Impedimenti per la rimozione dei cumuli di rifiuti?

· Inserito in Lettere
pervenuta in redazione

PIOMBINO 20 dicem­bre 2018 —  Di segui­to l’in­ter­rogazione di Rossel­la Muroni (nel­la foto in alto a sin­is­tra, ndr) sul­la ques­tione delle boni­fiche a Piom­bi­no. Rossel­la Muroni, ex Pres­i­dente nazionale Legam­bi­ente  è iscrit­ta la grup­po par­la­mentare Liberi e uguali. È com­po­nente del­la VIII Com­mis­sione (ambi­ente, ter­ri­to­rio, lavori pub­bli­ci) e del­la Com­mis­sione par­la­mentare di inchi­es­ta sulle attiv­ità ille­cite con­nesse al ciclo dei rifiu­ti e su illeciti ambi­en­tali ad esse cor­re­lati.

Al Min­istro del­l’am­bi­ente e del­la tutela del ter­ri­to­rio e del mare. — Per sapere – pre­mes­so che:

   Legam­bi­ente da molti anni si inter­es­sa al prob­le­ma dei rifiu­ti indus­tri­ali prodot­ti in tut­ti questi anni dal­lo sta­bil­i­men­to siderur­gi­co di Piom­bi­no e del­l’in­quina­men­to prodot­to da questi scar­ti delle lavo­razioni del­l’ac­ciaio. Il sito di Piom­bi­no è sta­to indi­vid­u­a­to come sito di bonifi­ca di inter­esse nazionale (Sin) ai sen­si del­l’ar­ti­co­lo 1, com­ma 4, del­la legge n. 426 del 1998;

   la super­fi­cie del ter­reno indus­tri­ale, cir­ca 900 ettari, ha rice­vu­to, negli oltre cen­to anni del­la vita del­la fab­bri­ca, mil­ioni di metri cubi di rifiu­ti che sono in parte servi­ti come mate­ri­ale per il rit­o­mba­men­to di aree mor­fo­logi­ca­mente depresse e che ulte­ri­or­mente è sta­to ammas­sato in enor­mi cumuli nelle aree libere dai capan­noni indus­tri­ali ed infra­strut­ture;

   le quan­tità di questi rifiu­ti sono enor­mi e l’azien­da siderur­gi­ca Afer­pi sta con­tin­uan­do a pro­durre rifiu­ti. Solo come esem­pio nel­l’area seques­tra­ta dal­la mag­i­s­tratu­ra dopo un’indagine del­la Guardia di finan­za nel 2007 era­no sti­pati oltre 600.000 metri cubi di mate­ri­ali; sono suc­ces­si­va­mente segui­ti sequestri di altre aree con ingen­ti quan­tità di rifiu­ti spe­ciali;

   si è di fronte ad una enorme quan­tità di rifiu­ti che in parte potrebbe essere rici­cla­ta con impianti che già esistono sul ter­ri­to­rio e che han­no bisog­no di essere ristrut­turati e adeguati, di pro­pri­età del­l’azien­da pub­bli­co pri­va­ta «RIMa­te­ria». Altri impianti potreb­bero essere real­iz­za­ti con il fine ulti­mo di avviare un reale sis­tema vir­tu­oso di econo­mia cir­co­lare;

   quel­lo che non è pos­si­bile rici­clare potrebbe essere con­fer­i­to nel­la dis­car­i­ca sem­pre di RIMa­te­ria pos­ta all’in­ter­no del perimetro indus­tri­ale e i rifiu­ti peri­colosi potreb­bero essere trat­tati per ren­der­li non reat­tivi e mes­si in dis­car­i­ca o smalti­ti altrove quan­do non è pos­si­bile trat­tar­li;

   a tal propos­i­to, sono impor­tan­ti l’avvio del­la bonifi­ca delle aree e la rimozione dei rifiu­ti, a par­tire dalle zone a più alto liv­el­lo di con­cen­trazione di inquinan­ti (hot spot), la demolizione degli impianti indus­tri­ali non più uti­liz­za­ti, la real­iz­zazione di una trincea drenante pre­vista nel prog­et­to di mes­sa in sicurez­za idrauli­ca del Sin, e quan­t’al­tro può essere pre­vis­to nel prog­et­to;

   la rimozione dei cumuli è però la pre­con­dizione nec­es­saria per pro­cedere alla mes­sa in sicurez­za di tut­ta l’area. Occorre per­tan­to avere rapi­de ras­si­cu­razioni sulle pro­ce­dure e sulle risorse final­iz­zate all’e­lim­i­nazione del prob­le­ma dei cumuli e soprat­tut­to sui tem­pi;

   Invi­talia, in varie dichiarazioni e doc­u­men­ti, dichiara che la rimozione dei cumuli sia la pre­con­dizione per pro­cedere, anche nel­la disponi­bil­ità delle aree, per prog­ettare e attuare la mes­sa in sicurez­za;

   dal­la relazione del­l’ul­ti­ma riu­nione del 3 otto­bre 2018 del­la cab­i­na di regia ter­ri­to­ri­ale del­l’Adp di Piom­bi­no si apprende che sareb­bero disponi­bili 16.400.000 di euro ded­i­cati alla rimozione o mes­sa in sicurez­za dei cumuli. Si apprende anche – questo crea pre­oc­cu­pazione se fos­se con­fer­ma­to – che Invi­talia pro­por­rebbe di optare per la non rimozione dei cumuli, ma per la sola mes­sa in sicurez­za di ques­ta enorme mas­sa di rifiu­ti;

   il Min­is­tero del­l’am­bi­ente e del­la tutela del ter­ri­to­rio e del mare non si è anco­ra espres­so in mer­i­to alla relazione tec­ni­ca redat­ta da Invi­talia a gen­naio 2018, che prevede l’impiego di quei fon­di per nuo­va­mente carat­ter­iz­zare il mate­ri­ale abban­ca­to, con cir­ca 558 cam­pi­oni, un prog­et­to di fat­tibil­ità per la mes­sa in sicurez­za del mate­ri­ale per poi pro­cedere con la prog­et­tazione defin­i­ti­va ed esec­u­ti­va, e la ver­i­fi­ca del­la prog­et­tazione. Inoltre, nel­la relazione, la stes­sa Invi­talia, dichiar­erebbe che i fon­di stanziati non bastereb­bero per il com­ple­ta­men­to degli inter­ven­ti –:

   se esis­tano imped­i­men­ti e, nel caso, se siano sta­ti superati, per l’avvio del­l’ap­pal­to per la rimozione dei cumuli di rifiu­ti e quali siano le inten­zioni del Min­is­tero del­l’am­bi­ente del­la tutela del ter­ri­to­rio e del mare in mer­i­to al risana­men­to e alla ricon­ver­sione pro­dut­ti­va del ter­ri­to­rio.

Commenta il post