L’Asiu riparte da Caramassi: idee e difficoltà
PIOMBINO 17 luglio 2015 – All’Asiu è finita l’era Murzi. Il farmacista, rimasto per anni in sella, ha finito il suo mandato di amministratore unico cinque mesi prima del tempo. Doveva concludere, come ha riferito il sindaco di Campiglia Marittima Rossana Soffritti, a fine anno è stato invece sostituito in piena estate da un consiglio di amministrazione composto da tre membri. Il presidente sarà Valerio Caramassi, quadro dirigente del Pci di vecchia memoria, trasferito a Livorno da tempo, un impegno fino a poche settimane fa in Revet l’azienda che si occupa di raccolte differenziate e riciclaggio. Nel Cda Caramassi si occuperà di strategie, rapporto con la proprietà, cioè con i sindaci dei Comuni azionari di Asiu, di relazioni esterne e di comunicazioni. Come vicepresidente è stato scelto Carlo Olmo, pensionato, già all’Atm e alla Rama di Grosseto. Avrà le deleghe per il passaggio a Sei Toscana della raccolta dei rifiuti urbani, per i rapporti con il personale ed i sindacati. Sul suo nome potrebbe pesare una possibile incompatibilità dovuta alla recente legge Madia di riforma della pubblica amministrazione che, appunto, esclude i pensionati da cariche come quella del Cda di Asiu. Al riguardo, oltre alla normativa, è utile leggere quanto chiarito dalla circolare diramata il 4 dicembre 2014 dal Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione (per leggere clicca qui). Sulla questione risulta siano in corso verifiche.
Terzo componente del Cda è un avvocato, Barbara Del Seppia, già assessore per un paio di anni al Comune di Campiglia. A lei sono state affidate le deleghe per il bilancio, le autorizzazioni, la normativa e gli affari legali.
I nomi del nuovo Cda e soprattutto quello di Caramassi, indicano una scelta precisa nelle strategie di Asiu ed anche nei criteri per cercare di risollevare l’Azienda da una pesante situazione economica. Con il nuovo Cda muore definitivamente l’ipotesi, addirittura già prospettata ad alcuni sindaci, circa un risanamento attraverso la cessione di alcuni impianti che per ora hanno solo gravato sul bilancio Asiu producendo non utili ma costi.
Non è mancata al riguardo una conferma dallo stesso neo presidente ma era del resto scontato che, per caratteristiche anche personali, Caramassi mai avrebbe accettato di recitare la parte del becchino di un impianto che tra i primi, a suo tempo, egli pensò e contribuì a realizzare.
Quindi il rilancio di Asiu, nella visione del nuovo Cda, comincia proprio dalla valorizzazione del ruolo degli impianti che resteranno all’azienda dopo il passaggio a Sei Toscana del servizio di raccolta della nettezza urbana. In particolare della controllata Tap che, nella visione di Caramassi, non esaurisce le proprie competenza nella produzione di conglomix ma si inserisce in un più vasto progetto di riciclo di rifiuti speciali.
La pezza d’appoggio più consistente del ragionamento del nuovo presidente riguarda i numeri relativi al tonnellaggio dei rifiuti prodotti annualmente in Toscana: 2,2 milioni di rifiuti urbani contro quasi 12 di speciali. Con l’aggiunta della particolare natura del comprensorio della Val di Cornia dove solo nella produzione di acciaio si è verificato nel recente passato un rapporto di 2 a 1 tra prodotto e scarto, ovvero mezzo chilo di rifiuto per ogni chilogrammo di prodotto finito.
Come conseguenza il futuro di Asiu e Tap viene a misurarsi in Val di Cornia con la possibilità di un’ampia lavorazione nel campo del riciclo tra i rifiuti del passato mai trattati e quelli di un futuro che, dopo l’arrivo di Cevital, presenta ulteriori possibilità.
