Impianto tempra delle rotaie, domande e risposte
PIOMBINO 18 luglio 2019 — Ormai da un anno, ma segnatamente dal marzo del 2019, è all’attenzione della politica piombinese il tema della realizzazione di “un nuovo impianto per il trattamento termico delle rotaie (HH) nel treno di laminazione esistente”, comunemente detto l’impianto tempra o ancor più semplicemente tempra. Stile libero Idee dalla Val di Cornia ne ha ricapitolato la storia in un recentissimo articolo “Accordi galleggiano come messaggi in bottiglia” al quale rimandiamo.
Rimangono ancora senza risposta le due domande sull’accordo di programma regionale (un accordo a tre tra Regione Toscana, Comune di Piombino e Aferpi o JSW che si voglia dire) per una variante urbanistica per l’insediamento dell’impianto tempra delle rotaie nello stabilimento JSW Steel Italy a Piombino, capace, anzi indispensabile, così è stato definito, per accelerare le procedure urbanistiche necessarie.
Il 23 maggio passato l’accordo di programma fu firmato in pompa magna da Regione e Comune ma mai da JSW.
Le domande con le quali quell’articolo si apriva, alle quali non si è mai avuta risposta, sono due:
- come hanno fatto Regione e Comune a dare per scontata la firma di quell’accordo di programma da parte di JSW?
- perché JSW quell’accordo di programma non l’ha mai firmato?
Ma lasciamo perdere le due domande sperando che prima o poi qualcuno si degnerà di rispondere.
JSW Steel Italy srl nell’informazione data alle organizzazioni sindacali il 6 giugno 2018 aveva scritto che avrebbe valutato se installare un nuovo impianto per il trattamento termico delle rotaie (HH) nel treno di laminazione esistente per il quale sarebbero occorse per il funzionamento del treno rotaie a pieno regime una serie di attività così elencate:
- Revamping dei principali macchinari del Treno Rotaie
- Installazione di una gru di stoccaggio per rotaie corte
- Revamping del centro dei test non distruttivi (NDT)
- Installazione di altri macchinari
- Riparazioni strutturali.
Oggi vorremmo tentare di comprendere meglio di cosa effettivamente stiamo parlando e cioè che cosa è un impianto per la tempra delle rotaie e come si inserisce nell’assetto produttivo di JSW nonché nel territorio di Piombino.
Per questo ci siamo rivolti al nostro apprezzato collaboratore Leonardo Mezzacapo che ha precisato essere il suo “un contributo alla discussione in atto, ovvero un tentativo di rispondere alle domande più comuni e frequenti, traendo elementi da una pur limitata personale esperienza per quanto visto in altre realtà industriali (un impianto di tempra non è mai esistito a Piombino) ma soprattutto chiamando in causa ex colleghi e tecnici con solide competenze specifiche”.
Di seguito le domande e le risposte.
Cosa è un impianto di tempra per rotaie?
Molto semplicemente si compone di un complesso meccanico composto da via a rulli, con manipolatori per la movimentazione della rotaia, prima all’interno di un forno ad induzione e successivamente sopra una placca dotata di un complesso sistema di raffreddamento,”Air Mist”, aria acqua finemente nebulizzata che abbatte la temperatura della rotaia fino a 500/600°C. Il risultato metallografico atteso è la stabilizzazione uniforme di una microstruttura superficiale perlitica (indurita), che conferisce alla rotaia, nella zona di scorrimento della ruota del treno, una resistenza all’usura notevolmente superiore. In parole semplici, la rotaia dura molto più a lungo nel tempo. L’impianto si completa con un sistema di controllo della pressione acqua–aria e di un serbatoio di accumulo per l’acqua stessa. Per quanto riguarda il processo, l’evoluzione più significativa sembra essere stata della Nippon Still, che, partendo negli anni 50 con il sistema di riscaldamento tramite forno a induzione, è approdata negli anni 80 (per motivi economici di riduzione dei costi) a sfruttare la temperatura di fine laminazione della rotaia evitando l’impiego del forno. In linea di massima il sistema con forno è utilizzato “off line” mentre quello senza forno utilizza la temperatura di fine laminazione “on line”, con evidenti vantaggi economici sia per il costo dell’impianto che per la produzione (meno movimentazioni, minore impiego di personale e riduzione dei tempi).
Valutando i pro ed i contro delle due soluzioni, sembrerebbe oggi preferita la soluzione “on line” che sfrutta la temperatura di fine laminazione, probabilmente in grado di offrire una maggiore profondità di tempra, ma è indispensabile che il prelievo della rotaia sia più rapido possibile, quindi l’impianto deve essere perfettamente integrato con la linea di produzione.
Che cosa aggiunge al laminatoio rotaie di Piombino?
Un indiscutibile valore aggiunto al prodotto in linea con la concorrenza europea. L’investimento sarebbe inoltre garanzia e prova tangibile di Jindal di voler mantenere la produzione delle rotaie per lungo tempo.
Perché questo nuovo impianto deve essere realizzato accanto al laminatoio stesso?
Se da quanto si legge viene preferita la soluzione senza forno, è obbligatorio posizionare il nuovo impianto nelle immediate vicinanze della via a rulli finale in uscita dall’ultima gabbia di laminazione, con lo scopo di perdere meno temperatura possibile della rotaia. Ma anche nel caso che venisse scelta la soluzione con l’utilizzo del forno, la realizzazione sarebbe comunque preferibile in adiacenza ai piani di raffreddamento del laminatoio. Questo, come già espresso al primo punto, per ovvie ragioni economiche di riduzione dei costi di gestione.
È un impianto che genera ulteriori problemi ambientali?
Assolutamente no. Il rumore generato dalla movimentazione delle rotaie è certamente trascurabile rispetto al rumore di fondo generato dal laminatoio che sia in produzione oppure no, mentre le emissioni sono riferibili al solo vapore acqueo generato dal brusco raffreddamento della rotaia, che, come è noto, è fabbricata con una tipologia di acciaio assolutamente pulito per definizione, ovvero privo di elementi (Pb-Zn) dannosi per la salute.
C’è contraddizione con l’eventuale acciaieria elettrica in padule?
Non esiste il minimo rapporto tra i due impianti. Il forno elettrico sarebbe al servizio della nuova acciaieria per la produzione dei semiprodotti blumi/billette, mentre la tempra darebbe valore aggiunto alla rotaia in quanto prodotto finito.
L’attuale treno rotaie è troppo vecchio ed è meglio demolirlo e ricostruirlo nuovo o può essere rinnovato?
L’attuale treno rotaie ha avuto un revamping importante nel 1998, con il cambiamento delle gabbie di laminazione e il rifacimento delle vie a rulli e dei piani di raffreddamento. Era previsto un ulteriore ammodernamento, che prevedeva tra l’altro di cambiare la tecnologia delle gabbie di laminazione, ma poi non ha avuto luogo con l’avvento della crisi del 2008. Il treno è attualmente in grado di produrre circa 330.000 tonnellate all’anno con una buona qualità dimensionale, dato che i tecnici e le maestranze sono esperti e bravi, mentre la qualità metallurgica dipende dal semiprodotto (blumo) che si utilizza. A mio avviso l’impianto potrebbe essere ammodernato con le migliori tecnologie e restare dove è adesso. Un nuovo treno in padule, date le dimensioni che ha, avrebbe un costo altissimo e sarebbe difficilmente ammortizzabile. L’inserimento di un impianto, per la tempra del fungo della rotaia, è auspicabile sia per stare al livello della concorrenza, sia per la certezza del suo utilizzo negli anni a venire.