si è spostato dalla situazione stagnante nella quale il punto era solo quello di lasciare indisturbato il manovratore nell’assoluto silenzio. Un silenzio assordante.