La diminuzione dei lavoratori dell’indotto era scritta
PIOMBINO 5 settembre 2016 — I problemi legati al mantenimento dell’occupazione e degli ammortizzatori sociali nelle imprese dell’indotto, cioè quelle legate a lavori svolti o da svolgere per Aferpi e a suo tempo per Lucchini, non sono addebitabili solo ai ritardi, ormai di non poco conto, nell’attuazione degli investimenti previsti dal piano industriale approvato da tutti ed in particolare dalle istituzioni pubbliche.
La loro origine sta proprio in quei piani ed in quegli accordi che li comprendevano.
Insomma, tutto era già scritto.
Lo dicono ufficialmente alcuni dei maggiori protagonisti, cioè proprio l’amministratore straordinario di Lucchini ed Aferpi stessa.
Il commissario straordinario Piero Nardi nella ottava relazione trimestrale sull’andamento dell’esercizio dell’impresa e sulla esecuzione del programma a suo tempo approvato dal Ministero dello sviluppo economico afferma:
«…Nell’ ottobre fu ricevuta una offerta non sollecitata dal Gruppo Cevital, gruppo non siderurgico, guidato da Issad Rebrab, imprenditore algerino dotato di un’ottima solidità patrimoniale. Il piano industriale prevedeva l’assunzione di 1.680 dipendenti ex Lucchini per la parte logistica e siderurgica oltre a 180 dipendenti ex Lucchini Servizi da utilizzare per manutenzione e riparazione anche attraverso l’internalizzazione di attività appaltate a terzi. Nel corso della negoziazione con le OOSSLL ex art 47 L228/90 e art 63 del DLgs 270/99 tale numero fu elevato alla totalità dei dipendenti in Piombino, pari a 2.280, confidando di assorbire la differenza attraverso lo sviluppo dell’industria agroalimentare, settore “core” di Cevital.….
….Si prevede a regime una occupazione di 1.410 unità nella parte siderurgica e di 200 dipendenti per la parte logistica e l’internalizzazione di servizi esterni di manutenzione, riparazione e rifacimenti con l’utilizzo del personale ex Lucchini Servizi, in linea con l’offerta iniziale di Cevital come ricordato nel punto precedente. Per recuperare l’intera forza lavoro di 2.100 unità occorrerà verificare le potenzialità occupazionali degli investimenti nel settore agroalimentare, non ancora definiti e quantificati…».
Dunque era previsto che una parte dei lavoratori impegnati nelle ditte dell’indotto sarebbero stati sostituiti dagli stessi dipendenti Aferpi.
Cosa che è confermata dalla stessa Aferpi nel documento Studio Preliminare Ambientale – Quadro Ambientale (24 giugno 2016) che fa parte della documentazione per la verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale.
«…Riguardo all’indotto – si può leggete in quel documento — , partendo da una media di circa 600 unità ante spegnimento area a caldo, si è progressivamente arrivati fino alle circa 150 unità attuali; con il nuovo polo siderurgico completo, la stima si attesta a circa 350 unità equivalenti. Il non completo assorbimento di tutti i lavoratori dell’indotto, rispetto alla situazione in essere con il “ciclo integrale Lucchini” dipende essenzialmente da due fattori:
1. il nuovo polo siderurgico avrà impianti nuovi, più compatti e semplici da gestire sia in termini di manutenzione che di pulizia, anche in virtù del fatto che non saranno più presenti la Cokeria e l’Altoforno (impianti ad elevata incidenza in termini di richiesta di attività manutentiva e di pulizie industriali);
2. i processi di riconversione e riqualificazione professionale attuati negli ultimi due anni hanno consentito ad AFERPI di scegliere, strategicamente, di riportare all’interno dell’azienda la maggior parte delle attività manutentive, riappropriandosi del know-how impiantistico che nel corso degli anni di gestione Lucchini era stato perso ricorrendo massicciamente alla pratica dell’esternalizzazione delle attività di manutenzione.…».
Non è chiaro alla fin dei conti quanti saranno i lavoratori dell’indotto non più utilizzati ma in ogni caso il fatto stesso che se ne parli in quel documento fa pensare che non si tratti di numeri da poco.
È certo che anche lo slittamento dei tempi degli investimenti previsti conta e molto, ma ciò che fino ad oggi è stato sottovalutato è il fatto che esso non riguarda solo i forni elettrici, il nuovo treno rotaie, le demolizioni, la logistica e l’industria agroalimentare. Esso ha a che fare anche con la produzione e gli interventi previsti negli attuali impianti in esercizio. Basti pensare che il piano industriale approvato ed inserito nell’accordo di programma del 30 giugno 2015, e poi ancora in accordi successivi, prevedeva che nel 2015 e nel 2016 il treno vergella producesse rispettivamente 210 e 550mila tonnellate, il treno barre 89 e 220mila tonnellate, il treno rotaie 132 e 302mila tonnellate, per un totale di 431mila e 1.072.000 tonnellate.
In realtà la produzione di Aferpi ai treni di laminazione di Piombino è stata nel primo semestre 2016 di circa 235mila tonnellate (di cui 25mila tonnellate di rotaie per Lucchini) con una media mensile simile a quella del secondo semestre 2015 (sempre il commissario straordinario Nardi che lo scrive).
Si prevedevano poi investimenti definiti minimali dal giugno 2015 al dicembre 2016 come
sostituzione forno di riscaldo TMP (anno 2016),
allargamento gamma profili fino a diametro minimo 25 mm (fine 2015 – inizio 2016),
sostituzione tubazioni acqua industriale e revamping linee elettriche esistenti (fine 2015 — 2016),
revamping locomotori e linea ferroviaria interna (anno 2015),
consolidamento colonne supporto pontile ex Lucchini (anno 2015),
aumento pescaggio pontile ex Lucchini (anno 2015).
Sappiamo bene che ciò non è avvenuto e che anche questa parte era legata a previsioni di mercato molto aleatorie, anche se fortemente sostenute.
Tutto questo, ovviamente, ha determinato a cascata, come ulteriore conseguenza, una diminuzione del lavoro per le aziende dell’indotto
Persino inutile, infine, parlare della tesi, più e più volte sostenuta, sulla possibile transazione dei lavoratori dell’indotto in virtù dell’attuazione dei programmi di reindustrializzazione sostenuti con agevolazioni finanziarie da Regione e Stato che si sono rivelati del tutto inefficaci, ma anche questo per molti motivi era assai prevedibile e previsto.
Sì era scritto.
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