La cattiva politica a sostegno della fusione
PIOMBINO 20 settembre 2013 — L’improvvisata decisione di fondere Campiglia e Suvereto ha inasprito i rapporti tra cittadini e istituzioni e ha prodotto qualche pagina di cattiva politica. A Suvereto sono in molti che vivono la scelta come perdita d’identità e rappresentanza, mentre a Campiglia predomina l’indifferenza che non è certo un buon viatico per la fusione.
In questo clima i promotori hanno chiesto l’intervento del Presidente della Regione. Spiace constatare che il Presidente ha accettato l’invito e che non si è limitato ad informare sulle diverse opzioni previste dalle leggi regionali (unioni, associazione di funzioni, fusioni), ma si è schierato per la fusione dimenticando che spetta proprio alla Regione decidere in via definitiva, dopo il referendum, rispettando la libera volontà dei cittadini. E’ una pagina di cattiva politica, aggravata dagli argomenti che il Presidente ha portato a sostegno della fusione.
Tra questi la tesi secondo la quale i Comuni grandi hanno più peso politico di quelli piccoli e che un Comune di 16.000 abitanti conta più di uno di 3.000 o di 13.000. Se questa è la visione della Regione c’è davvero da essere preoccupati perché il futuro Comune Campiglia Suvereto conterebbe pochissimo in Val di Cornia (dove risiedono i nostri veri problemi) e nulla nella Regione. La propaganda ha fatto fare un passo falso al Presidente. I Comuni devono contare tutti allo stesso modo e devono essere apprezzati per come sono amministrati e non per il numero dei loro abitanti.
Condividiamo invece che i Comuni debbano fare uno sforzo per affrontare i problemi in ambiti territoriali omogenei, superando anguste visioni municipaliste. Nelle nostre zone l’ambito territoriale minimo che la stessa Regione ha individuato è la Val di Cornia: un bacino di circa 60.000 abitanti alle prese con una riconversione che deve far forza su tutte le risorse del territorio. In questo ambito è possibile programmare, fare economie di scala nei Comuni, prepararsi a ricevere le deleghe delle Province che andranno soppresse, rendere più efficienti e meno costosi i servizi, snellire gli uffici comunali. Tutto questo il Presidente non lo ha detto, limitandosi a fare propaganda per la fusione Campiglia Suvereto.
Qualche incertezza l’ha manifestata anche sui contributi quando ha sostenuto che la Regione non potrebbe garantirli se fossero in molti a chiederli, plaudendo a chi si è mosso per primo. Fermo restando che la Regine garantirebbe in 5 anni 2,5 milioni di euro al nuovo Comune (ovvero circa il 13% delle entrate di un solo anno), ci chiediamo come la Regione possa affrontare un tema così delicato nella logica del “chi prima arriva prima macina”.
Infine il tema della rappresentanza e della democrazia. Tema eluso dicendo che i cittadini del Comune Campiglia Suvereto continueranno a chiamarsi Campigliesi e Suveretani. Davvero poco su un tema così delicato perché, se è vero che le nostre amministrazioni devono lavorare insieme, non si può ignorare che oggi la comunità suveretana, se lo vorrà, potrà fermare con il referendum una decisione che non condivide, mentre domani nel nuovo Comune sarebbe solo una agguerrita e ininfluente minoranza. Non è cosa da poco.
Non ce n’era bisogno, ma l’intervento del Presidente Rossi ci ha consolidato nel ritenere sbagliata la fusione sia perché non ha coinvolto preventivamente i cittadini, sia perché non è di nessuna utilità per risolvere i problemi che lui stesso ha enunciato. Una ragione in più per votare NO al referndum.
Comune dei Cittadini