Un discorso che, se sul piano strettamente progettuale ha un’indubbia logica, presenta, invece, evidenti e rilevanti problemi sul piano pratico. Vero è che Caramassi non ha rinnegato una virgola nella strategia già perseguita dal suo predecessore Murzi mentre ha marcato una netta distinzione nella fase operativa e pratica, ovvero nella gestione. Per essere più chiari siamo evidentemente in presenza di una svolta che assume i caratteri di una sfida definibile, senza eccessive esagerazioni, da ultima spiaggia.
Il primo ostacolo al progetto Caramassi si incontra osservando la situazione economica dell’azienda. Ad una precisa domanda il nuovo presidente ha ammesso, in conferenza stampa, sofferenze nel bilancio Asiu che sarebbero nell’ordine dei 10 milioni di euro. Una somma considerevole (secondo alcune non trascurabili fonti, potrebbero rivelarsi anche assai più consistenti) destinata a crescere se una ripresa immediata dell’attività non ponga un freno all’emorragia. E peraltro una vera palla al piede nel momento in cui l’azione di rilancio comporta inevitabilmente ulteriori investimenti.
Un secondo ostacolo, peraltro in molti casi indipendente da Asiu, è rappresentato dai diversi ritmi dell’azione. Da un lato cioè l’esigenza assoluta dell’azienda di riprendere immediatamente il proprio ruolo e le proprie attività e dall’altro il passo felpato, in molti casi stentato, in alcuni addirittura assurdo, con cui si muove la macchina dei permessi, delle autorizzazione, spesso delle volontà, della burocrazia e in generale della pubblica amministrazione. In questi casi ci si può affannare nella pressione, nell’appello, nell’invito accorato ma oltre, finito il proprio compito, è difficile superare la speranza che alla fine tutto vada liscio. Un capitolo che, per esempio, non si sa quanto e come coinvolga il costoso capitolo della nuova indispensabile discarica.
E che l’esigenza di far presto sia tra le più avvertite da Asiu lo dimostra anche la volontà di procedere a tempi celeri nel passaggio del servizio di igiene urbana a Sei Toscana, un asset che a Caramassi pare interessare relativamente. Del tipo, ad essere brutali, che “perso per perso, prima ce lo leviamo di torno e meglio sarà”. Tanto che i piombinesi, in questo caso, spingono per accelerare i tempi (primi di agosto) mentre il nuovo gestore si muove invece a passi prudenti, sempre più intenzionato a capire la reale situazione dell’azienda a cui deve subentrare. Ed anche per decidere come procedere ai trasferimenti e come avviare la transizione. Al punto che lo steso subentro potrebbe assumere forme nuove, finora non previste (si parla di opzione affitto per esempio).
Il terzo ostacolo ci pare derivi da un’eccessiva convinzione che i propri conti combacino con quelli dell’oste con il quale primo o poi ci si dovrà confrontare. In altri termini coincideranno le nuove volontà di Asiu con quelle, per esempio, dei nuovi proprietari algerini della fabbrica? È pur vero che Aferpi non potrà perseguire la vecchia logica dello stoccaggio del rifiuto in attesa di eventi e che avrà quindi bisogno di parti terze per il riciclo ma è anche vero che, per esempio nel capitolo delle bonifica, al quale Asiu pare molto sensibile, gli obbiettivi potrebbero essere anche molto diversi. Come del resto sembra stia accadendo.
Innegabile invece che in una totale proiezione sul mercato di Asiu, all’azienda derivi un considerevole vantaggio sulla concorrenza dal cosiddetto concetto di prossimità. Ovvero dal fatto, ben rilevato dal nuovo presidente, che essa agisce nel medesimo contesto di operatori che da un lato sono in grado di fornire la materia prima per il riciclo e dall’altro, di fronte ad uno scenario nuovo di trattamento del rifiuto speciale, necessitano di qualcuno “prossimo” in grado di procedere in questa attività.