L’appello della Cgil e la replica di Nicola Bertini
LIVORNO – 5 giugno 2019 la Cgil provinciale, insieme all’Anpi, all’Anppia e all’Arci hanno deciso di entrare direttamente nell’agone politico e, in un loro comunicato, hanno proposto agli elettori di votare nomi e cognomi di candidati sindaci di loro gradimento impegnati nei ballottaggi. Un evento almeno insolito per organizzazioni sindacali e sociali che storicamente hanno sempre rivendicato la loro indipendenza dalla politica dei partiti.
La motivazione di questa inattesa posizione sarebbe marcata, nella sostanza, dal bisogno, sostenuto dai firmatari, di “sbarrare la strada a una destra pericolosa, reazionaria e illiberale”.
Alla presa di posizione della Cgil ha risposto Nicola Bertini, già candidato sindaco del Gruppo 2019 nelle elezioni comunali a Campiglia Marittima. Di seguito pubblichiamo i testi dei due interventi.
L’appello di Cgil, Anpi, Anpia e Arci
In questi anni ANPI ARCI e CGIL si sono impegnati per promuovere l’inclusione sociale, il lavoro, e il confronto con le persone e le istituzioni quali valori fondanti della nostra Costituzione.
Sindacati e associazioni, nelle stagioni passate, hanno trovato difficoltà, incomprensioni e resistenze, nonostante ciò abbiamo condotto campagne per i diritti di tutti, contro l’odio razziale religioso e di genere, contro ogni forma di restaurazione di vecchi e nuovi razzismi.
E’ un dovere etico e politico sbarrare la strada a una destra pericolosa, reazionaria e illiberale.
Facciamo quindi appello agli elettori, ai militanti di forze politiche, movimenti, liste civiche e a quanti si riconoscono nei valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo e nei principi fondativi della nostra Carta Costituzionale a votare e far votare, in occasione dei ballottaggi del 9 giugno, le candidate sindaco e i candidati sindaco della provincia di Livorno che da sempre si riconoscono in questi principi. E cioè: Anna Tempestini, candidata sindaco a Piombino; Samuele Lippi, candidato, sindaco a Cecina; Daniele Donati, candidato sindaco a Rosignano Marittimo; Adelio Antolini, candidato sindaco a Collesalvetti; Luca Salvetti, candidato sindaco a Livorno.
Ai sindaci eletti chiederemo che si apra una nuova stagione di confronto e partecipazione dei cittadini, vigileremo perchè le scelte che si vengono a compiere nelle amministrazioni trovino il più ampio coinvolgimento delle comunità locali.
La risposta di Nicola Bertini
Ho atteso prima di commentare l’uscita della CGIL a favore di Tempestini e contro Ferrari sperando in un ripensamento o in una rettifica, ma ora non resisto più.
Si parla di valori come l’antirazzismo, l’antifascismo, la democrazia. Ebbene il sindacato è lo strumento per tutelare il fondamento della Repubblica: il lavoro. Un ruolo di così grande delicatezza richiede una condotta intransigente nell’esigere dalla politica la tutele per il lavoro, e prudente nell’accostarsi alle beghe elettorali.
Questo perché il diritto al lavoro non può essere oggetto di disputa elettorale e la sensibilità della politica nei confronti del cittadino cui è sottratto, non può essere patrimonio di parte. Chi ha vissuto l’ansia e le delusioni della disoccupazione, la paura che porta all’insonnia e che rimette in discussione la considerazione che si ha di sé, la spaventosa condizione d’essere esposti al ricatto, al bisogno, alla miseria, alla perdita della propria dignità, ebbene costoro sanno quale valore assoluto assume chi si fa garante del lavoro e dei suoi diritti.
Un calvario collettivo è stato inflitto alla Val di Cornia e alla città di Piombino in particolare. Una città che ha visto chiudersi l’era del ciclo integrale, ha visto una politica miope che non ha né pianificato una diversificazione produttiva, né preteso l’avvio delle opere indispensabili a qualsiasi rilancio economico (infrastrutture di collegamento al porto, bonifiche).
Una città in cui la politica si è schierata a fianco di Rebrab, concedendo all’algerino lunghi anni di inedia in cui perfino la laminazione perdeva mercato e competitività, dandogli ‑senza garanzie- le chiavi della città tutta con la variante Aferpi, lasciandogli raccontare dei poli dell’agroindustria, della logistica, dell’altoforno da riattivare o da spostare, dei tre forni elettrici, dei centri commerciali di lusso e compagnia cantando.
Una città in cui la politica ha assistito inerme alla distruzione dell’indotto dell’acciaieria, un tessuto produttivo sorto e cresciuto nei decenni i cui lavoratori non hanno avuto neppure gli ammortizzatori sociali.
