Parchi Val di Cornia: due opinioni a confronto

· Inserito in Spazio aperto
Redazione

 Fab­rizio Lot­ti, 58 anni piom­bi­nese, è uno degli impren­di­tori bal­n­eari pio­nieri del­la Cos­ta est di Piom­bi­no. A lun­go pro­pri­etario del­la palestra Liv­ing Club, dal 2003 Lot­ti gestisce il bag­no la Capan­ni­na all’interno del Par­co nat­u­rale del­la Ster­pa­ia. Il suo rap­por­to con la Parchi Val di Cor­nia è dunque pres­soché quo­tid­i­ano, essendo Lot­ti anche pres­i­dente del con­sorzio degli sta­bil­i­men­ti bal­n­eari del­la Cos­ta Est e da poco più di una mese pres­i­dente regionale del­la FIBA, il prin­ci­pale sin­da­ca­to degli impren­di­tori bal­n­eari. Chi meglio di lui dunque per avere un pun­to di vista sul­la soci­età e sulle sue prospet­tive?

Da quan­do è nata ad oggi la Parchi è molto cam­bi­a­ta. Come giu­di­ca ques­ta evoluzione? La giu­di­co pos­i­ti­va­mente, nel sen­so che ha man­tenu­to il suo com­pi­to pri­mario, quel­lo cioè di sal­va­guardare il ter­ri­to­rio del­la Val di Cor­nia, ha raf­forza­to le relazioni e la col­lab­o­razione con i pri­vati in par­ti­co­lare sulle politiche ambi­en­tali e ha favorito di anno in anno un’integrazione sem­pre mag­giore delle varie strut­ture tur­is­tiche all’interno dei parchi.

Quale sono sec­on­do lei i van­tag­gi che la Parchi offre al tur­is­mo del­la nos­tra zona? Il suo van­tag­gio prin­ci­pale è il coor­di­na­men­to degli inter­ven­ti nec­es­sari per preser­vare il ter­ri­to­rio con­te­nen­do la pres­sione antrop­i­ca. Il van­tag­gio iniziale, soprat­tut­to per Piom­bi­no, è sta­ta la capac­ità di met­tere in cam­po un’offerta tur­is­ti­ca diver­sa da quel­la dei comu­ni lim­itrofi, molto ori­en­ta­ta al rispet­to del­la natu­ra e dell’ambiente e alla qual­ità, con un impat­to bassis­si­mo sul ter­ri­to­rio in ter­mi­ni di edi­fi­cazione e sfrut­ta­men­to delle risorse. E’ sta­to anche gra­zie a ques­ta polit­i­ca che abbi­amo ottenu­to la Bandiera Blu nel 2008.

E invece i lim­i­ti del­la sua pre­sen­za, se ce ne sono, quali sono? Il lim­ite che si può notare dal di fuori è che è diven­ta­ta una strut­tura trop­po pesante per i com­pi­ti che svolge attual­mente. Par­lan­do poi del­la cos­ta est di Piom­bi­no, i pri­vati sono sta­ti chia­mati a fare inves­ti­men­ti grossis­si­mi costru­en­do gli ambiti di servizio e oggi si trovano a pagare degli affit­ti insosteni­bili per qual­si­asi impren­di­tore, a fronte di una pro­dut­tiv­ità di ogni ambito che si basa in realtà solo su 2 delle 4 attiv­ità pre­viste orig­i­nar­i­a­mente.

In che cosa la soci­età attuale dovrebbe cam­biare e/o miglio­rare? Dovrebbe rius­cire a pro­muo­vere davvero la Val di Cor­nia in Italia e all’es­tero come un’entità uni­ca e non divisa, dove ogni Comune pen­sa al suo orti­cel­lo sen­za grossi risul­tati. Sono invece con­vin­to che la Val di Cor­nia per la sue carat­ter­is­tiche e la sua diver­sità sia uno dei ter­ri­tori più bel­li d’I­talia. Bisogna puntare soprat­tut­to sull’integrità del suo ambi­ente e in questo sen­so aiuterebbe molto rius­cire a lib­er­are la cos­ta Est di Piom­bi­no dal­la Cen­trale Enel, un vero pug­no nel­l’oc­chio nel mer­av­iglioso gol­fo di Piom­bi­no e Fol­loni­ca.


 
ragazzoGia­co­mo 23 anni di Viareg­gio lau­re­an­do in Scien­ze del Tur­is­mo alla Fon­dazione Cam­pus di Luc­ca, lavo­ra nel­lo sta­bil­i­men­to bal­n­eare di famiglia “Bag­no Ari­zona” (Viareg­gio), ha vis­i­ta­to e spes­so fre­quen­ta­to la Val di Cor­nia ed ha usufruito dei servizi offer­ti dal­la Soci­età Parchi.

 Cosa sai dei Parchi Val di Cor­nia e quali luoghi hai vis­i­ta­to (spi­agge, siti arche­o­logi­ci, parchi nat­u­rali)?
Le prime che mi ven­gono in mente sono la spi­ag­gia di Barat­ti e il par­co arche­o­logi­co di Pop­u­lo­nia con il castel­lo. Sono sta­to in questi luoghi e devo dire che il gol­fo di Barat­ti con il suo pal­cosceni­co del­la necrop­oli è davvero un luo­go uni­co in Italia.

