Il rugby si gioca anche nel carcere di Porto Azzurro
L’ A.S.D. Etruria Rugby di Piombino nasce nel 1969 per iniziativa di un piccolo gruppo di appassionati, tra cui David Hart, inglese d’origine ma Piombinese di adozione. Passano molti anni e la Società cresce in termini di iscritti, si passa infatti da poco più di 20 atleti nel 1969 ai circa 300 attuali, ai quali vanno aggiunti i membri del consiglio, tecnici, genitori fattivamente impegnati nella gestione societaria.
Ad oggi vengono coinvolte circa 450 persone con squadre giovanili dalla under 6 alla under 20, 2 squadre seniores maschili e da questo anno anche una squadra femminile.
Ma il movimento rugbystico locale non si esaurisce con l’impegno sportivo; dal rugby arrivano spesso messaggi educativi e di integrazione. L’ Etruria Rugby Piombino si è impegnata negli scorsi anni in alcuni progetti a favore del sociale che hanno interessato più di 800 ragazzi delle scuole medie della nostra città: “Rugby Scuola Alimentazione” e “Rugby Scuola Integrazione”. Il primo per educare i ragazzi ad una corretta alimentazione, il secondo per dare uno strumento ulteriore all’integrazione di ragazzi di origine non italiana .
Dallo scorso anno è in atto nell Carcere di Porto Azzurro il progetto “Palla difettosa” .
Il progetto ha iniziato il proprio percorso dall’idea dell’educatore Paolo Madonni che, insieme a Massimo Mansani e Marcello Serra ex giocatori, ha cominciato, con la collaborazione della direzione del carcere, a spiegare le regole e a giocare a rugby con i detenuti. Il progetto è arrivato a coinvolgere 25/30 ragazzi di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Lo scorso anno gli incontri erano limitati a uno a settimana, ma per la prossima stagione potrebbero diventare due.
Spesso il concetto di carcere come riabilitazione viene dimenticato; Palla difettosa tende a dare una mano a uomini che hanno solo bisogno di un’altra opportunità per dimostrare la voglia di riscatto sociale.
E’ uno sport, il rugby, che potrebbe apparire agli occhi di un profano, un guazzabuglio di botte e violenza, ma in realtà riesce ad offrire nuovi ponti di collegamento alla dignità umana. E’ sorprendente quanto l’onore di appartenere ad un gruppo che suda, soffre e gioisce insieme, unito dai valori di uno sport , possa donare speranza anche a chi vive il dramma del carcere.
Il rugby è uno sport di grande agonismo, dove si gioca fino all’ultimo minuto, ma vincere e perdere hanno lo stesso significato, è uno sport dove le regole ferree impongono una disciplina esemplare, che impone essa stessa un comportamento leale. Il fair-play, inteso come amicizia, solidarietà, rispetto delle regole, delle decisioni arbitrali e della superiorità dell’avversario. fa parte delle regole e insegna a diventare uomini leali e cittadini migliori.
Il rugby ha unito un paese come il Sudafrica, traghettandolo fuori dall’apartheid, può essere anche uno degli strumenti per ridare dignità ai detenuti, alleviare la vita carceraria e, per il futuro, favorire un miglior inserimento nella società civile.
(foto di Riccardo Marzucchi)