Una città in cui la politica ha venduto come “svolte epocali”, l’arrivo dei fanghi di Bagnoli, della Concordia, il polo di rottamazione delle navi militari, il polo nazionale dei rifiuti speciali raccontato come strumento per bonificare il SIN ecc.
È nella campagna elettorale di una città così che la CGIL invita, incredibilmente, a votare la continuità. A votare cioè il sistema politico che ai lavoratori del nostro territorio ha garantito una cosa sola: tanto tempo libero.
Amici della CGIL, guardate le tabelle dei dati sulla disoccupazione. In Val di Cornia il numero di disoccupati cresce a velocità più che doppia rispetto alla Toscana. Ancor più che altrove, in questo territorio i giovani non hanno speranza di costruirsi un avvenire e troppi danno per scontata la necessità di scappare alla ricerca di un luogo ove sia possibile una vita “normale” e, ancor più grave, all’orizzonte non c’è niente. Cosa c’è da salvare nell’azione delle ultime amministrazioni?
Amici della CGIL, conoscete anche voi il dramma che troppe famiglie attraversano, sapete come me che non è nella riproposizione delle stesse ricette e nell’inedia amministrativa sin qui dimostrata che si possono trovare realistiche prospettive per il rilancio economico del territorio.
Non posso credere che abbiate scambiato Francesco Ferrari per Mussolini, Giuliano Parodi per Starace e Carla Bezzini per Farinacci, credo piuttosto che la paura di cambiare abbia pervaso anche voi. Se la paura è un sentimento umano di grande utilità perché ci preserva dal pericolo, quando ci impedisce di cambiare la strada che conduce allo strapiombo, essa degenera in ottusità. Un cambiamento radicale, per cittadini, lavoratori, pensionati, studenti è urgente e non può essere la Tempestini ad attuarlo. Lo sapete benissimo.
Ma il problema è quanta e quale autorevolezza avrete d’ora in avanti a manifestarvi come estranei ai giochi politici e quanto questo nuocerà ai diritti dei lavoratori che dovete preservare.
Quanto coraggio e quanta lungimiranza dimostrò Giuseppe Di Vittorio che nel ’56, facendo infuriare Palmiro Togliatti, condannò aspramente l’invasione sovietica dell’Ungheria.
In questo caso per salvaguardare l’autonomia e l’indipendenza del sindacato a voi non occorreva affatto così tanto coraggio né così tanta lungimiranza. Bastava tacere. D’altra parte non è richiesto a nessuno di assomigliare a Di Vittorio.
In breve dall’intervento di Bertini si desume che:
Il sindacato debba prioritariamente occuparsi di lavoro e non preoccuparsi di valori quali antirazzismo, antifascismo, democrazia, ecc. Cioè 74 anni di storia della CGIL, dalla Liberazione, come se non ci fossero.
Per tutelare il lavoro è opportuno affidarsi, un po’ corporativamente, agli stessi alfieri del “CAMBIAMENTO” che stanno portando, a precipizio, l’Italia al disastro.
Contro lo scalcagnato PD, le cui truppe sono come le divisioni corazzate di Stalin, si richiama, anzi ci si paragona, a Di Vittorio. E qui siamo francamente al ridicolo.
E’ solo pragmatismo spicciolo. Vista la grave perdita di voti avuta soprattutto a Piombino il PD si è rivolto alle proprie organizzazioni di riferimento in una sorta di chiamata di correo, niente di più. ’ un errore politico fatto da entrambi? Sì! Soprattutto da parte della Cgil, per il mancato riferimento all’articoli 1 della Costituzione.
La CGIL che entra a gamba tesa spiegando ai piombinesi da chi dovrebbero farsi governare in futuro è un fatto di una gravità inaudita. La pretestuosità è palese e le parole violente. Siano i lavoratori e gli iscritti stessi a condannare questo esecrabile gesto in maniera esemplare. Oltretutto viene meno il rispetto di quelle persone appartenenti alle liste civiche che sostengono Ferrari, iscritte ad un sindacato dei lavoratori che, a pieno diritto come tutti gli altri sia chiaro, decidono, come è in democrazia, a chi dare il loro voto. Condivido appieno le parole e l’analisi di Nicola Bertini.
Caro Nicola, tutto giusto, però dimentichi di dire che tu a Campiglia e Parodi e Bezzini a Piombino avete fatto un’alleanza con Fratelli d’Italia e Forza Italia. Nulla di male, ci mancherebbe, solo che tutti e tre fino a ieri sbandieravate il vostro sinistrismo DOCG. Quindi lascia stare Di Vittorio e Togliatti; se proprio vuoi un riferimento storico potrebbe essere Bombacci.