Istituzioni come cane da guardia non zerbino

PIOMBINO 10 aprile 2017 — Esprimere sol­i­da­ri­età, chiedere al Gov­er­no un inter­ven­to deciso su Cevi­tal e met­tere a dis­po­sizione la sala con­sil­iare, tut­ti gesti dovu­ti di fronte al pre­cip­itare degli even­ti. Gesti dovu­ti che rischi­ano di essere mera­mente sim­bol­i­ci e del tut­to inutili nel­la prat­i­ca.
Le isti­tuzioni locali dovreb­bero fare ben altro. Niente di riv­o­luzionario, sia chiaro, dovreb­bero sem­plice­mente ripren­dere in mano il ruo­lo che com­pete loro ed elab­o­rare strate­gie chiare per garan­tire un futuro di lavoro a Piom­bi­no e all’in­tera Val di Cor­nia.
Il mas­ter plan di Afer­pi è un lon­tano ricor­do, ormai è chiaro che quelle ipote­si alle quali ammin­is­trazione comu­nale di Piom­bi­no, regionale e gov­er­no — tutte espres­sione del PD — han­no deciso di legare mani e pie­di la cit­tà, sono irre­al­iz­z­abili. Era sta­ta una strate­gia gof­fa e assur­da quel­la di pie­gare la piani­fi­cazione del ter­ri­to­rio, il futuro delle aree strate­giche del­la cit­tà, la real­iz­zazione del­la s.s. 398 e persi­no le norme urban­is­tiche di alcu­ni quartieri cit­ta­di­ni alle aleato­rie promesse di Cevi­tal.
In prat­i­ca si sostene­va che l’im­pren­di­tore algeri­no fos­se l’u­ni­ca pos­si­bil­ità di salvez­za per Piom­bi­no e che al di fuori delle promesse di Cevi­tal ci fos­se il vuo­to, l’abis­so.
Adesso invece di cullar­si nel­la retor­i­ca, le ammin­is­trazioni del­la Val di Cor­nia han­no la respon­s­abil­ità di inver­tire quel­la rot­ta prog­et­tan­do un futuro che non esclu­da l’ac­ciaio ma che con­ce­da spazio, risorse e dig­nità alle altre attiv­ità che pos­sono rilan­cia­re le prospet­tive eco­nomiche ed occu­pazion­ali del nos­tro ter­ri­to­rio.
In pri­mo luo­go si con­d­u­ca una battaglia polit­i­ca coesa e forte per l’avvio delle boni­fiche, attiv­ità cen­trale sen­za la quale le prospet­tive di Piom­bi­no sono muti­late. Le aree indus­tri­ali dismesse in tut­ta l’Eu­ropa sono diven­tate una ric­chez­za per le comu­nità locali e, una vol­ta oppor­tu­na­mente boni­fi­cate, han­no ospi­ta­to varie fun­zioni spes­so man­te­nen­do ele­men­ti di arche­olo­gia indus­tri­ale rior­ga­niz­za­ti per le attiv­ità più varie (e remu­ner­a­tive).
Assieme alle boni­fiche è urgente che il gov­er­no garan­tis­ca il col­lega­men­to del por­to che è sta­to enorme­mente amplia­to ma rimane taglia­to fuori dal resto d’I­talia da una via­bil­ità insuf­fi­ciente. Dunque s.s. 398 e adegua­men­to del­la fer­rovia per­ché il por­to costru­ito per ospitare la Con­cor­dia non sia l’en­nes­i­ma cat­te­drale nel deser­to.
Infine le ammin­is­trazioni del­la Val di Cor­nia, in modo coeso, inves­tano le aree dismesse di Piom­bi­no del­la fun­zione di fuci­na delle idee e delle attiv­ità eco­nomiche e pro­dut­tive di questo ter­ri­to­rio e dei ter­ri­tori lim­itrofi. In un piano del genere, l’u­ni­co in gra­do di tenere insieme la ric­chez­za mate­ri­ale e imma­te­ri­ale del­la pro­duzione del­l’ac­ciaio a Piom­bi­no con le nuove pos­si­bil­ità di un ter­ri­to­rio ric­co di oppor­tu­nità, si potrà fare affi­da­men­to su un’area indus­tri­ale final­mente ben col­le­ga­ta con la via­bil­ità nazionale e diret­ta­mente affac­cia­ta su un nuo­vo por­to di gran­di dimen­sioni.
Tut­to questo sen­za negare lo spazio e la pos­si­bil­ità per chi­unque voglia colare acciaio di far­lo, sta­vol­ta con impeg­ni seri e sca­den­ze che si rispet­tano e con un’am­min­is­trazione nel­la parte di cane da guardia anziché di zerbino.
Fino­ra Sta­to, Regione e Comu­ni, tut­ti a gui­da PD, si sono affi­dati all’eroe di turno in modo acriti­co e met­ten­do in cam­po un vuo­to prog­et­tuale e un’assen­za di spes­sore politi­co impres­sio­n­ante. Al di là del­la sol­i­da­ri­età da esprimere ai lavo­ra­tori e delle belle parole e dei gesti più o meno enfati­ci, non sarà il caso di lavo­rare seri­amente con gli stru­men­ti a dis­po­sizione e con gli atti ammin­is­tra­tivi per tentare di garan­tire al ter­ri­to­rio lavoro e salute?

Comune dei Cit­ta­di­ni
Un’al­tra Piom­bi­no
Assem­blea Popo­lare Suvere­to
Assem­blea San­vin­cen­z­i­na

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