Impegni a rilento allora misure anche drastiche
PIOMBINO 20 gennaio 2019 — Siamo sempre stati cauti nel valutare le proposte presentate dall’attuale proprietà di Aferpi, consapevoli che solo il tempo avrebbe fornito un quadro preciso.
Le condizioni disastrose in cui il precedente imprenditore algerino ha lasciato la fabbrica e il fatto che nessuna bonifica o smantellamento abbia mai avuto inizio non poteva far credere che tutto si sarebbe risolto nell’immediato.
Dopo circa sette mesi di gestione da parte di JSW sembra comparire il timore di trovarsi di fronte all’ennesimo progetto sulla cui realizzazione gravano molte incognite. Innanzitutto niente si è visto circa l’ impegno di investire i promessi 18 milioni di euro nel revamping dei treni di laminazione (impianti vetusti e fuori mercato). La continuità produttiva, data come certa per fine 2018, non c’è stata. I treni di laminazione marciano a singhiozzo, le navi di semi-prodotto ritardano o non arrivano.
Gli smantellamenti, altro punto cardine degli accordi, sono iniziati con il contagocce. Per ora solo un capannone, che in gran parte aveva già demolito il libeccio.
Per queste opere non si parla di riassorbire i lavoratori di Aferpi. Eppure la tematica di dare lavoro alle ditte locali è stata affrontata più volte con tutti gli attori coinvolti, compresa la Regione.
Le ultime novità relative ai potenziali tagli che riguarderanno il poco personale attivo contribuiscono ad accrescere il quadro di incertezza. Comprensibile che un imprenditore si basi sui numeri e sul mero guadagno ma non possiamo accettare che queste problematiche, affrontate dalle RSU anche nell’ultimo Consiglio di Fabbrica, siano da metabolizzare senza una reazione .
La reazione deve però essere sia nei confronti dell’imprenditore che deve far conoscere, nei dettagli: il piano industriale, le opere di demolizione e bonifiche previste. Ma soprattutto occorre un deciso intervento da parte di tutti i soggetti, a partire dal Comune, la Regione e il Ministero, che hanno condiviso questo percorso .
In caso contrario questi stessi soggetti e il sindacato dovranno cercare tutti gli strumenti, come è stato fatto con Rebrab, affinché il sacrificio di tutti e l’utilizzo degli ammortizzatori porti risultati tangibili per il territorio .
Si dovrà ripartire da :
- una pianificazione degli smantellamenti. Occorrono garanzie che tutto avvenga in totale sicurezza, limitare al massimo il rischio amianto (per lavoratori e cittadini), pianificare le bonifiche (sarebbe opportuno chiarire che fine hanno fatto i famosi 50 milioni per la falda??) ;
- una normativa ad hoc, che da tempo riteniamo debba riguardare la nostra area di crisi complessa e SIN, ma anche della possibilità di utilizzo dei fondi europei che altre Regioni stanno utilizzando sia per l’utilizzo di nuove tecnologie meno impattanti, riqualificazione territoriale e diversificazione.
Jindal, dal canto suo, deve dare seguito a quanto presentato a Ministero, Regione, Comune e organizzazioni sindacali. Se ci sono problematiche devono emergere in maniera chiara e tutti quanti come attori protagonisti dovremo trovare soluzioni e se necessario intraprendere misure anche drastiche . Il territorio ha bisogno di certezze e soluzioni immediate .
Segreteria UGLM e RSU Aferpi