La bretella autostradale finita nel libro dei sogni
PIOMBINO 15 febbraio 2014 — “Tuonò tantissimo ma non piovve mai e chissà se e quando pioverà”. Converrà perfino adeguare i vecchi proverbi perché la versione originale comincia a suonare inadeguata. Il riferimento è al tratto di autostrada tra Montegemoli e il Gagno, indicata come primo tratto della bretella per il porto o “lotto 7” che la Sat si era impegnata a finanziare. Non una cosa proprio insignificante ma una questione che in termini economici si sostanzia in 50 milioni di euro e in valore politico si indica come un‘essenziale prima tratta del collegamento tra la futura autostrada A12, dal casello di Venturina alle banchine del porto ristrutturato. Tanto è vero che il progetto venne inserito nel decreto di aprile per il riconoscimento di Piombino come area di crisi complessa. Addirittura, dopo la conclusione del travagliato iter per la conversione dello stesso decreto, si arrivò a fissare una precisa scadenza entro cui il Cipe avrebbe dovuto deliberare in merito, inserendo la tratta nel piano complessivo dell’opera da Rosignano a Civitavecchia. A conti fatti il Comitato interministeriale avrebbe dovuto pronunciarsi entro il 25 agosto 2013, ovvero sei mesi fa. Va detto che l’indicazione contenuta nel decreto non aveva carattere di raccomandazione ma piuttosto rappresentava un preciso input perché il Cipe si pronunciasse. In barba alla legge, da agosto ad oggi, il Comitato ha tenuto diverse riunioni senza mai porre all’ordine del giorno la bretella prevista nel decreto di aprile. Non si contano neanche le sollecitazioni che, soprattutto una parte della stampa, ha nel frattempo pubblicato senza avere riscontri. Addirittura in presenza del ministro Zanonato, giunto a Piombino per la vertenza Lucchini, ad un precisa domanda, in sede di conferenza stampa, venne risposto in modo vago ed anzi, già in quella occasione, il sindaco Anselmi non lesinò appunti per l’inerzia del Cipe.
Tutto così immobile che non pochi hanno, nel frattempo, avanzato dubbi non solo sull’impasse per la bretella Montegemoli-Gagno ma sulla realizzazione complessiva dell’autostrada che, in un momento di crisi e di fronte al ridimensionamento di parametri essenziali sui costi e sui volumi di traffico, potrebbe configurarsi per i concessionari come un business meno business di quello inizialmente valutato.
L’ultimo passaggio in questa autentica telenovela è un’interrogazione che i parlamentari Silvia Velo e Andrea Manciulli hanno rivolto al ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi al grido: “Basta con i ritardi sui progetti per Piombino”.
I due deputati hanno denunciato l’ennesimo disimpegno di fronte ad una promessa che essi stessi avevano ricevuto circa l’inserimento della questione all’ordine del giorno della seduta del Cipe del 14 febbraio.
“Questi ritardi e queste incertezze – hanno scritto Velo e Manciulli – sono inaccettabili e le rassicurazioni verbali non sono più sufficienti”.
In realtà oggi quella promessa, sfogliando un po’ di carte, appare assai più simile all’iniziativa di un marinaio vagabondo che alla rassicurazione di un politico caricato della responsabilità di amministrare la cosa pubblica.
Come, nostro costume, stiamo ai fatti che fanno perfino comprendere perché l’attesa del Cipe sia stata vana e tante sollecitazioni si siano rivelate inutili.
Il Comitato interministeriale per la programmazione economica il 3 agosto 2012 ha esaminato il progetto definitivo della Sat per il primo tratto della bretella verso il porto di Piombino, il cosiddetto lotto 7 che abbraccia i 2,5 chilometri da Montegemoli al Gagno. Ne ha rilevato alcune carenze tanto che ha ravvisato la necessità di indicare alla Concessionaria una serie di prescrizioni a cui adempiere prima di passare alla fase esecutiva.
La Sat, in data 23 agosto 2013, ha risposto alle richieste del Cipe e ha spedito alla direzione del Ministero dell’ambiente incaricata della valutazione di impatto ambientale le proprie proposte per superare gli ostacoli indicati dal Comitato interministeriale.
La direzione del Ministero dell’ambiente ha subito iniziato la procedura prevista in questi casi ed ha inviato la documentazione avuta dalla Sat alla “Commissione tecnica di verifica delle ottemperanze ambientali”, ovvero all’organismo incaricato di stabilire se tutto ciò che il Cipe aveva prescritto era stato osservato.
