La logica della zona a traffico limitato di Venturina
CAMPIGLIA 27 giugno 2018 — Non è facile formulare una critica seria su un’opera (la nuova ztl di Venturina) che ha scatenato così tante reazioni in gran parte ferocemente negative.
Nel testo che segue pertanto non si parla mai volutamente di bello o brutto, ma di coerente o meno, di scopi raggiunti o mancati, di correttezza o meno della composizione architettonica che dovrebbe essere giudicata come qualunque composizione.
Lo scopo dichiarato della riqualificazione è quello di “recuperare il ruolo originario di centro cittadino attraverso una nuova rilettura”.
In pratica l’intervento è finalizzato a rendere esclusivamente pedonale poco più del 20% di via Indipendenza (circa mq. 800) e di progettare largo Sbarretti ed il suo collegamento con via Indipendenza per altri mq. 800 circa.
Tutto ciò è stato risolto, spostando una serie di “panettoni” in cemento per escludere il traffico da questa area e deviarlo verso via Trieste e via Fratelli Bandiera.
Per la “riqualificazione” è stato proposto di aumentare il numero e le tipologie di arredi urbani. Così alle panchine esistenti, ai paletti in ferro e catene, a colonnini in calcestruzzo corredati da ringhiere in ferro a croce di S.Andrea, a fioriere in calcestruzzo, ai lampioni in ferro si aggiungono ora poltrone e divani in ferro e legno, 3 pergolati in ferro e rampicanti, quattro “totem” sempre in ferro e rampicanti e sei sculture luminose. Il tutto risulta privo di relazioni dato che si è sovrapposto una soluzione formale all’altra preesistente senza che esse siano minimamente coerenti.
I pergolati e il salottino con la loro sottesa componente rurale, sono estranei al tutto, i totem che sarebbero una ottima soluzione per segnalare le variazioni di ingressi nell’area del centro, risultano inutili perché un po’ di rampicanti non sono in grado di essere percepiti come significativi. L’unica cosa che anche da lontano colpisce e incuriosisce sono le sculture luminose che effettivamente rappresentano un elemento “eccezionale” e in grado di evidenziare il centro.
Il fatto però che le basi-sedute delle sculture non siano state realizzate, il fatto che i totem siano stati messi in posizione decentrata rispetto agli accessi e quindi non in grado di svolgere la loro funzione di segnale, il fatto che la parte pedonale sia ridotta ad un fazzoletto, il fatto che non si è voluto buttare via nulla, dimostra che questa opera in fondo non la voleva nessuno. Non la volevano i commercianti evidentemente impauriti per una ricaduta negativa sul lavoro e il Comune non ha avuto il coraggio necessario di arrivare fino in fondo con scelte precise facendo in modo che spostando qualche “panettone” in cemento, tutto tornerà come prima.
Un discorso a parte vale per largo Sbarretti dove gli architetti hanno potuto fare un progetto che aveva una logica compositiva anche se cambiata in fase di realizzazione. L’aspetto negativo della realizzazione è stato il fatto che largo Sbarretti continua ad essere separato ed estraneo al centro di via Indipendenza. Sarebbe bastato realizzare una pavimentazione unitaria nell’area pedonale e nello slargo per facilitare una percezione di unitarietà che oggi non esiste. Resta poi la domanda se fosse necessario definire in maniera rigida e immodificabile uno spazio che fino ad ora serviva ai ragazzi per tirare quattro calci al pallone. Speriamo che il Comune riesca a gestire questo spazio in modo che non diventi in poco tempo del tutto inutile e che la fontana non muoia come tutte le fontane di Campiglia e Venturina Terme.
Infatti il grande problema delle opere pubbliche è che, se non viene prevista la corretta gestione e l’adeguata manutenzione, in tempi più o meno lunghi degradano; come si vede, solo per fare un esempio, dallo stato di manutenzione della Rocca, sporca, al buio e inutilizzata.
Infine non si può non parlare dell’opera pittorica che il Comune ha commissionato all’Accademia di Firenze per completare l’assetto di largo Sbarretti.
Vista l’opera si direbbe che gli insegnati, e forse gli studenti, dell’Accademia abbiano uno spiccatissimo senso dell’umorismo. Infatti questo spazio pur chiuso da retri di fabbricati e dalla parete cieca di una rimessa, è stato allestito con gradinate per eventi teatrali, musical, lettura pubblica ecc. Questa scelta è già abbastanza ardita, ma se si pensa che la parete cieca del magazzinetto diventa di fatto il fondo scena dello spazio teatrale (con vista su eventuale conchino in plastica attaccato al muro) e che si è pensato di decorarla con una ”Allegoria del teatro classico e popolare” , non si può fare a meno di fare una grande risata. A parte il fatto che lasciare la parete bianca avrebbe potuto servire per fare proiezioni senza cristallizzare una situazione da teatro dell’ottocento, ci sembra che abbinare la tradizione di Venturina, fatta di storie della campagna, di allevamenti, di contadini e di lavoro sulla terra, a una cosa così estranea come l’Arcadia o simili, sia una vera e propria presa in giro.
Magari un giro al museo Carlo Guarnieri avrebbe permesso di capire chi erano i venturinesi della tradizione contadina e avrebbe dissuaso insegnanti e studenti dal proporre cose che una volta appunto si dicevano con disprezzo “da Accademia”.
*L’ architetto Alberto Primi è rappresentante del Comitato per Campiglia
Grazie Alberto di farci ridere ! E non è un ridere disprezzante, al contrario, ci sentiamo solidali con tutte queste decisioni e non decisioni perché le capiamo e le viviamo anche noi in Svizzera.
Una cosa che funziona sempre bene sugli spazi pubblici sono gli alberi. L’albero è un elemento che in generale permette di radunare tutti i campi perché la maggior parte della popolazione ama gli alberi. Gli alberi hanno in sé grandi pregi per affrontare i temi che sempre di più saranno determinanti rispetto al cambiamento climatico: danno ombra e riciclano il CO2, aiutano la biodiversità.
Il cantone di Ginevra ha fatto recentemente un grande censimento di tutti gli alberi del suo territorio. Considerando il riscaldamento climatico, lo scopo è di aumentare il numero di alberi per creare più ombra in ambito urbano, sostituendo le specie che sono poco adatte al clima più caldo con specie più adatte al caldo e alla mancanza di precipitazioni.
Perché non pensare di rafforzare le piantagioni sui bordi della vecchia Aurelia? Vediamo su tanti chilometri i bellissimi platani in condizioni di sofferenza grave. Perché non riflettere ad una specie di albero adatto al clima, resistente alle nuove malattie, alla mancanza di acqua e fare di Venturina il modello della possibile ri-piantagione dei bordi di tutta l’Aurelia vecchia? Per il piacere di tutti!