La Val di Cornia morirà sommersa dalle storielle
PIOMBINO 6 dicembre 2019 — Ormai da quindici anni di storielle (secondo l’Enciclopedia Treccani questo è il significato di storiella: storiella /sto’rjɛl:a/ s. f. [dim. di storia]. — 1. a. [breve racconto, vero o verosimile, per lo più a sfondo morale o comico] ≈ aneddoto. b. [brevissimo racconto comico] ≈ barzelletta, (lett.) facezia. 2. [spesso al plur., cosa inventata, racconto bugiardo: ma non mi raccontare s.!; non gli credere: è una delle sue solite s.], ndr) ) se ne sono sentite così tante che è perfino difficile ricordarle tutte. L’accordo di programma sui fanghi di Bagnoli definito svolta epocale, la Concordia sicuramente smantellata nel porto di Piombino, la 398 da Montegemoli al porto sicuramente finanziata e realizzata, il nuovo porto tutto realizzato e funzionante, siderurgia agroindustriale attività logistiche all inclusive attività certe frutto della grande benevolenza e capacità imprenditoriale dell’algerino Issad Rebrab, Piombino trasformata in similDubai dall’ imprenditore arabo-giordano Khaled al Habahbeh, il grande outlet apposto della centrale ENEL di Tor del Sale e chi più ne ha più ne metta nelle grandi e nelle piccole cose. Naturalmente tutto smentito dalla realtà, appunto come delle storielle.
Recentemente l’album si è arricchito ulteriormente.
Se RIMateria chiude, di fatto, si è detto a più voci, cade un asse portante per lo sviluppo del polo siderurgico (più forni elettrici, nuova acciaieria, laminatoio per prodotti piani) quale descritto nella Fase 2 delle linee di Business plan presentato da JSW Italy alle organizzazioni sindacali. In un precedente articolo (Oscurare la realtà per fuggire dalle responsabilità) Stile libero Idee dalla Val di Cornia ha dimostrato che il problema rifiuti industriali nell’accordo di programma del 24 luglio 2018 è affrontato solo in termini di petizioni di principio sull’economia circolare e sul principio di prossimità e che tutte le porte erano state lasciate aperte a quella che è diventata JSW Steel Italy Piombino, compresa quella di risolvere al proprio interno il problema dei rifiuti attuali e futuri.
Se poi si volesse fare riferimento anche al più recente accordo di programma per l’impianto per la tempra delle rotaie, basta leggere l’articolo relativo al “Polo per l’economia circolare e la sostenibilità della filiera siderurgica” per capire che siamo in presenza di un fuoco fatuo e niente più: ”
- In attuazione dell’articolo 8, comma 8 dell’Accordo 2018, Regione Toscana e Comune di Piombino confermano la necessità di assicurare, in una logica di economia circolare, il massimo reimpiego degli scarti della produzione di acciaio nonché lo smaltimento degli scarti residui nel rispetto del principio di prossimità e sostenibilità ambientale.
- Ai fini di cui al comma 1, è istituito un Tavolo tecnico “Scarti di Produzione” con rappresentanti delle parti sottoscrittrici volto a definire quantità e qualità degli scarti prodotti, le possibili forme di riciclo, riuso e recupero nonché l’individuazione dei possibili siti di destinazione degli stessi.
- La Regione avrà cura di coinvolgere l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) nei lavori del Tavolo “Scarti di Produzione”.
- I lavori del suddetto Tavolo non pregiudicano le iniziative che autonomamente Aferpi vorrà assumere per favorire una chiusura sostenibile del proprio ciclo produttivo.”.
Con il rigetto delle linee di nuovo piano industriale predisposto da RIMateria da parte dell’assemblea dell’Asiu, ed in particolare dai Comuni di Piombino e Suvereto che hanno espresso un voto contrario, e con la conseguente chiusura di RIMateria rischia di scomparire qualsiasi possibilità di messa in sicurezza ambientale delle discariche ex Asiu ed ex Lucchini. Linee, lo si ricordi, basate sull’aumento dei volumi della discarica ex Lucchini per ospitare rifiuti di ogni genere e di ogni dove. Davvero curiosa la storiella perché trascura il fatto che quelle linee di piano industriale scaturiscono dal fatto che le condizioni dettate dalla Regione nella concessione della Valutazione di Impatto Ambientale, e cioè che le discariche proposte potessero ospitare solo rifiuti prodotti dalla siderurgia e dalle bonifiche, non sono considerate compatibili con la sussistenza finanziaria ed economica di RIMateria proprio da RIMateria stessa e dai suoi azionisti. E dunque se si volesse ricercare la causa della chiusura di RIMateria e della conseguente scomparsa di qualsiasi possibilità di messa in sicurezza ambientale delle discariche ex Asiu ed ex Lucchini la si d0vrebbe individuare in primis nella Regione Toscana.