 Provieni da una zona stori­ca­mente voca­ta al tur­is­mo bal­n­eare; quale dif­feren­ze hai trova­to nel­la Valdicor­nia?
La pri­ma dif­feren­za che ho osser­va­to è il tar­get dei tur­isti: la Valdicor­nia è più propen­sa ad un tur­is­mo estero rispet­to alla Ver­sil­ia dove invece il tur­is­mo è preva­len­te­mente ital­iano. Un’al­tra dif­feren­za con­siste nel fat­to che la Ver­sil­ia attra­ver­so il carnevale e altre inizia­tive vive anche d’in­ver­no, men­tre nel­la vos­tra zona c’è un pic­co di tur­is­mo nei mesi estivi ma nel resto del­l’an­no si fer­mano qua­si tutte le attiv­ità dei parchi. Cre­do ci sia bisog­no di mag­giore desta­gion­al­iz­zazione. Nat­u­ral­mente un’al­tra dif­feren­za per motivi stori­co-geografi­ci con­siste nelle strut­ture come alberghi, dis­coteche, sta­bil­i­men­ti che in Ver­sil­ia sono molto più numerosi.

 La nos­tra zona con la Soci­età Parchi ha pun­ta­to su un tur­is­mo lega­to al rispet­to del ter­ri­to­rio, evi­tan­do la costruzione di gran­di alberghi e sta­bil­i­men­ti bal­n­eari. Da qualche anno però si sta assis­ten­do ad un proces­so inver­so, è pos­si­bile un equi­lib­rio rispet­to a queste scelte?
Ti pos­so fare un esem­pio che può dar­ti una rispos­ta: il caso di Sharm el-Sheikh, nota come una delle tante cit­tà che ha subito la cresci­ta del tur­is­mo di mas­sa. Ques­ta a par­tire dagli anni ’60 ha inizia­to una polit­i­ca di espan­sion­is­mo del cemen­to, pro­prio per sod­dis­fare la grande richi­es­ta di tur­isti che proveni­vano da tut­to il mon­do. Si sono costru­iti vil­lag­gi tur­is­ti­ci, alberghi, cas­inò, parcheg­gi.… che han­no causato una mod­i­fi­cazione del pae­sag­gio e una sper­son­al­iz­zazione del ter­ri­to­rio. Di rif­lesso, quan­do il ter­ri­to­rio è arriva­to ad un liv­el­lo di sat­u­razione, il flus­so tur­is­ti­co ha vira­to ver­so altri luoghi: Djer­ba, Tunisi, Agadir, Turchia, Canarie. A Sharm el-Sheikh è rimas­to un pae­sag­gio detur­pa­to e sen­za iden­tità (tan­to che si può trascor­rere una set­ti­mana in vil­lag­gio in all-inclu­sive con meno di 400 euro).

Sicu­ra­mente Sharm el-Sheik non ha niente a che vedere con i ter­ri­tori che com­pon­gono la Valdicor­nia, però questo esem­pio può aiutare a capire che le infra­strut­ture por­tano sem­pre un impat­to sul ter­ri­to­rio e sul pae­sag­gio. Questo impat­to non può super­are una cer­ta soglia, deve essere il più pos­si­bile com­pat­i­bile con il ter­ri­to­rio, altri­men­ti si deter­mi­na la sua sper­son­al­iz­zazione, la perdi­ta di val­ore, il legame con la popo­lazione locale e quin­di anche del flus­so tur­is­ti­co.
So che non è sem­pre così facile ma bisogna cer­care sem­pre di man­tenere la des­ti­nazione tur­is­ti­ca atti­va, miglio­ran­dola, investen­do­ci e ten­er­la al pas­so con tem­pi, sen­za però snat­u­rare il ter­ri­to­rio.

 Tenu­to con­to del prez­zo dei parcheg­gi e del­l’in­gres­so ai parchi, come valu­ti i servizi e le strut­ture for­nite dal­la Soci­età Parchi?
Il paga­men­to di un parcheg­gio non è mai ben gra­di­to, lo si paga mal volen­tieri per parcheg­gia­re in cit­tà, fig­uri­amo­ci quan­do delle per­sone sono in vacan­za; se però il prez­zo del parcheg­gio è final­iz­za­to e spe­so per dare dei servizi essen­ziali, che l’u­tente per­cepisce, soli­ta­mente è abbas­tan­za accetta­to. Non bisogna usar­lo, però, per “fare cas­sa” altri­men­ti rischia di perdere il suo val­ore.

