E la chiamano democrazia nei luoghi di lavoro

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PIOMBINO 24 dicem­bre 2016 — Il 19, 20 e 21 dicem­bre si sono svolte le votazioni sul rin­no­vo del con­trat­to nazionale dei metalmec­ca­ni­ci, siglato il 26 novem­bre. Rispet­to dei val­ori di democrazia e buon sen­so avreb­bero volu­to che nelle set­ti­mane prece­den­ti il voto le orga­niz­zazioni sin­da­cali con­vo­cassero le assem­blee, uti­liz­zan­do tut­ti i pos­si­bili mezzi d’informazione per rag­giun­gere il mag­gior numero di lavo­ra­tori. Nelle assem­blee avrebbe dovu­to esser­ci la pos­si­bil­ità di dis­cutere l’ipote­si di accor­do, che altro non è se non la rat­i­fi­ca del­la piattafor­ma dei padroni di Fed­er­mec­ca­ni­ca. E poi nei giorni pre­visti orga­niz­zare un vero seg­gio elet­torale con orari pro­l­un­gati di voto, reg­istro dei votan­ti, cab­i­na per il voto seg­re­to.
Si è invece vota­to il  20 in Afer­pi e il 21 in Arcelor Mit­tal in assem­blee bre­vis­sime, con pochissi­mo preavvi­so e sen­za ren­dere pub­bli­co sul­la stam­pa un even­to che influen­z­erà per quat­tro anni la vita dei metalmec­ca­ni­ci. Nelle assem­blee di fat­to non è sta­to pos­si­bile dibat­tere, dato che l’esposizione uni­ca­mente a favore dell’accordo da parte dei sin­da­cal­isti si è “man­gia­to” qua­si tut­to il tem­po a dis­po­sizione. Res­ta il legit­ti­mo dub­bio che sen­za l’insistenza di alcu­ni, come noi, tali assem­blee non sareb­bero state neanche effet­tuate. Al ter­mine, ma anche nel cor­so delle assem­blee stesse con per­sone che vota­vano alla cieca, è anda­to in sce­na il “teatro dell’assurdo”:

  • nes­sun elen­co dei votan­ti cer­ti­fi­ca­to;
  • nes­suna fir­ma da apporre;
  • soltan­to un taglian­do, sul quale met­tere un sì o un no, da infi­lare fret­tolosa­mente in una scat­o­la da scarpe;
  • nes­suna cab­i­na elet­torale;
  • centi­na­ia di schede rimaste in bian­co ed even­tual­mente uti­liz­z­abili sen­za con­trol­lo.

Quale sogget­to ha cer­ti­fi­ca­to che cosa?.
Queste, purtrop­po, sono state le modal­ità di voto nelle due gran­di fab­briche metalmec­ca­niche piom­bi­ne­si Afer­pi e Arcelor-Mit­tal, con i seguen­ti risul­tati: Arcelor-Mit­tal 94 sì e 24 no su cir­ca 500 aven­ti dirit­to; Afer­pi 345 votan­ti su cir­ca 1900 aven­ti dirit­to, 257 sì e 80 no.
I sin­da­cati mag­gior­i­tari piom­bi­ne­si han­no “silen­zi­a­to” il ref­er­en­dum per impedire che i con­tenu­ti essen­ziali dell’accordo fos­sero conosciu­ti. In numerose altre realtà metalmec­ca­niche, dove si è vota­to con­sapevol­mente e sec­on­do le regole, il no all’accordo è sta­to preva­lente: in Toscana, alla Piag­gio di Pont­ed­era, alla Con­ti­nen­tal di Fauglia e S. Piero a Gra­do, alla CMG di Altopas­cio, alla CSO di Scan­dic­ci. A liv­el­lo nazionale, qua­si il 20% di no.
Con­di­vidi­amo questo no per­ché, fra l’al­tro, il nuo­vo con­trat­to prevede che siano sancite le deroghe ter­ri­to­ri­ali al con­trat­to nazionale; gli aumen­ti sono del tut­to incer­ti in quan­to sub­or­di­nati agli anda­men­ti eco­nomi­ci; sono sot­trat­ti a con­trib­u­to pen­sion­is­ti­co sia i “buoni spe­sa”, sia le quote dovute a Cometa per la prev­i­den­za pri­va­ta, la quale si con­trap­pone a quel­la pub­bli­ca e sol­i­dale; alla fac­cia del servizio san­i­tario pub­bli­co, viene isti­tu­ito il fon­do san­i­tario pri­va­to obbli­ga­to­rio, a tut­to van­tag­gio delle com­pag­nie di assi­cu­razione.
Ma questo è il nos­tro giudizio. Invece, le regole demo­c­ra­tiche devono valere per tut­ti e sem­pre. Con­tin­uer­e­mo dunque a dire la nos­tra, con­vin­ti che la democrazia nei luoghi di lavoro abbia bisog­no di essere prat­i­ca­ta in maniera cred­i­bile, diver­sa­mente da quel­lo che è suc­ces­so a Piom­bi­no.

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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