La fine del Titanic e della Concordia

PIOMBINO 19 dicem­bre 2016 — Non si sa quante mai volte sia nei nos­tri comu­ni­cati, già dal 2014, e nei con­sigli comu­nali abbi­amo chiesto al gov­er­no locale, regionale e nazionale che si otte­nessero mag­giori certezze sul­l’­op­er­azione Cevi­tal, sul piano finanziario, sul piano indus­tri­ale, sem­pre fumoso e vago, riguar­do all’a­groin­dus­tri­ale o agro ali­menta­re (anco­ra non si è capi­to). E questo tra un mer­cì e un altro. Pri­ma due forni elet­tri­ci, poi sem­bra­va che venisse man­tenu­to il ciclo inte­grale, poi da due forni siamo pas­sati ad uno e l’a­gro­qual­cosa pas­sato in cav­al­le­ria. E poi i sol­di: Rebrab non ce l’ha, o non glieli dan­no, li chiede al Gov­er­no, li chiede alle banche, arrivano i cer­ti­fi­cati bianchi, ma le banche niente. Rebrab ha mes­so un centi­naio di mil­ioni ( capi­rai..) ne man­cano altri 400, ma le banche niente. E poi il piano indus­tri­ale riv­is­to e cor­ret­to. I lavo­ra­tori resistono gra­zie agli ammor­tiz­za­tori sociali, sono in sol­i­da­ri­età tut­ti sen­za che la pro­duzione aumen­ti ed han­no pau­ra per­ché gli ammor­tiz­za­tori poi finis­cono. E nel frat­tem­po tut­ti i mag­gioren­ti del gov­er­no locale regionale e nazionale e del PD a dire che Rebrab con­fer­ma­va gli impeg­ni, dopo ogni incon­tro locale, regionale o nazionale con la diri­gen­za del momen­to, dopo ogni con­siglio comu­nale, sem­pre la stes­sa sol­fa. E chi face­va notare che forse le cose non anda­vano, tac­ciati come gufi, come col­oro che non vol­e­vano il bene del­la cit­tà e dei lavo­ra­tori. Anche per la vari­ante Afer­pi, con il trac­cia­to del­la 398 fuori dal­la zona indus­tri­ale, chi si è oppos­to è sta­to con­sid­er­a­to anco­ra come chi vol­e­va osta­co­lare lo svilup­po indus­tri­ale, per­ché Rebrab non deve avere “ali­bi” e allo­ra bisogna fare tut­to quel che vuole altri­men­ti se ne va “e dopo di lui non c’è nes­suno!”: quante volte lo abbi­amo sen­ti­to dire. E noi a dire che l’u­ni­ca soluzione è un inter­ven­to del gov­er­no con Cas­sa Deposi­ti e Presti­ti, una joint ven­ture pub­bli­co pri­va­to dove il pub­bli­co entra nel­la ges­tione come fat­to a Taran­to, che se questo non si è fat­to è per­ché non si è volu­to politi­ca­mente da chi ci gov­er­na. E adesso? Adesso la respon­s­abil­ità non è più di nes­suno, l’ onorev­ole Velo non si fida più delle promesse di impeg­no di Rebrab (toh.., noi sono due anni che si dice..), il con­sigliere Ansel­mi, già sin­da­co di Piom­bi­no, adesso scende dal­la bar­ca che affon­da, rite­nen­dosi non respon­s­abile degli esi­ti del­la vicen­da per­ché Rossi ( quel­lo che in Alge­ria ave­va vis­to la Piom­bi­no del futuro) non lo coin­volge e non lo infor­ma. Pare sia rimas­to solo il sin­da­co Giu­liani a credere alle promesse di impeg­no di Rebrab. Noi comunque, e sia chiaro, vogliamo che la fab­bri­ca ripren­da a colare acciaio con Rebrab o sen­za Rebrab e, in questo caso, con un grande inves­ti­men­to pub­bli­co.

Par­ti­to Rifon­dazione Comu­nista, Cir­co­lo 2 V. Coralli­ni” Piom­bi­no

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