L’altoforno e la crisi tra protocolli e accordi
PIOMBINO 8 agosto 2013 — Martedì scorso, 6 agosto, il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato ha fatto visita allo stabilimento siderurgico di Piombino, oggetto principale del decreto di area di crisi complessa che è stato adottato nello scorso mese di aprile e convertito a giugno. Zanonato, in una conferenza stampa organizzata in Comune dopo la visita, ha annunciato la possibilità che l’altoforno, il cui spegnimento era previsto per il 30 settembre, operi ancora fino alla fine dell’anno. Il ministro ha subordinato lo slittamento alla ripresa economica di cui si intravedono già “significativi segnali” e al prossimo spegnimento dell’altoforno dello stabilimento di Taranto con cui Piombino potrebbe stringere una vantaggiosa sinergia continuando la produzione ridimensionata nel complesso industriale pugliese. Secondo quello che si è riferito, i tre mesi di ulteriore respiro potrebbero consentire un’attività politica per trovare nuove soluzioni nella direzione del salvataggio della produzione e quindi dell’occupazione a Piombino.
La visita di Zanonato è stata anche l’occasione per la firma di un protocollo di intenti che è stato sottoscritto, oltre che dal ministro, anche dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell’ambiente, dal Governatore Rossi, dal presidente della provincia Kutufà, presenti a Piombino, e dal commissario dell’autorità portuale Guerrieri.
Il protocollo, qualcosa di assai diverso dall’Accordo di programma quadro, previsto dal decreto di aprile, è stato arricchito, rispetto alla bozza originale presentata anche nel nostro sito e secondo quanto riferito dai politici, dà un contributo dell’autorità portuale di cinque milioni di euro. Il ministro Zanonato ha in particolare riferito che su questo argomento avrebbe deliberato il Cipe nella giornata di giovedì otto agosto.
Così in effetti è stato anche se la questione, al Cipe, si è dispiegata in modi diversi. Nel sito del comitato già giovedì 8 agosto si poteva, tra l’altro, leggere della delibera con cui veniva autorizzato “l’utilizzo di risorse disponibili per cinque milioni di euro per la copertura finanziaria degli impegni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell’ambito dell’Accordo di programma quadro per gli interventi di implementazione infrastrutturale del porto di Piombino, da destinare alla bretella stradale di collegamento al porto” (per leggere clicca qui).
Un finanziamento soggetto a prescrizioni, di cui al momento il Cipe non ha fornito indicazioni, e inseribile, quindi, nell’Accordo di programma quadro, previsto dal decreto di aprile, che doveva essere sottoscritto entro il 26 maggio.
Di esso il Governatore Rossi ha annunciato una nuova scadenza per la firma: venerdì 9 agosto. Una data attesa, considerata l’estrema importanza del documento che è oggettivamente ben altra cosa rispetto all’assai più modesto protocollo dei buoni intenti.
Il finanziamento deciso dal Cipe giunge da “residui rivenienti dalla revoca di quota parte dell’assegnazione di cui alla delibera Cipe numero 74/2009”. Dovrebbe trattarsi di risorse a suo tempo non usate durante la costruzione della metrotranvia di Bologna.
Il comitato per la programmazione economica non ha invece adottato, nella sua riunione, alcuna delibera “in ordine al progetto definitivo relativo al lotto 7 – tratto tra l’intersezione della strada statale 398 fino allo svincolo di Gagno” come espressamente indicato e previsto dal decreto per l’area di crisi complessa. Il Cipe per questo importante adempimento – ci scusino ma noi conserviamo la mania delle scadenze che sono essenziali perché indicano promesse da mantenere – avrà tempo fino al 24 agosto. Il sindaco Anselmi, in un suo intervento durante l’incontro con Zanonato, ha evidenziato come difficilmente in pieno agosto la scadenza sarà rispettata e non ha mancato di lanciare un frecciata al ministero delle infrastrutture che, secondo il primo cittadino, è spesso sordo alle numerose sollecitazioni.
Nell’incontro a Piombino si è nuovamente parlato della possibilità di far arrivare il relitto della Concordia a Piombino. Il governatore Rossi si è nuovamente dimostrato fiducioso nonostante i tempi ristretti, gli ingenti lavori da eseguire e le infinite difficoltà e le molte incertezze per rimuovere quel che, al Giglio, è ormai un enorme ammasso di lamiere.
Il presidente della giunta regionale ha ancora evidenziato come l’occasione dello smantellamento della nave potrebbe rappresentare l’avvio di un ciclo di lavorazione per la demolizione a Piombino nelle diverse imbarcazioni ormai fuori servizio. Con l’aggiunta di recuperare il rottame per impieghi all’interno dello stabilimento siderurgico. Un’ipotesi sulla quale comunque più di un tecnico appare scettico.
Neanche poche ore dopo l’intervento di Rossi, intorno al relitto della Concordia, è scoppiata, ieri 7 agosto 2013, l’ennesima polemica tra la senatrice Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello sviluppo economico, che ha addirittura scritto al suo ministro Zanonato ed ai titolati delle Infrastrutture e dell’Ambiente, sollecitando il trasferimento della Costa Concordia a Palermo per la smantellamento. La senatrice, come già era accaduto per i parlamentari che indicavano Civitavecchia come porto finale per la nave, si è fatta forte del fatto che a Palermo esiste già tutto per ospitare il relitto mentre a Piombino c’è moltissimo da costruire.
Immediata (Il Tirreno, 8 agosto, cronaca di Piombino) la replica degli onorevoli Silvia Velo e Andrea Manciulli per i quali “è del tutto fuori luogo l’iniziativa della sottosegretaria Vicari che dovrebbe essere al corrente dell’impegno preso martedì da Zanonato al momento della firma dell’accordo di programma per lo sviluppo del porto di Piombino e l’ammodernamento infrastrutturale dell’area. Un programma che servirà anche allo smantellamento della Concordia”.
Senza voler prendere posizione né per la siciliana Vicari né per altri e senza volere, come dice qualcuno, affrontare da piccoli neofiti questioni che sono di pertinenza della grande politica, vorremmo sommessamente sottolineare che i “nostri” Velo e Manciulli, dovrebbero essere al corrente che martedì non è stato firmato nessun accordo di programma ma, come riferito da tutti i giornali, un semplice protocollo d’intesa.
L’accordo di programma quadro che doveva essere – ricordiamolo – sottoscritto entro la fine di maggio e che la Velo annunciò (Il Tirreno 23 giugno 2013, cronaca di Piombino ) essere “alle limature” e pronto per la firma “entro la fine di giugno”, sarà firmato, secondo quanto ha assicurato il Governatore Rossi e a meno di altri rinvii, il 9 agosto 2013.
(Foto di Pino Bertelli)