Indispensabili le dimissioni dei dirigenti sindacali
PIOMBINO 15 novembre 2018 — Nella giornata di mercoledì 14 novembre 2018 si sono visti gli ultimi atti della disastrosa gestione della vicenda Aferpi da parte di tutti i sindacati che hanno rappresentanza in fabbrica: nella mattinata è stata raggiunta un’ipotesi d’accordo con l’azienda che riguarda prima di tutto l’accettazione della cassa integrazione in deroga (formula che taglia di 200–300 euro l’attuale montante percepito fino ad oggi e che rappresenta una perdita di 500mila euro al mese nell’economia commerciale del comprensorio) e, come forma di recupero salariale, la rotazione dei lavoratori sulle varie postazioni (peccato che la fabbrica sia ferma e che anche quando in marcia preveda l’utilizzo di un numero estremamente ridotto di lavoratori), la partecipazione (evidentemente obbligatoria) a due tipologie di corsi di formazione, uno di affiancamento finalizzato alle rotazioni e uno, più consistente, di cui si ignorano assolutamente le tipologie e che verranno effettuati in centri di formazione. In entrambi i casi i partecipanti dovranno pagarsi le spese vive (trasporti, pasti) senza nessun rimborso; nel caso degli affiancamenti si verificherà di fatto anche una prestazione d’opera completamente gratuita per l’azienda. Insomma, con questi corsi si elargiscono vantaggi per il padrone, soldi a pioggia per i centri di formazione, costi e nessuna garanzia per i lavoratori. Il terzo elemento dell’accordo è la buona volontà dell’azienda che si impegna a coprire il buco di questi mesi e, in futuro, ad anticipare il pagamento della cassa integrazione, evitando un buco di tre/quattro mesi tra la fine del vecchio ammortizzatori e l’erogazione del nuovo. Tutto questo in barba alle precedenti reboanti dichiarazioni: “… non siamo disposti a far perdere un solo euro ai lavoratori…”.
Il secondo atto di questa farsa si è compiuto nel pomeriggio quando, in una assemblea organizzata all’ultimo minuto, con scarsa possibilità di chiamare tutti, si è indetto uno pseudo-referendum (continuato anche nella giornata di giovedì) in cui l’alternativa è il si, accettando tutte le clausole descritte sopra e il no, presentato come la catastrofe: niente copertura aziendale per i mesi mancanti, niente anticipo della CIG, possibilità, dichiarata dall’azienda, di procedere ai licenziamenti applicando quanto previsto dall’accordo di programma. Questa è la forma di democrazia propostaci dai nostri sindacati. A questo punto della vicenda le dimissioni delle RSU e soprattutto delle segreterie provinciali diventano indispensabili. Verificata la loro incapacità e soprattutto la mancanza di volontà di avere un vero ruolo di gestione dei bisogni dei lavoratori; vista la loro incapacità anche di stabilire un processo di concertazione con l’azienda; vista infine la loro subalternità alla forza politica del Comune e della Regione, il loro abbandono delle cariche di rappresentanza diviene una conseguenza inevitabile. Neanche la nostra proposta di utilizzo degli otto milioni di euro non spesi nel decreto 9953 in parte per recuperare le perdite future e in parte da destinare ad altre categorie (lavoratori dell’indotto, commercianti…) è stata presa in considerazione.
Infine vogliamo qui richiamare il comportamento dell’attuale governo nei confronti dei lavoratori e della situazione del nostro comprensorio: il ministro Luigi Di Maio si è limitato a prendere il pacco preparato da Carlo Calenda e applicarlo piattamente, quando invece per altre situazioni, elettoralmente e/o mediaticamente più produttive, si è visto un vero impegno che ha portato a qualche risultato. Ne è la riprova la recente presa di posizione della delegazione locale del M5S e le insufficienti ultime dichiarazioni del sottosegretario Giorgio Sorial che proclama, come se dettasse le tavole “… il Governo del cambiamento non farà come il precedente, ma eserciterà un puntuale controllo sul rispetto degli impegni di Jindal…” quando al contrario sappiamo tutti che il commissario governativo Piero Nardi è impossibilitato ad esercitare alcun controllo effettivo.Un sindacato incapace e subalterno; una forza politica locale e regionale allo sbando; un Governo Centrale disinteressato e lontano dai nostri bisogni. Questa è oggi la situazione locale: solo un grande sussulto dei lavoratori e dei cittadini che, unendo le proprie forze, costruiscano una vertenza generale che metta sul tavolo tutti i problemi, ma anche tutte le soluzioni che siamo in grado di individuare, ci può garantire un futuro.
P.S. mentre preparavamo questo comunicato abbiamo appreso che anche il secondo dei quesiti referendari presentato dal Comitato di Salute Pubblica, riguardante la privatizzazione del servizio di gestione della mostruosa discarica che sorge a Ischia di Crociano, è stato dichiarato inammissibile. Le due vicende sono la conferma dell’occupazione di tutti gli spazi da parte di una forza politica e del suo totale menefreghismo degli interessi e della volontà di coloro che dovrebbero amministrare. È anche la conferma che la preparazione di una vertenza generale territoriale è urgente e indispensabile.
Coordinamento Art. 1 – Camping CIG
(Foto di Pino Bertelli)