La faccio io la recinzione al canile. Nessuna risposta
PIOMBINO 28 gennaio 2019 — Il canile minimo di Montegemoli torna di attualità. Non solo per il freddo che i cani devono sopportare e che, di questi tempi, è particolarmente pungente nella zona, non solo per l’aspetto da landa desolata che l’inverno impietosamente offre alla vista, ma anche per l’ennesima sollecitazione che un’associazione animalista, fatta di volontari, ha rivolto al Comune. E questa volta non solo proponendo interventi ma addirittura dichiarandosi disposta a sborsare quattrini per migliorare la struttura. Roba rara che dovrebbe richiamare se non entusiasmo almeno sostegno da parte degli amministratori di un ente pubblico. Invece a Piombino, abituati ai regali farlocchi di Khaled, Rebrab e compagnia bella, i regali veri non si sanno neanche concepire. Ecco che il testo che abbiamo ricevuto da “La casa di Margot”.
Come è noto dall’estate scorsa i cani di proprietà del Comune di Piombino sono stati trasferiti nel nuovo canile minimo in località Montegemoli, che non era ancora terminato, come non lo è tuttora. È altrettanto noto ai piombinesi come quell’area non sia certo una delle più amene, né più verdi di Piombino: si tratta infatti di un vasto spazio tra capannoni e strade sterrate esposto al vento, al freddo e al caldo, ma tant’è. Ormai il canile è lì e non si può tornare indietro, purtroppo. Ho visitato varie volte la struttura e devo dire che alcune nostre idee sono state accolte, come l’infermeria o la piantumazione di alberi, mentre per altre inspiegabilmente non si riesce neanche ad avere una risposta. Mi spiego meglio: i cani piombinesi vivono 24 ore al giorno rinchiusi in una scatola bianca, nel senso che vedono solo ed esclusivamente le pareti del box e quelle che recintano le piccole aiuole di sgambamento. Dico aiuole perché quelle di certo non si possono definire aree, sono poche decine di metri quadrati, inghiaiate, prive di stimoli e di elementi naturali.
Quattro muri bianchi dove passare 24 ore ogni giorno.
Il canile è aperto al pubblico per le visite il giovedì e il sabato, per portare i cani a passeggio il lunedì, mercoledì e venerdì. Anche avere questo orario per me è stato un problema: non era pubblicato da nessuna parte, lo chiedevo per iscritto e non mi veniva fornito, io credo che proprio non esistesse prima della polemica nata sui social. Poi è comparso ed è questo, anche se, una volta appurato l’orario, il canile va trovato. Infatti non c’è alcuna indicazione stradale e in molti sono tornati indietro senza individuarlo nel dedalo di stradette di Montegemoli.
Comunque se lo trovi puoi portare fuori i cani, ma dove li porti? Sempre su una strada sterrata, in mezzo a camion e furgoni, perché la vicina campagna non è raggiungibile facilmente.
Dunque un canile senza speranza, condannato ad essere più un ordinato carcere (nei box nuovi i cani li vedi da uno spioncino) che una struttura accogliente? Io credo, ho detto e ho scritto che, nonostante la progettazione infelice ‚una speranza per quei cani ci sia ed è il campo adiacente al canile, dove ora è stato seminato un prato, ma nel quale i cani non possono accedere da soli perché non è adeguatamente recintato e scapperebbero.
Sono mesi che chiedo un’adeguata recinzione e di recente l’assessore ai lavori pubblici mi ha risposto che i soldi per il canile sono finiti.
Senza entrare nel merito delle spese, cosa che non mi compete: io credo che quei cani abbiano già sofferto abbastanza e che meritino di potersi fare una corsa in libertà, annusare la terra o fare una capriola e quindi mi sono offerta di realizzare a mie spese quella recinzione, in memoria dei miei genitori che gli animali li amavano davvero e non a discorsi.
Non solo non ho avuto una risposta entusiasta, non ho proprio avuto risposta. E sono passate settimane .
Per questo motivo dopo avere scritto e sollecitato, pubblicato sui social, mi sono decisa a fare un comunicato stampa.
I cittadini, che già hanno tanti problemi, ne sono consapevole, devono sapere come vanno anche queste cose. Vorrei che si chiedessero perché e si dessero delle risposte.
Maria Cristina Biagini, coordinatrice di La Casa di Margot
Con queste righe non voglio giustificare nessuno e provo a dare un motivo di riflessione alla signora e con questo affermo solo che a volte la buona volontà non basta. A scanso di equivoci non giustifico affatto l’operato del Comune che anzi definisco insipiente. Lei, signora Biagini, è conosciuta per la veemenza con cui si batte per la protezione degli animali e per questo sinceramente l’ ammiro. Purtroppo però siamo in Italia e la burocrazia è spaventosamente ottusa, lo sa che probabilmente nel realizzare quella recinzione Lei potrebbe incorrere in un abuso edilizio penalmente perseguibile e occupazione di suolo pubblico permanente ed anche questo perseguibile, mentre il Comune si troverebbe nel ruolo di suo complice ed inoltre, probabilmente, dovrebbe giustificare alla Corte dei Conti il motivo per cui un dipendente pubblico, come lei signora Biagini è, si è permesso di eseguire abusivamente tale manufatto ravvisando una probabile concussione tra Lei e gli uffici comunali. Ecco, con tutta probabilità ciò che ho scritto è tutta una baggianata, ma siamo in Italia e abbiamo una infinità di esempi dove la buona volontà e la buonafede si sono scontrati con una burocrazia oscenamente stupida. Ed in ultimo me lo lasci dire, alla soglia delle elezioni comunali la questione “animali” non è politicamente interessante.