In Toscana il “Comitato Socialista per il NO”
FIRENZE 7 novembre 2016 — Si è costituito in Toscana il “Comitato Socialista per il NO” al referendum costituzionale.
Ne fanno parte:
Ciucchi Pieraldo-Renzi Mario-Di Stefano Odorico-Vernassa Maurizio-Pagliai Giampaolo-Paris Marcello-Amarilli Massei-Inghilesi Marcello-Da Prato Antonio-Maggiani Alessandro-Vivaldi Rolando-Raveggi Marco-Gambineri Giancarlo-Casotti Giancarlo-Bartoli Fabio-Gentili Lele-Ghidini Roberta-Del Vespa Lucia-Pisani Luca-Culatti Roberto-Martinelli Gabriele-Coturri Moreno-Silvestri Alessandro-Bonucelli Augusto-Rubegni Ivano-Cencetti Giuseppe-Bruschetini Daniele-Semplici Riccardo-Lo Parco Stefano-Lucaroni Fabio-Vittori Fabio-Presentini Paolo-Zeroni Luciano-Di Marco Calogero-Righi Paolo-Vallotti Alessandro-Ghini Cristina-Gennaro Carmelo-Grassi Fabrizio-Bellini Sauro-Prosperi Edgardo-Cilibrizzi Carmela-Papini Canzio-Pellegrinotti Emanuele-Angeli Alberto-Gallicani Italo-Mastromei Giuliano-Funai Robledo-Orsucci Roberto-Salsini Raffaello-Nardini Lorenzo-Rossi Alberto-Ribechini Roberto-Pistolesi Bruno- Minuti Nedo-Campobassi Rino-Miele Matteo-Bernabei Leonardo-Librace Gennaro-Cappellini Maurizio-Frosini Paolo-Lotti Silvano-Rotolo Vincent-Mele Veronica-Rossi Valerio.
LA RIFORMA COSTITUZIONALE DEI SOCIALISTI
I socialisti che hanno aderito al “Comitato Socialista per il NO” e che hanno dato vita ai comitati del NO sul territorio sono sideralmente lontani dalla maggior parte dei politici che fanno opposizione a Renzi.
Non vivono la scelta del NO come un plebiscito e neppure come Armagedonn, ma come giudizio su una riforma e sulla filosofia istituzionale che la anima.
Avvertono quale principale esigenza la costruzione di un equilibrio, non la blindatura di una leadership.
Questa riforma invece, si porta in pancia l’Italicum che, con l’ansia di proclamare un vincitore la sera del ballottaggio, un partito votato dalla meno esigua minoranza di elettori si prende tutto il piatto. Nell’idea che quel partito sia il PD e con il rischio, invece, che sia un altro.
Il premier ha personalizzato la sfida intendendo trasformare il quesito referendario in giudizio di Dio, evocando in caso di vittoria del NO il ritorno all’Italia degli “inciuci” come se fossero questi i modi e i linguaggi per affrontare un tema serio e decisivo per la vita di un Paese.
I socialisti contestano la filosofia della riforma che è molto attenta al problema del governo e non lo è altrettanto ai partiti e al Parlamento.
C’è un tratto di presidenzialismo camuffato. Il problema non è la speditezza con cui il governo attua il suo programma, è l’abisso che oggi separa l’elettorato dalla sua rappresentanza. Il combinato disposto tra una riforma costituzionale discutibile e una legge elettorale indiscutibilmente arbitraria, rende velenosa la posizione distillata negli alambicchi di Palazzo Chigi.
Se vincerà il NO, occorrerà ripensare una architettura sbilenca.
Piero Calamandrei nel 1947 avvertì i costituenti: “La Carta Costituzionale è una Costituzione tripartitica, di compromesso, molto aderente alle contingenze politiche dell’oggi e del prossimo domani: e quindi poco lungimirante”.
Giuliano Amato nel 1976 così lesse la crisi costituzionale: “Lo Stato che abbiamo non è né quello scritto nella Costituzione, né quello che preesisteva storicamente al modello ivi tracciato. È il risultato di una ibridazione complessa, in cui sono confluite almeno tre componenti: lo Stato anteriore, le innovazioni introdotte in esso dalla DC sulla base di modelli estranei alla Costituzione (anche se formalmente non contrastanti con essa), il processo di attuazione costituzionale, che è però intervenuto a strati e per ondate successive, innestandosi sulle altre due componenti”.
Il compromesso ideologico costituente tra le elitès del mondo cattolico e la nomenclatura della sinistra marxista ufficiale non poteva reggere a lungo.
Fu così che la Costituzione materiale travolse la Costituzione scritta.
Sacri principi e norme di attuazione si mescolarono e snaturarono il valore della Carta e devastarono le istituzioni.
Dopo gli anni ’70 lo scontro tra i socialisti della “Grande Riforma” ed i templari della “Carta non si tocca” si concluse con la sconfitta dei socialisti.
Il diversivo della centralità e della unicità della questione morale come causa della crisi istituzionale e politica, consegnò l’Italia alla paralisi permanente sino alla riforma sottoposta oggi a referendum.
Con questa riforma, che non riforma lo Stato, si è rafforzato l’eterno trasformismo che comprime i valori inviolabili ed esalta i meschini interessi di parte.
L’Italia deve cambiare e deve essere diversa in un mondo che è cambiato e che cambierà ancora.
Chiediamo un NO alla farsa referendaria per dire SI all’ ASSEMBLEA COSTITUENTE da convocarsi entro 6 mesi, dal voto referendario, per affrontare i temi veri della riforma dello Stato e della forma di Governo, In quella sede i Socialisti non mancheranno di mettere sul tavolo i temi della loro pluridecennale elaborazione politica ed istituzionale.
Comitato Socialista per il NO