Magari, visto che la stragrande maggioranza dei cittadini di Piombino si è pronunciata chiaramente contro il piano RIMateria, meglio sarebbe affrontare seriamente il tema del risanamento della zona a prescindere da quel progetto e chiedersi ad esempio se, tra escussione di fideiussioni e finanziamenti nazionali e regionali da richiedere nell’ambito di tavoli di discussione già aperti o da aprire, ad esempio quello della proroga dell’accordo di programma del 24 aprile 2014, i finanziamenti necessari potrebbero essere reperiti (ricordiamo che la bonifica della discarica di Poggio ai venti è stata finanziata da Stato e Regione con l’accordo di programma del 21 dicembre 2007 e se da allora non è stata realizzata non è certo per mancanza di finanziamenti ma per responsabilità del Comune di Piombino).
Ma la Regione, si è ulteriormente affermato, ha indicato, sempre in sede di rilascio di Valutazione di Impatto Ambientale, solo la priorità degli smaltimenti per le scorie industriali e dei materiali risultanti da bonifiche e questa prospettiva RIMateria lo condivideva. Basta leggere la deliberazione e regionale: “I volumi della nuova discarica LI53 (punto 3 del progetto presentato) e quelli previsti per la realizzazione del sormonto della ex Lucchini (punto 2 del progetto presentato) potranno essere autorizzati in AIA solo in conformità agli atti di concessione in essere con l’Agenzia del Demanio e quindi con il solo conferimento dei rifiuti derivanti dallo smaltimento dei cumuli e da attività siderurgica”. Quale priorità dunque? Macché priorità! Certo c’è sempre l’ipotesi che RIMateria si accordi con l’Agenzia del demanio in maniera tale da togliere quel vincolo e presentare un’istanza di modifica alla prescrizione, ma questo è un altro discorso.
Un ultima storiella riguarda RIMateria azienda messa in ginocchio da esigenze elettoralistiche in previsione delle prossime elezioni regionali. In verità è una storiella che neppure merita di essere messa in discussione dato che si potrebbe tranquillamente rivolgere contro chi l’ha raccontata.
Ci si permetta solo di ricordare che RIMateria è un’azienda nient’affatto efficiente i cui problemi vengono da lontano, così come Stile libero Idee dalla Val di Cornia ha ampiamente documentato. Tesi del resto confermata autorevolmente il 22 luglio 2019 nel corso dell’assemblea di RIMateria dal rappresentante di Navarra, socio della stessa al 30%: “E’ in corso una due diligence su tutta la gestione della società, che non è ancora conclusa, per cui allo stato dei fatti Navarra non ha ancora la contezza delle reali condizioni oggettive e generali in cui si trova la società, potendo presumere dagli elementi a disposizione che la società non sarebbe in condizioni di fare gli accantonamenti post mortem con i volumi ancora disponibili”. E poi il 24 luglio successivo quando Navarra “interviene per dichiarare la disponibilità del socio a sottoscrivere la coobbligazione richiesta da Generali unitamente a Unirecuperi e ad ASIU a condizione che siano realizzate da parte del Consiglio di amministrazione le modifiche organizzative che consentano un significativo risparmio della spesa”.
Per non parlare del fatto che RIMateria è gestita malamente da tempo almeno stando all’opinione del socio Navarra che, sempre in sede di approvazione del bilancio di RIMateria del 2018, ha ribadito “…le perplessità già espresse in relazione all’operato del cda e del management in relazione al quale è attualmente in corso una due diligence commissionata da Navarra le cui risultanze sono ancora in corso di elaborazione…”. E per questo non ha ritenuto di poter approvare il bilancio e si è astenuto dal voto (Lucchini ha espresso voto contrario, Asiu e Unirecuperi voto favorevole)
Sarebbe davvero interessante conoscere i risultati della due diligence.
Ci fermiamo qui. Ce n’è persino di troppo.
(Foto di Pino Bertelli)