Lavorare per il domani è patrimonio della sinistra
SUVERETO 2 ottobre 2016 — Siamo al centro di una campagna elettorale difficile, dura e senza esclusione di colpi tra i vari schieramenti, tutti si sentono portatori di verità assoluta e questo è il primo grande male della moderna politica che non riesce più a dialogare ma preferisce lo scontro e un chiudersi nelle proprie convinzioni, senza accorgersi però che così facendo si offende proprio la Politica, quella con la “P” maiuscola. Ma questo non è confronto, questa non è Politica, essa è l’arte del possibile e dovrebbe essere caratterizzata dalla capacità di ascolto, senza denigrazione e senza emarginazione del dissenso.
La mia storia politica nasce proprio da elementi importanti di semplificazione, di diminuzione dei costi della politica, dalla necessità di non far occupare dai partiti le nostre istituzioni, che sono di tutti e non possono essere mai “partigiane”. Nello stesso tempo sono uno strenuo difensore dei partiti, perché sostengo che senza di essi la democrazia non potrà esistere. Certo non i partiti come quelli che abbiamo, perché o sono personali di qualche capo o sono oligarchie inaccettabili che spartiscono leve e posizioni di potere, oltre al fatto che non sono in grado nemmeno di garantire un ruolo dei loro dirigenti, ad ogni livello, come vero ed esclusivo servizio alla collettività.
Questo però non mi impedisce di vedere le cose buone fatte e quelle che hanno iniziato a percorrere strade innovative e migliorative, insomma per dirlo con una frase fatta: il governo Renzi, commette anche errori ma sicuramente è meglio di qualsiasi altro governo che potrebbe essere diretto dalla destra italiana.
Il 4 dicembre saremo chiamati ad esprimere il nostro parere sulla riforma costituzionale: di fatto vengono abolite le province (esattamente con quarantasei anni di ritardo, perché dovevano scomparire quando vennero costituite le Regioni nel 1970), andiamo al superamento del bicameralismo paritario, il nuovo Senato dovrà rappresentare i territori, le Regioni ed i Comuni. Sicuramente si poteva e si potrebbe fare di meglio. Sono molti i tentativi avviati e tutti falliti miseramente, la bicamerale di D’Alema e esempio per tutti. Se la politica è l’arte del possibile, credo si possa annoverare questa riforma come il possibile da questo Parlamento, un sicuro passo in avanti per affermare una semplificazione.
Appare evidente che tutto il male che viene riportato alla riforma costituzionale deriva dalla brutta accoppiata con l’Italicum, la nuova legge elettorale che è paragonabile, ovviamente in peggio, alla vecchia “legge truffa” del 1953. Di fatto potremmo trovarci ad avere una Camera dei deputati con la maggioranza di circa il 58% dei deputati assegnati ad una forza politica che ha ottenuto non più del 26–27% dei voti di circa il 50% dei votanti e soprattutto con grande parte degli eletti nominati direttamente dalle segreterie dei partiti. Insomma sarebbe una brutta, anzi bruttissima oligarchia davvero inaccettabile. Oggi tutti, anche lo stesso Renzi sembra ormai convinto che dobbiamo cambiare questa legge, con la speranza che si possa comprendere che dobbiamo restituire ai cittadini il valore sociale e politico del loro voto; non penso alle preferenze, ma a collegi uninominali che danno forza alla scelta dei cittadini e trasparenza nei risultati. Dissento fortemente da chi sostiene che il premio alla lista sia garanzia della vita dei partiti, di fatto esso è solo un premio ad una oligarchia odiosa che nega nei fatti le ragioni della politica.
Il mio appello a tutti i cittadini, soprattutto a quelli della sinistra, è di unire le nostre forze, per sostenere questo primo passo verso la semplificazione e la diminuzione della burocrazia, sostenendo con decisione la riforma costituzionale, nella consapevolezza che insieme, in futuro, potremo migliorarla nei suoi aspetti generali e particolari. Ma soprattutto dobbiamo dimostrare una capacità di confronto per cambiare l’Italicum in senso democratico e rispettoso dei cittadini e della Politica. Una battaglia questa che ormai sembra in dirittura finale, tutti la vogliono cambiare. Ed allora avanti facciamolo subito perché questa è la miccia da spengere per sostenere il nuovo.
Così come sento il bisogno di fare anche appello a Renzi e suoi stretti collaboratori, affinché si ponga fine alla supponenza, all’intolleranza, nella certezza che ogni opinione dentro e fuori del PD ha diritto all’esistenza ed a risposte serie e ragionate. Nessuno è portatore assoluto della verità, il concetto di egemonia gramsciana mi è molto caro, quando sosteneva che una classe politica può svolgere una funzione egemone solo se riesce a rompere il cerchio di alleanze intorno ai suoi avversari spostandoli al proprio fianco, valorizzando le loro idee e portando i bisogni espressi a bene collettivo. Una moderna visione di egemonia politica è proprio quella che non impone niente a nessuno, ma costruisce con difficili e lunghe mediazioni quelle posizioni avanzate che sanno e possono diventare maggioranza politica che dirige un Paese. Appare chiaro che nessuno è nato per fare maggioranza e nessuno per essere sempre minoranza. Politica significa costruire e costruire significa procedere nel cammino della vita. Solo così potrà essere svolto un concreto servizio alla collettività, senza arroganza e supponenza di sorta, la differenza tra maggioranza e minoranza è questa, convincendo con quella mediazione che è maggioranza delle idee rispettando sempre ognuno e ogni cosa.
Walter Gasperini