Istituzioni, partiti, tecnici: chi e cosa decide?

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pervenuta in redazione

SUVERETO 5 otto­bre 2015 — Anco­ra una vol­ta la polit­i­ca non riesce a fare il pro­prio mestiere. Bas­ta guardare le polemiche che sono sorte dopo l’annunciata chiusura del pun­to nasci­ta a Vil­la­ma­ri­na per con­cen­trare tut­to su Ceci­na e fare un uni­co pun­to di orto­pe­dia a Piom­bi­no. Non solo com­po­nen­ti delle forze politiche di mino­ran­za, ma il sin­da­co di Ceci­na e un pri­mario di Piom­bi­no. Così si dimostra che le per­sone che sono chia­mate a dirigere un set­tore, si sentono autor­iz­za­ti a fare e pen­sare tut­to e il con­trario di tut­to, tan­to si gius­ti­fi­ca sem­pre con la sicurez­za che riguar­da i cit­ta­di­ni.
È davvero incred­i­bile come si pos­sa giun­gere ad un ori­en­ta­men­to così forte e mod­i­f­i­cante le situ­azioni ogget­tive, sen­za aver pri­ma costru­ito alleanze e con­vinzioni che riguardano appun­to tutte le isti­tuzioni che poi deb­bono sostenere quelle scelte e com­pre­so i tec­ni­ci, che per me — sia chiaro — non devono decidere niente, ma sono il sup­por­to indis­pens­abile alla polit­i­ca e deb­bono quin­di essere coin­volti con il loro gius­to ruo­lo. Invece si con­tin­ua a far­la da padroni e non ci si rende con­to che così offendi­amo la polit­i­ca e la ren­di­amo sem­pre più invisa ai cit­ta­di­ni tut­ti.
Se questo è il nuo­vo c’è da essere pre­oc­cu­pati, non ci ser­vono pseu­do-lumi­nari che san­no che cosa serve agli altri, per­ché purtrop­po dimostra­no chiara­mente che la loro pre­sun­zione si sente al di sopra di tut­to e poi mag­a­ri ver­ran­no a dirci che niente è anco­ra deciso e pos­si­amo dimostrare tut­to e via dicen­do.
Lor sig­nori deb­bono sapere che questi ammin­is­tra­tori non solo non ci ser­vono, ma fan­no dan­ni gravi alla polit­i­ca e alla parte­ci­pazione, per cui deb­bono impara­re che le scelte si fan­no costru­en­do pro­gram­mi, moti­vati e chiara­mente dimostra­bili, non si enun­ciano alla stam­pa pri­ma di aver costru­ito quei rap­por­ti essen­ziali tra isti­tuzioni e dopo aver­li con­frontati con i cit­ta­di­ni, facen­do tut­to con l’umiltà di chi serve alla col­let­tiv­ità e sen­ten­dosi for­ti non del val­ore del pro­prio incar­i­co, ma dal­la capac­ità di costru­ire intorno alle pro­prie idee quel­la mag­gio­ran­za di approvazione che guar­da avan­ti, rispet­tan­do i cit­ta­di­ni e le isti­tuzioni nel suo insieme.

Wal­ter Gasperi­ni

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