Il risultato del lavoro della Commissione tecnica è stato un parere inviato alla direzione del Ministero dell’ambiente in data 13 gennaio 2014. Da questo parere si evince che solo una parte, pur importante, delle prescrizioni è stata osservata mentre per altre rimangono le carenze.
Dal canto proprio la direzione del ministero, con una determina del dottor Mariano Grillo, ha recepito il parere della Commissione tecnica (per leggere clicca qui) e, per le prescrizioni non ancora osservate, ha stabilito una sorta di sanatoria a carico della Sat da effettuarsi al momento della esecuzione del progetto esecutivo dell’opera. Arrivando in più ad indicare la necessità di adempiere anche ad altre due sollecitazioni sottolineate dai tecnici. E cioè di “fornire, in fase di attuazione dell’intervento, ogni indicazione sul recepimento delle prescrizioni” indicate dalla verifica dei tecnici e di costituire un “Osservatorio ambientale e socio economico con lo scopo di verificare, in fase di progettazione esecutiva e in fase di costruzione e primo esercizio, il rispetto delle prescrizioni definite nelle fasi di approvazione del progetto preliminare e del progetto definitivo e di monitorare gli effetti ambientali”.
Appare chiaro come, di fronte ad una determina del direttore Mariano Grillo datata 10 febbraio 2014, il Cipe non potesse discutere della bretella di Piombino appena quattro giorno dopo, nella sua seduta del 14 febbraio.
E’ possibile che invece il Comitato interministeriale tratti dell’argomento non appena abbia la comunicazione del documento della direzione generale del Ministero dell’ambiente potendo comunque poco più che prendere, a sua volta, atto e rimandando gli effetti pratici di tutto questo complesso giro burocratico all’elaborazione del progetto esecutivo da parte della Sat.
In un contesto del genere neanche osiamo azzardare previsioni sui tempi tecnici per arrivare alla definizione dell’iter burocratico.
Anche perché la caduta del governo Letta e gli adempimenti necessari alla nascita di un nuovo gabinetto, con tutto quel che ne consegue, allungheranno ulteriormente le attese. Né del resto c’è da ritenere che la velocità con cui sta nascendo il governo Renzi non possa lasciare spazio ad iniziative di qualsiasi genere nelle more dell’ordinaria amministrazione tra un gabinetto decaduto e quello che gli subentrerà.
Nella sostanza è ipotizzabile che ci sarà da attendere la composizione di un nuovo Comitato per la programmazione economica, espressione del nuovo gabinetto di Matteo Renzi.
Meno che mai osiamo avanzare previsioni sui ben più concreti termini entro cui potranno iniziare i lavori. Basti al riguardo rilevare che, nella narrativa dell’atto con cui la Commissione tecnica incaricata al ministero esprime il suo parere sulle prescrizioni, viene ricordato un passaggio molto significativo che ha per soggetto la Concessionaria la quale nel mese di novembre 2013 ebbe a precisare testualmente che “sia il tratto 1 della bretella, la cui esecuzione è a nostro carico, sia il tratto 2 per il quale forniamo la sola progettazione, potranno essere realizzati solo successivamente all’avvenuta bonifica delle aree interessate dall’intervento che ricadono all’interno del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Piombino, da parte del Commissario incaricato della gestione del SIN e che, pertanto, i costi di tale bonifica non sono inclusi nel quadro economico dei due progetti”.
E’ chiaro che resta nel vago la più elementare delle domande: “Come e chi dovrà far fronte ai costi, peraltro molto rilevanti, delle bonifiche senza le quali i cantieri della Sat non saranno aperti?”
Ce n’è per restare sgomenti. Ben oltre le interrogazioni di rito al ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi che il recente voto nella direzione del Pd ha mandato a casa. Peraltro in buona compagnia del suo sottosegretario Erasmo D’Angelis, già consigliere regionale a Firenze, politico di primo piano in Toscana e continuamente presente sulla stampa a sostenere le buone cause piombinesi, al quale – ci sia concesso questo insignificante inciso – non sarebbe male rivolgere la seguente scontata domanda: “Signor sottosegretario, che cosa ha fatto in questi sei mesi per tentare almeno di far rispettare un decreto per la cui conversione il governo di cui ha fatto parte ha posto addirittura la questione di fiducia?”
F.B.