La vicenda dei consigli di quartiere è andata così
PIOMBINO 14 marzo 2016 — Leggiamo da varie parti che dovremmo ringraziare i M5S per aver ridato i quartieri alla città. Non siamo d’accordo. È una lettura della vicenda incompleta e quindi facciamo un breve riepilogo.
È stata votata la delibera che recepiva la nomina dei consiglieri di quartiere. La vicenda ormai la conoscono tutti. Il Pd non rispettò i termini della procedura di nomina dei consiglieri e decadde dal diritto di nominarli. Tentò di risalire in sella votando un delibera di interpretazione autentica del regolamento che in realtà consisteva in una riforma di carattere retroattivo. Un’aberrazione giuridica.
I gruppi di opposizione portarono avanti insieme una discussione forte e decisa in tutti i consessi, consiglio comunale, commissione capigruppo e 1° commissione consiliare.
Ad un certo punto, il M5S, rompendo il percorso comune con cui le forze di opposizione si erano mosse, senza nulla aver concordato con gli altri, uscì sulla stampa annunciando che avrebbe fatto ricorso al TAR, tagliando inevitabilmente fuori le altre forze di opposizione e puntando ad ottenere una visibilità, per così dire, speciale.
Dopo aver conquistato la ribalta ci presentò il suo avvocato, il ricorso già fatto e la proposta di aderire all’iniziativa giudiziaria, dividendo ovviamente i costi.
Decidemmo di non accettare la proposta dei M5S nella convinzione che avrebbe dovuto essere stata fatta prima di preparare tutto e chiederci di aderire a scatola chiusa, dopo essersi conquistati la ribalta a scapito degli altri. Sia chiaro, scelte politiche insindacabili, e in politica è importante anche sapersi fare pubblicità, però poi non devi lamentarti se le battaglie processuali te le sei fatte da solo. In altre parole, il M5S ha cercato gloria da solo e ha fatto bene a trovarsela da solo.
Per questo stupisce l’articolo di un periodico locale che titola “Dovremmo tutti ringraziare i M5S” perché loro hanno fatto la battaglia che ha portato alle due sentenze del TAR, mentre le altre forze di opposizione si sarebbero rifiutate. Leggendo l’articolo, ciò dipenderebbe dal fatto che alcuni di questi partiti ritenevano di dover trovare un accordo con il Pd, perché il partito di maggioranza non poteva restare fuori dai quartieri. Altri perché, e citiamo letteralmente l’articolo: “un ricorso al TAR costa e mentre i consiglieri pentastellati devolvono i gettoni di presenza per difendere la legalità, gli altri oppositori non sono sulla stessa linea.” Insomma loro sono eroi e gli altri tirchi o inciucisti (si passi il neologismo) con il Pd.
Sinceramente è una narrazione senza fondamento. Per sapere il motivo delle scelte di Rifondazione Comunista, sarebbe stato bene chiederlo a Rifondazione Comunista. Ma a noi nessuno di quel periodico ha mai fatto delle domande. Così come nessuno di altre testate sia chiaro.
Dicemmo già un anno e mezzo fa che era necessario uscire dall’empasse restituendo alla città dei consigli di quartiere funzionanti, con una soluzione di ampio respiro. Per fare questo ritenevamo e riteniamo indispensabile rivedere l’impianto strutturale degli attuali consigli di quartieri, tornando all’elettività degli stessi, come deve essere in qualsiasi contesto democratico. Rifondazione Comunista propose di convocare la Commissione Statuto per riformare i consigli che dovrebbero, secondo noi, tornare ad essere eletti dai cittadini, con un percorso economicamente non costoso, come avveniva ad esempio per il difensore civico. Lo diciamo da più di un anno, e pare che finalmente altre forze politiche abbiano accettato questa soluzione. Basta ascoltare anche la registrazione della discussione nel consiglio comunale del 9 marzo passato.
Rifondazione Comunista