La Parchi Val di Cor­nia fu un prog­et­to inno­v­a­ti­vo che prevede­va la cos­ti­tuzione di una soci­età di dirit­to pri­va­to (spa) per la ges­tione del pat­ri­mo­nio pub­bli­co a carat­tere cul­tur­ale e ambi­en­tale (pri­mo esem­pio in Italia). Inizial­mente la soci­età ave­va una forte parte­ci­pazione di pri­vati 48%, con gli anni la parte­ci­pazione è cam­bi­a­ta dive­nen­do intera­mente pub­bli­ca. Pen­si che nel futuro aumenter­an­no gli inves­ti­men­ti pri­vati nel­la ges­tione dei pat­ri­moni pub­bli­ci?
Pen­so di sì ma spero di no. La situ­azione eco­nom­i­ca in Italia è crit­i­ca, lo sta­to non ha più i fon­di per gestire tut­to il suo pat­ri­mo­nio (spi­agge, ris­erve, siti arche­o­logi­ci, mon­u­men­ti, ecc.) e farà sem­pre più affi­da­men­to ai pri­vati, con con­seguen­ze non sem­pre pos­i­tive per l’u­tente. Una soluzione alter­na­ti­va pos­sono essere le reti d’im­pre­sa. Sono accor­di, con­trat­ti, fra impren­di­tori di un deter­mi­na­to ter­ri­to­rio, per met­tere in comune delle attiv­ità e delle risorse, quin­di non è un’or­ga­niz­zazione che entra nel­la ges­tione del par­co ma è un unione di impren­di­tori che por­tano avan­ti prog­et­ti e attiv­ità con gli enti per la pro­mozione e la val­oriz­zazione del ter­ri­to­rio. Un ter­ri­to­rio sal­va­guarda­to è fon­da­men­tale per le imp­rese che orbi­tano nel set­tore tur­is­mo, è quin­di impor­tante che queste stesse abbiano la con­sapev­olez­za del­l’im­por­tan­za del pat­ri­mo­nio di cui dispon­gono e che abbiano una col­lab­o­razione atti­va e rec­i­p­ro­ca con gli enti.

Il mio sta­bil­i­men­to insieme alla nos­tra rete d’im­pren­di­tori sta adesso por­tan­do avan­ti il prog­et­to di val­oriz­zazione del ter­ri­to­rio, ma spe­cial­mente del par­co Migliari­no San Rossore Mas­saci­uc­coli cer­can­do di val­oriz­zare il fat­to che essere all’in­ter­no di un par­co non deve essere vis­su­to come un imped­i­men­to all’at­tiv­ità impren­di­to­ri­ale ma come sur­plus da riven­dere al tur­ista. Pro­muo­vere il ter­ri­to­rio vuol dire anche pro­porre menù a chilometro zero con gli agri­coltori del luo­go, pub­bli­ciz­zare le tradizioni, pro­porre stili di vita sosteni­bili ai cli­en­ti; ad esem­pio da quest’ anno uti­lizzer­e­mo i con­teni­tori da asporto per il cibo costru­iti in Mater-Bi (com­ple­ta­mente biodegrad­abili), fare­mo scon­ti par­ti­co­lari per chi uti­liz­za i mezzi pub­bli­ci o si orga­niz­za con il car-shar­ing per venire al mare. Infine abbi­amo l’ob­bi­et­ti­vo di dif­feren­ziare il 100% di tut­ti nos­tri rifiu­ti, vis­to che la scor­sa sta­gione siamo arrivati al 98%.

 Sec­on­do la tua espe­rien­za su quale tipo di pro­mozione dovrebbe puntare la Soci­età Parchi?
Nei miei stu­di mi han­no inseg­na­to che non c’è for­ma di mar­ket­ing più forte del pas­s­aparo­la, la conoscen­za e la con­sapev­olez­za del cit­tadi­no del val­ore del pro­prio ter­ri­to­rio e quin­di la capac­ità di saper­la rac­con­tare: è la for­ma più potente di pub­blic­ità. Non può esistere una vera attiv­ità tur­is­ti­ca dove i cit­ta­di­ni e gli impren­di­tori che ne fan­no parte non sono con­sapevoli del­la pro­pria ric­chez­za. Cer­to, poi c’è il web, la capac­ità di saper vendere il prodot­to-ter­ri­to­rio, ma questo viene dopo.

 Quali sono gli aspet­ti che hai apprez­za­to nel vis­itare i parchi del­la Valdicor­nia e quali no?
Barat­ti e Pop­u­lo­nia sono l’im­mag­ine che mi è rimas­ta più impres­sa, la figu­ra del par­co arche­o­logi­co immer­so nel­la natu­ra. Ciò che invece non mi ha sod­dis­fat­to è l’ap­proc­cio ver­so il vis­i­ta­tore, sen­za un vero coin­vol­gi­men­to nel­l’at­mos­fera del par­co arche­o­logi­co. In nord Europa han­no svilup­pa­to tan­tis­si­mo l’aspet­to del coin­vol­gi­men­to del vis­i­ta­tore, addirit­tura costru­en­do parchi tem­ati­ci arche­o­logi­ci, dove il ful­cro del­la visi­ta non è solo il reper­to o ter­ri­to­rio, ma è l’e­mozione, la sen­sazione e l’es­pe­rien­za che questo riesce a trasmet­tere e che il vis­i­ta­tore si por­ta con sé a casa al suo ritorno.

 

 

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