La sanità si è impoverita e il sindaco è soddisfatto
PIOMBINO 16 maggio 2017 — Si rimane stupiti a lggere il comunicato dell’ufficio stampa del Comune di Piombino, da cui emerge una valutazione sostanzialmente positiva sul “consolidamento dei servizi socio-sanitari del nostro territorio”. Ci sembra lecito e doveroso porsi una domanda: da dove scaturisce tanto ottimismo? E potremmo anche chiederci: a quale sanità stanno guardando? È verità ormai nota che della realtà possono essere date valutazioni diverse a seconda della lente attraverso cui passa lo sguardo: se guardiamo dal punto di vista della riduzione dell’ospedale a una semplice presidio di base dotato di Pronto Soccorso e di un numero limitato di servizi di base, allora si comprende la soddisfazione. Ma se guardiamo dal punto di vista dell’offerta sanitaria attuale in relazione alla precedente, ci rendiamo conto del drastico depauperamento cui è stata sottoposta tale offerta e ci chiediamo: cosa c’è di cui essere tanto soddisfatti?
La realtà è un’altra: nel silenzio delle istituzioni locali e sotto gli occhi di cittadini stanchi e assuefatti, è avvenuto un drastico impoverimento dell’offerta sanitaria locale. La riforma sanitaria della Regione Toscana, sommandosi ai tagli già imposti dalle politiche governative, ha accorpato le aziende sanitarie in tre macro-aree con la conseguente concentrazione delle risorse e e dei servizi nei grandi centri e la spoliazione progressiva delle realtà decentrate. Con la sola ottica dei tagli e del risparmio: non tutti i cittadini avranno la stessa possibilità di accedere agli stessi servizi e l’offerta sanitaria dovrà essere “sostenibile” sulla base di risorse sempre più esigue. Aumenta così il ricorso alle strutture private per chi può, mentre un numero crescente di cittadini rinuncia a curarsi. La Regione ha demandato ai direttori generali (il cui potere negli ultimi anni è cresciuto in modo straordinario) la programmazione sanitaria, al di fuori di ogni controllo da parte delle istituzioni rappresentative locali e dei territori.
A loro spetta il compito di amministrare l’esistente per farlo costare meno. Viene così meno anche il concetto di programmazione territoriale, che nel passato era appannaggio delle amministrazioni locali e che era finalizzato a “creare salute” in relazione alla specificità di ogni singolo territorio.
In Val di Cornia, questa riorganizzazione si è tradotta nella creazione di una rete tra i due ospedali di Cecina e Piombino, con i servizi essenziali dislocati su due presidi lontani 50 chilometri l’uno dall’altro, la cui definizione finale, tra l’altro, è ancora tutta sulla carta e incerta. Piombino, con una popolazione anziana e impoverita da una crisi economica senza precedenti, in questi anni si è vista sottrarre molti servizi: alcune specialistiche sono sopravvissute solo come prestazioni ambulatoriali, altre sono state soppresse (laboratorio analisi, UTIC e senologia) mentre le altre stanno lavorando in condizioni di estrema criticità e con tempi di attesa estenuanti. Il punto nascita, nonostante tutti i proclami elettorali, è da tempo destinato alla chiusura. La casa della salute, di cui si parla da anni, è ancora in via di definizione e sembra delinearsi solo come un agglomerato di medici di base, ben lontana dal rappresentare la declamata continuità ospedale-territorio. Un’altra unità che sta lavorando in estremo affanno è l’urologia: da una struttura efficiente che fino a pochi anni fa garantiva al territorio prestazioni altamente professionali, siamo arrivati ad un’offerta poco più che ambulatoriale, offerta che i cittadini devono in gran parte alla disponibilità e allo spirito di sacrificio di un solo medico che si fa carico della maggior parte del lavoro ordinario e straordinaro. L’organico di questo servizio (assolutamente prioritario in un territorio in cui più della metà degli uomini sono anziani e con percentuali elevate di patologie prostatiche) è insufficiente, per cui le liste di attesa si stanno allungando ed è facilmente prevedibile che con le ferie estive si andrà ben oltre gli attuali tre mesi di attesa. Già ora i piombinesi sono costretti ad esodi faticosi e onerosi verso Livorno o altri ospedali, sia di giorno che di notte, con grossi disagi che la politica sembra ignorare. E il rischio che si fa sempre più concreto è che anche questo servizio essenziale venga soppresso, se vengono meno la buona volontà e lo spirito di sacrificio di alcuni operatori.
Tutto ciò stride drammaticamente con il programma elettorale con cui il partito di governo ha vinto le ultime amministrative che prometteva ben altri orizzonti.
Altro che soddisfazione!
*Carla Bezzini è consigliere comunale a Piombino di Un’Altra Piombino