La gatta frettolosa fece i gattini ciechi
PIOMBINO 3 giugno 2019 — “La gatta frettolosa fece i gattini ciechi”: mai proverbio fu più appropriato. Ci riferiamo a ciò che è successo con la firma, da parte della Regione Toscana e del Comune di Piombino, sia del protocollo con Manta logistics sia dell’accordo con Aferpi.
Cominciamo da quest’ultimo.
Si tratta dell’’accordo di programma per il rilancio del polo industriale di Piombino in attuazione, non in sostituzione, dell’accordo di programma sul progetto di riconversione e sviluppo nell’area ex Lucchini del 24 luglio 2018, che, firmato dal presidente Enrico Rossi per la Regione Toscana e dal sindaco Massimo Giuliani per il Comune di Piombino ma non dall’amministratore delegato Fausto Azzi per Aferpi, dimessosi poi qualche giorno dopo, riguarda una variante urbanistica (per l’impianto di tempra delle rotaie), due tavoli tecnici e un gruppo di coordinamento (Stile libero Idee dalla Val di Cornia ne ha parlato diffusamente in un precedente articolo Accordo di programma per una variante e tre tavoli).
Successe davvero una cosa curiosa il 23 maggio scorso, il giorno della firma, quando l’amministratore delegato di Aferpi non si presentò e subito il Comune di Piombino si affrettò a scrivere che “aveva comunicato all’ultimo momento di dover posticipare la firma da parte dell’azienda per un ritardo nell’autorizzazione da parte di Jsw. Fra pochi giorni quindi, con la firma di tutti e tre i soggetti coinvolti, l’accordo diventerà efficace”. La Regione Toscana da parte sua fu ancor più precipitosa: “Una firma che gli indiani di JSW, a causa della differenza di fuso orario (in India è notte) metteranno domani in forma digitale”.
Nei giorni successivi fu data dal Tirreno la notizia che Fausto Azzi si era dimesso e ad oggi quella firma non è ancora arrivata.
Sono molti naturalmente gli interrogativi che questo ritardo, ammesso che sia un ritardo, pone ‚perché viene il dubbio, del tutto giustificato, che poi così tanta fretta per l’investimento e di conseguenza per la firma dell’accordo di programma, così come era stata manifestata da Comune, Regione e dalla stessa Aferpi, non ci fosse o non ci sia. Il che poi porta ad interrogarci sul perché, non essendo reale e giustificata la fretta, due enti pubblici così importanti come la Regione Toscana ed il Comune di Piombino si siano prestati ad un gioco che rischia di far fare loro una figuraccia, se non l’hanno già fatta. Cosa istituzionalmente non bella. Il tutto è naturalmente peggiorato da un piano industriale mai reso pubblico e dall’aver caricato nel testo dell’accordo elementi che con un accordo di programma per una variante urbanistica ben limitata e definita c’entrano come il cavolo a merenda e oltretutto in termini (tavoli di lavoro del tutto inappropriati per un accordo di programma). E poi quella frase “Le parti ribadiscono, per la propria competenza, l’impegno e la vigilanza ad esigere l’installazione del forno elettrico secondo le modalità e le specifiche dell’Accordo stesso, in base alla nota di AFERPI Spa del 4–3‑2019 citata in premessa, a conferma più in generale degli impegni già previsti per le Fasi 1 e 2 del business plan allegato all’Accordo 2018” che viene il sospetto sia stata proprio quella che ha fatto propendere a non firmare l’accordo.
E poi che svarione, peraltro non il primo, quella dichiarazione del presidente Enrico Rossi “i trenta milioni attivati dalla firma di oggi rappresentano il primo investimento per tornare a produrre acciaio in questo polo industriale, con il nuovo impianto che impiegherà circa 110 lavoratori di Aferpi”!
La firma del protocollo con Manta Logistics è altrettanto fantascientifica.
Il 16 aprile fu firmato il “Protocollo d’intesa per lo sviluppo di un Terminal auto nel porto di Piombino” da parte del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, del sindaco di Piombino, Massimo Giuliani, e di Massimo Ringoli, amministratore della Manta Logistics, per realizzare un terminal auto nel porto di Piombino (Darsena Nord) su un’area di almeno 50mila metri quadrati destinata a diventare di 300mila metri quadrati. È iniziata la bagarre il giorno stesso con quell’affermazione pronunciata in quell’occasione “ripristino dello status di banchina pubblica dell’accosto principale di Piombino” che fece e fa pensare proprio alla banchina e alle aree già assegnate a Piombino Industrie Marittime (PIM) con cui proprio Regione e Comune avevano già firmato un ulteriore protocollo qualche mese fa.
Nei giorni successivi le esternazioni del presidente di Moby, partner in Manta,Vincenzo Onorato, hanno ulteriormente alzato i toni tant’è che non a caso PIM ha poi pubblicato su diversi quotidiani un’intera pagina a pagamento nella quale rifaceva tutta lo storia amministrativa del progetto per la demolizione, refitting e costruzione navi su quell’area. Concludendo poi il 30 maggio, quando l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale ha consegnato ulteriori spazi di piazzale nel cantiere navale di Piombino Industrie Marittime (PIM), che “Si vedono così anche confermati, con un importante rapporto fra occupati e metri quadri, lo spirito e gli obiettivi di reindustrializzazione del nuovo porto di Piombino che il Governo, la Regione Toscana e tutti gli altri soggetti si erano prefissati accompagnandoli anche con rilevanti finanziamenti pubblici.”.
Naturalmente rimane da risolvere un piccolo dettaglio: “PIM confida inoltre che possano presto essere risolti anche altri dettagli non trascurabili quali l’accesso e la viabilità per raggiungere il sito”. Insomma mancano le infrastrutture di collegamento, cosa davvero non trascurabile. Cosa che non sembrava essere presente al presidente di PIM Piero Neri il 30 novembre 2018 quando affermava che “le opportunità per iniziare a produrre sin dal primo gennaio 2019 ci sono”.
Comunque, a parte questo, rimane l’interrogativo: come si conciliano nel pensiero e nell’azione di Regione Toscana e Comune di Piombino due protocolli e due progetti che cozzano l’uno contro l’altro? E come si conciliano con l’azione amministrativa del vero titolare della responsabilità giuridica di tutto ciò e cioè l’Autorità portuale? Che peraltro ha ricordato giustamente che non solo è la titolare delle responsabilità amministrative sulle concessioni del demanio marittimo ma ha anche un dovere di equità, giustizia e trasparenza da rispettare tant’è che ha proposto al Ministero dello sviluppo economico un modello procedurale per l’assegnazione delle concessioni per giudicare con equità, giustizia e trasparenza, appunto, i progetti che fossero stati presentati nel passato o che lo sarebbero nel futuro.
Procedure che non possono essere sostituite con il vecchio sistema del “chi prima arriva prima macina”.
Già molto praticato, per la verità, provocando i guai che si stanno vedendo.